Wes Montgomery: Echoes of Indiana
BySi tratta di brani registrati nel biennio 1958 / 1959, alcuni in studio, altri in un club di Indianapolis. Anticipano di poco l'esordio per Riverside che avrebbe imposto il chitarrista all'attenzione di tutti i colleghi, rivelandolo come il principale erede di Charlie Christian, i cui assolo Montgomery aveva imparato a memoria negli anni di formazione. Una crescita da autodidatta, guidato solo dall'orecchio, secondo una ricchissima tradizione di artisti afroamericani degli strumenti a corde, le cui origini sono contemporanee all'arrivo dei primi schiavi nelle colonie britanniche. L'incapacità a leggere la musica, che in termini europei appare deteriore, era sostituita da una sorta di accademia quotidiana, dove lo scambio delle informazioni era costante, l'esempio facile da rinvenire e quanto mancava sul posto era reperibile nei dischi.
L'ambiente che ospita la formazione di Montgomery e nel quale presero vita i brani qui offerti, è la capitale dell'Indiana, terza città del Midwest, dopo le più famose Chicago e Detroit. Un luogo assai fertile negli anni Quaranta e Cinquanta: dal suo territorio provennero infatti, Freddie Hubbard, J.J. Johnson, David Baker e altri nomi di spicco. La famiglia Montgomery era poi assai musicale, a Wes si devono affiancare i nomi dei due fratelli: Monk (pioniere del basso elettrico) e il pianista Buddy, con i quali formò i Montgomery Brothers. Un contesto sociale e familiare che raccoglieva le istanze blues della tradizione, aprendosi all'insegnamento dei maestri bop e ai nuovi stimoli di matrice soul.
Qui operò il genio di Wes, in termini di tecnica e stile. Le sei corde ricevettero da lui un impulso innovativo poi raccolto da chitarristi come Metheny e Martino, ma al dato meccanico si deve sempre affiancare la straordinaria cantabilità delle linee melodiche e la fluidità in assolo. Il lavoro sul timbro aveva una forte valenza espressiva, puntando al calore dei bassi nelle ballad, qui ben evidente nella resa di "'Round Midnight," o a un'asprezza tagliente e downhome, per la quale rinviamo alla jam "After Hours Blues," posta in chiusura dell'album. Sempre "'Round Midnight" illustra la compatibilità con l'organo Hammond: il tandem chitarra / organo non è invenzione di Montgomery, ma certo con lui raggiunse vette notevoli.
I brani dal vivo includono prove di agilità bebop ben riassunte da "Straight No Chaser" e dovrebbero provenire dallo Hub-Bub, un bar che offriva musica dal vivo ingaggiando nuovi talenti locali. In generale questi inediti offrono una visione di Montgomery priva di quei filtri o elaborazioni, così evidenti nei troppo bistrattati lavori pop precedenti la scomparsa. Grazie a Echoes of Indiana, per 53 minuti possiamo immergerci nel quotidiano jazzistico di Indianapolis, cogliendo la preziosa testimonianza dell'opera di un genio a un passo dalla sua affermazione mondiale. Al valore musicale si affianca un libretto assai ricco di informazioni, testimonianze dirette e analitiche, ottimo complemento per chi apprezza un ascolto sostenuto da conoscenza e cultura.
Track Listing
Diablo's Dance; 'Round Midnight; Straight No Chaser; Nica's Dream; Darn That Dream; Take The 'A' Train; Misty; Body and Soul; After Hours Blues.
Personnel
Wes Montgomery: guitar; Monk Montgomery: bass (3); Buddy Montgomery: piano (3); Mingo Jones: bass (6-9); Earl Van Riper: piano (6-9); Sonny Johnson: drums (6--8); Melvin Rhyne: piano (1, 4), organ (2, 5); Paul Parker: drums (1, 2, 4, 5); Unknown bassist (1, 4).
Album information
Title: Echoes Of Indiana Avenue | Year Released: 2012 | Record Label: Resonance Records
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