Bob Downes: Deep Down Heavy
ByEra l'inizio di una nuova era musicale e, infatti, più o meno da quelle date, anche le enciclopedie più attente si accorgono del solco da tracciare, dividendo un ipotetico "mondo Sixty" dal diluvio successivo. Non a caso il biennio 1969-1971 fu forse il più creativo di quella particolare temperie storica della musica moderna. Dall'altra parte dell'oceano Miles Davis era alle prese con la seria e tanto discussa "svolta elettrica" ma, a parte poche cose, l'ombelico del mondo appariva proprio essere quello del magmatico stravolgimento nato attorno alle ceneri della swinging London.
In quei trentasei mesi il mondo musicale britannico sembrò essere un gigantesco vulcano capace di eruttare intensi fiumi di creatività, proponendopraticamente con cadenza settimanaleun'incisione di vera e propria "art music." Tutto sembrava permesso. Anche l'assurdità (probabilmente senza pari e da Guinness dei Primati) che nel giro di soli dodici mesi, un musicista pubblicasse tre lavori sostanzialmente similari per tre etichette musicali differenti. Per questo, forse molto più del suo Open Music Trio attivo già dal 1968 e delle sue importantissime collaborazioni con un nome-monstre come quello di Mike Westbrook, il nome di Bob Downes è entrato nella storia.
Flautista, sassofonista, cantante, pianista ma forse meglio pluri-strumentista assoluto (pare suonasse senza difficoltà più di venticinque strumenti ea quel tempola cosa era rara), il musicista di Plymouth (oggi alle soglie degli ottanta) era una sorta d'iperattivo e scatenato trascinatore di musicisti e folle e propagatore estremo di destabilizzanti situazioni sonore. Verso la fine di un decennio di massima creatività, si spostò a vivere in Germania e forse per questo, da allora, molti ne hanno perse le tracce. Eppure, anche dagli Ottanta in avanti, Downes non ha smesso di condurre una vita musicale underground, continuando a sperimentare suoni e nuove regole timbriche, lavorando sulle metriche e sui contenuti armonici, introducendo idee elettroniche che nessun altro aveva ancora tentato.
Deep Down Heavy è la ristampa (curata dalla Esoteric Recordings, branchia della celebrata Cherry Red Records londinese) del suo secondo lavoro discografico, uscito originariamente su vinile nei primi mesi del 1970 per la Music for Pleasure, autentica chicca nella storia delle sotto-etichette del tempo distribuita dalla EMI britannica. Da sempre riconosciuto quale uno dei più importanti nomi della scena "avantgarde" inglese di quegli anni, Downes ebbe la fortuna di essere accompagnato in molte sue avventure discografiche da importanti nomi dell'epoca, poi divenuti autentici fari della nuova scena musicale in terra d'Albione. Gente del calibro di Ray Russell, Alan Rushton o come Chris Spedding e Harry Miller, entrambi ad esempio presenti in questa incisione insieme all'amatissimo amico-poeta Robert Cockburn che, in questo lavoro, recita brevi poesie all'inizio di alcuni brani.
Cosa c'è in questo disco? Ciò che si respira è il profumo underground e la psichedelia totale e parallela a molti generi del tempo: quella che univa con un filo invisibile Pink Floyd e Soft Machine, la new wave del jazz inglese e i primi esperimenti elettronici dei dee jay alternativi.
I primi vagiti di una peculiare progressive music ancora in fasce. In breve, una sorta di goduria per le orecchie del ricercatore e archeologo musicale che è in voi. Schegge impazzite di flauto mai sentite sino ad allora e che poi fecero la gloria di Ian Anderson e compagni. Energetici pensieri rock che guardavano già oltre e occhieggiavano al jazz per tentare cose che sino ad allora sembravano impensabili. Cross-culture mediate dalla psichedelia e chissà cos'altro perché in quei giorni c'era in giro davvero tutto... la qualità tecnica originale del lavoro discografico è infima ed è forse per questo che si è aspettato tanto a ridare vita ai solchi impolverati dal tempo. Ma è oggi più che corretto fare luce su quell'incoerente magma di suono cheinsieme a tanti altri rivoliha poi generato il grande fiume della musica da dare in pasto solo pochi anni dopo a un'industria che non è stata in grado di salvaguardare il senso culturale di quei movimenti. Fagocitando tutto e appiattendo la musica come un semplice bisogno commerciale.
In barba a tutto ciò il groove di questo lavoro è sul serio totalizzante: qui dentro c'è davvero tutto e di più; potete trovarci i primi vagiti funky, heavy metal alternativo, rock romantico alternativo, rock 'n' roll alternativo, jazz alternativo... un melting pot totale e anomalo dove non è forse il caso di ricercare stile o forma. L'importante allora era la conclamazione del presente e credere in una sorta di "caos controllato," capace di far germinare una nuova era musicale.
Lunga vita Bob. Grazie.
Track Listing
Too Late; Day Dream; Walking On; The Wrong Bus; Poplar Cheam; Don't Let Tomorrow Get You Down; Jasmine; Got No Home; We All Enter In; Thebes Blues; Hollow Moment; Circus Rising.
Personnel
Bob Downes: voce solista, flauto, sassofono; Robert Cockburn: lettura di poesie; Ray Russell: chitarra; Chris Spedding: chitarra; Peter Billam: chitarra; Harry Miller: basso elettrico; Laurie Allan: batteria; Derek Hogg: batteria; Alan Rushton: batteria.
Album information
Title: Deep Down Heavy | Year Released: 2014 | Record Label: Esoteric Recordings
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