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Drew Gress 7 Black Butterflies

Drew Gress 7 Black Butterflies
Pinocchio Live Jazz
Firenze
18.04.2014

Quasi a conclusione della eccellente stagione 2013-2014, in un giorno atipico per la programmazione ordinaria—il venerdì—si è esibito sul palco del Pinocchio Live Jazz un autentico supergruppo: il quintetto "7 Black Butterflies" di Drew Gress, con Tim Berne al sax contralto, Ralph Alessi alla tromba, Tom Rainey alla batteria e Russ Lossing a sostituire al piano l'indisposto Craig Taborn, con cui ha pubblicato qualche mese fa The Sky Inside per la Pirouet Records.

La partenza ha decisamente sorpreso, con un brano quasi mainstream, ancorché su sonorità e accenti modernissimi e stralunanti; ma si è trattato in realtà solo di un originale preludio a un concerto di altro tenore, come evidenziato fin dal secondo brano: incentrato su due lunghi assolo dei fiati, quasi ipnotici, sostenuti da un enfatico lavoro della ritmica—e specialmente di Gress—in crescendo, fino alla risoluzione conclusiva.

Evoluzione contraria per il terzo brano in programma, che dopo una lunga introduzione atonale del piano ha visto l'intera formazione, fiati in testa, prodursi in una sorta di curiosa rivisitazione del bop. E scenario ancora diverso nel pezzo seguente, lirico e su tempi lenti, nel quale Alessi ha preso un assolo epico per espressività, varietà tematica e dinamica: da manuale dal jazz moderno. Notevoli, nello stesso brano, l'assolo del piano di Lossing, mentre a Berne è rimasto solo l'unisono in crescendo della conclusione.

Dopo un intermezzo quasi da marcia sacra, spazio a Berne e Rainey, con forme espressive più radicali ma forse più disunite, comunque compensate dal prosieguo di Alessi sostenuto da un lavoro puntillistico di Gress e Lossing.

Sul medesimo tenore il secondo set del lungo concerto, che ha continuato ad alternare momenti corali, liberi e magmatici, e assolo di altissima qualità. Complessivamente a giganteggiare è stato Alessi, stupefacente per espressività e vocabolario stilistico, accanto al quale ha sorpreso Lossing, che non ha minimamente fatto rimpiangere Taborn. Viceversa un po' sottotono è parso Berne, troppo frammentario e cerebrale in un gruppo invece scintillante e comunicativo. Un piccolo neo in uno dei migliori gruppi visti dal vivo quest'anno.

Foto (di repertorio)
Dave Kaufman.

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