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Daniel Zamir Quartet al Teatro Manzoni di Milano
Aperitivo in Concerto
Milano
Teatro Manzoni
05.03.2017
Per il concerto conclusivo di questa stagione 2016-2017, la rassegna Aperitivo in Concerto ha presentato il quartetto del sassofonista israeliano Daniel Zamir, con Nitai Hershkovitz al pianoforte, Gilad Abro al contrabbasso, Amir Bresler alla batteria.
Come molti suoi connazionali, anche Zamir è abituale frequentatore della scena newyorkese e di quel formidabile catalizzatore di musica, organizzatore di suoni, scopritore di talenti che risponde al nome di John Zorn. La sua musica, permeata di un forte afflato spirituale e religioso (Amen o I Believe sono alcuni tra i titoli degli album a suo nome) e di profonde radici nella tradizione israeliana, si presenta quindi anche ricca di rimandi alla storia del jazz ed a quei profumi avant che da sempre caratterizzano l'estetica zorniana.
Nel corso del concerto hanno trovato ampio spazio tempi dispari e figure ritmiche complesse, su cui si innestavano temi rotondi, orecchiabili e cantabili (il nostro si è cimentato in più occasioni con la voce), dal deciso sapore mediorientale. Brani dalla struttura sempre interessante, sviluppati in modo festoso e travolgente, sia pure non sempre ben calibrati ed anzi spesso risolti in un profluvio di note fin troppo incline alla spettacolarizzazione. Non a caso, gli interventi solistici che abbiamo maggiormente apprezzato sono stati quelli di Nitai Herskovitz, senza dubbio l'elemento più misurato, riflessivo ed elegante del quartetto.
Detto del concerto, segnaliamo che sul futuro della rassegna incombono nubi minacciose. Ne ha parlato apertamente, in maniera molto franca e diretta, ironica e colta ("la volontà c'è, l'ottimismo un po' meno"), il direttore artistico Gianni Gualberto.
Nel nostro piccolo, ci auguriamo che l'esperienza prosegua. Una rassegna che riesce a riempire regolarmente un teatro da ottocento posti, proponendo musica interessante ed inconsueta ad un orario altrettanto inconsueto (le undici del mattino), rappresenta una meravigliosa "storia di successo" che andrebbe studiata e replicata in ogni città.
Foto: Roberto Cifarelli
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