Marco Castiglioni - Mauro Grossi - Attilio Zanchi: Distanze

Se poi, scorrendo i titoli delle nove tracce, troviamo Duke Ellington insieme ad un tradizionale palestinese, Claude Debussy e i Procol Harum, canti popolari piemontesi con John Abercrombie, beh, le perplessità diventano molto più che una sensazione da scacciare.

Ma per fortuna, fin dalle prime note, la musica del trio Marco Castiglioni, Mauro Grossi & Attilio Zanchi, conquista l’interesse dell’ascoltatore. Per il suo mostrarsi, con pudicizia, nella sua intima essenza, quella malinconica e ricca di sentimenti, quella esuberante e ludica, o quella dei ricordi e delle tradizioni popolari. In questo modo l’eterogeneità del repertorio da potenziale trappola si trasforma in manifesto programmatico, in rivendicazione di libertà d’azione. Come a dire non importa quale sia la fonte d’ispirazione ma come la si recepisce, la si rielabora, la si fa propria per diventare veicolo importante di comunicazione e di espressività.

Non può sorprendere quindi che “Rusignol“, il canto delle mondine piemontesi, sia tutt’altro che commemorativo e contenga una delle improvvisazioni più energiche e avvincenti del CD, o che “La Yadumu Ecterabi“, canto tradizionale palestinese sia risolto non con un generico e accomodante etno-jazz ma attraverso una profonda riflessione intrisa di rispetto e spiritualità. O che la mitica “A Whiter Shade of Pale“ si trasformi in asciutta ballad minimalista.

Disco ricco di suggestioni, Distanze testimonia il felice incontro di tre musicisti curiosi ed in perfetta osmosi artistica.

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