Mat Maneri: Dust
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Nuovo lavoro di Mat Maneri assieme a quello che pare ormai il suo compagno di viaggio prediletto, il pianista rumeno Lucian Ban. I dueche dopo il loro >Transylvanian Concert (ECM, 2013), hanno collaborato numerose voltesono qui affiancati dall'eccellente contrabbassista John Hébert e dal batterista Randy Peterson, e si dividono anche la titolarità dei branicinque di Maneri, due di Ban, mentre i rimanenti due sono improvvisazioni totali.
La cifra del lavoro non è poi così diversa dal lavoro in duo di sette anni fa: tempi lenti e atmosfere rarefatte, percorsi sognanti e dolenti nei quali squarci di melodia si intrecciano a libere perlustrazioni dei territori armonici e timbrici, guidati ora dal suono singolare, spesso straziante e dissonante della viola di Maneri, ora dal pianoforte cangiante, in equilibrio tra lirismo e astrattezza contemporanea di Ban. Solo che qui il discorso si fa più complessoe per certi versi più completograzie all'ampliamento della tavolozza timbrica: la profondità di suoni di Hébert, infatti, si fa costantemente sentire anche senza che il suo contrabbasso balzi spesso in primo piano; analogamente, il contributo di Peterson, pur discreto, non manca di caratterizzare i momenti in cui si innalza la tensione dinamicasì ascolti a mo' d'esempio la parte conclusiva del brano d'apertura, "Mojeve."
Ne scaturisce una musica per lunghi tratti bleyana, sospesa e dilatata, entro la quale il suono della viola, quasi voce umana, si scava spazi introspettivi, di grande efficacia espressiva. La drammaticità di quella voce è spesso temperata dalle note assai più cristalline del pianoforte, ma anche dal timbro nitido, ancorché scuro, del contrabbasso, dando così vita a un bilanciatissimo caleidoscopio sonoro. L'unico difetto che può essere imputato al lavoro è, a dispetto della coautorialità e della presenza di improvvisazioni, una certa uniformità, la qualeanche stante il fatto il clima brumoso e privo di forti mutamenti interni ai branipuò dare ad alcuni ascoltatori un certo senso di piatta ridondanza, che è possibile esorcizzare solo prestando forte attenzione alle microvariazioni timbriche e tonali delle quali Maneri, memore della lezione del padre Joe, è sicuro maestro.
Disco forse non per tutte le orecchie, ma di notevole fascino.
La cifra del lavoro non è poi così diversa dal lavoro in duo di sette anni fa: tempi lenti e atmosfere rarefatte, percorsi sognanti e dolenti nei quali squarci di melodia si intrecciano a libere perlustrazioni dei territori armonici e timbrici, guidati ora dal suono singolare, spesso straziante e dissonante della viola di Maneri, ora dal pianoforte cangiante, in equilibrio tra lirismo e astrattezza contemporanea di Ban. Solo che qui il discorso si fa più complessoe per certi versi più completograzie all'ampliamento della tavolozza timbrica: la profondità di suoni di Hébert, infatti, si fa costantemente sentire anche senza che il suo contrabbasso balzi spesso in primo piano; analogamente, il contributo di Peterson, pur discreto, non manca di caratterizzare i momenti in cui si innalza la tensione dinamicasì ascolti a mo' d'esempio la parte conclusiva del brano d'apertura, "Mojeve."
Ne scaturisce una musica per lunghi tratti bleyana, sospesa e dilatata, entro la quale il suono della viola, quasi voce umana, si scava spazi introspettivi, di grande efficacia espressiva. La drammaticità di quella voce è spesso temperata dalle note assai più cristalline del pianoforte, ma anche dal timbro nitido, ancorché scuro, del contrabbasso, dando così vita a un bilanciatissimo caleidoscopio sonoro. L'unico difetto che può essere imputato al lavoro è, a dispetto della coautorialità e della presenza di improvvisazioni, una certa uniformità, la qualeanche stante il fatto il clima brumoso e privo di forti mutamenti interni ai branipuò dare ad alcuni ascoltatori un certo senso di piatta ridondanza, che è possibile esorcizzare solo prestando forte attenzione alle microvariazioni timbriche e tonali delle quali Maneri, memore della lezione del padre Joe, è sicuro maestro.
Disco forse non per tutte le orecchie, ma di notevole fascino.
Track Listing
Mojave; 51 Sorrows; Red Seven; Motian; Two Hymns; Losed; Last Steps; Retina; Dust.
Personnel
Mat Maneri: viola.
Additional Instrumentation
Mat Maneri: viola; Lucian Ban: piano; John Hébert: bass; Randy Peterson: drums.
Album information
Title: Dust | Year Released: 2019 | Record Label: Sunnyside Records
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