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Enrico Rava & PMJL Parco della Musica Jazz Lab "We Want Michael"

Parco della Musica - Roma - 20.05.2011

È fine maggio, ma a Roma già si respira l'aria dell'estate.

Fa caldo.

Donne senza calze e uomini che soffrono in giacca, giusto per il protocollo, si incontrono all'ora del Campari al Parco della Musica. Lì ti può capitare di dividere il passaggio delle porte a vetri - che ci sei passato mille volte e non sai mai se spingerle o tirarle - con Enrico Rava.

C'è il concerto in serata. Rava, con i ragazzi del Jazz Lab, suona brani del repertorio di Michael Jackson. Rava e Jackson dunque, Battiato commenterebbe con un "mondi lontanissimi". Sono distanti i due, è vero. Per intenzione, stile, filosofia, modo di intendere la vita in genere. Eppure sul palco della Sala Petrassi succede che le loro storie, per un paio d'ore scarse, si intreccino in un'unica cosa. Un'entità che potremmo definire come musica senza confini tangibili, prodotta da un ensemble di dodici elementi che ha sì voglia di omaggiare, ma senza rinunciare a una propria personalità e a un proprio modo di concepire un'idea. Un'idea che è venuta a Rava nei giorni successivi alla morte di Jackson e che poi si è concretizzata grazie all'apporto decisivo di Mauro Ottolini, autore degli arrangiamenti di questo progetto e autentico direttore d'orchestra sul palco.

Qualcuno della file dietro commenta con "il trombonista è proprio matto," e forse è proprio la follia di Ottolini la strada giusta per la creatività che sprigionano le sue partiture, capaci di far flettere la musica da spaccati reggae a break bandistici, da potenza e quadratura rock-pop al jazz inteso come anima swingante e irregolare.

Rava si diverte insieme alla band. I suoi interventi si insinuano nel pentagramma, liberi da compiti e strettoie formali. Chiamiamoli, all'occorrenza, stralci di free. Il nostro è in forma, ha un timbro lucente, ha voglia di mettersi in gioco. Al suo fianco, in prima linea, ci sono altri quattro fiati (Andrea Tofanelli e Claudio Corvini alla tromba, Daniele Tittarelli e Dan Kinzelman ai sax) che pensano a riempire una tavolozza sonora molto ampia e coloratissima. Ma il meglio della serata è, probabilmente, nella parte posteriore del palco.

La sezione ritmica (Dario Deidda al basso elettrico, Zeno De Rossi alla batteria e Ernesto Lopez Maturel alle percussioni) è l'anima pulsante dell'intero progetto. La musica di Jackson vive di ritmo e le riletture di "Smooth Criminal" e "Thriller" ne sono esempi lampanti che sdradicano applausi a un pubblico che si aspettava il clap-hands coinvolgente. Ritmo dunque, ma anche poesia, melodie leggere e momenti di maggiore introspezione, che arrivano da abitudini e luoghi diversi, ma che per una sera si fondono in una sola visione, in un unico emozionanente gesto d'amore.

Foto di Riccardo Crimi.

Ulteriori immagini di questo concerto sono disponibili nella galleria fotografica.

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