Yves Theiler Trio: Dance in a Triangle

Nuova prova per il trio dell'interessante pianista svizzero Yves Theiler, a quattro anni dal precedente Out of the Box, rispetto al quale vi è adesso un nuovo contrabbassista, Luca Sisera, mentre rimane alla batteria l'antico collaboratore del leader, Lukas Mantel.

La cifra della formazione è molto moderna: forte pariteticità, significativa varietà di atmosfere, ma prevalenza di intensità dinamica, arricchita da frequenti reiterazioni minimaliste, pedali e trascinanti passaggi nei quali prevale la percussività anche della tastiera. Il tutto sviluppato attraverso sette composizioni della penna del pianista, il quale non a caso rivendica esplicitamente le influenze di Ethan Iverson dei Bad Plus e di minimalisti quali Philip Glass e Steve Reich: gran parte dei brani sono infatti infarciti di stilemi di quelle provenienze, pur mantenendo -come del resto accade a Iverson -una piena identità jazzistica.

E tuttavia non mancano, come detto, situazioni musicali diverse: "In a Way It's Nothing" è una breve composizione lirica e intima; la successiva "Caravan Change" ha un esordio -e un pulsare che la attraversa -più direttamente africano, anche se poi il piano vira in altre direzioni; non mancano le suggestioni implicite di ascendenza pop, né artifici originali, come la compresenza di pianoforte e Wurlitzer nella title track.

A innervare queste strutture, tutto sommato semplici ma sostenute dal dinamismo, le eccellenti qualità e l'interplay tra i musicisti: e se certo giova a Theiler e Mantel la lunga collaborazione (specie considerando la loro giovane età), per Sisera vale soprattutto la qualità della cavata e la decisione mostrata nei non pochi passaggi in cui risulta ritmicamente decisivo, a cominciare dall'incipit della prima traccia.

Dance in a Triangle -titolo peraltro volutamente programmatico -è dunque un ottimo lavoro, che solo in qualche parte pecca forse di un uso appena eccessivo di alcuni stilemi magnetizzanti, ma che non manca né di personalità, né di passaggi complessi e raffinati, esemplificati in particolar modo dal mutevolissimo, lungo (dodici minuti e mezzo) brano conclusivo, "Over There Is Another One," nel quale i tre musicisti mostrano a più riprese la varietà di forme espressive di cui sono capaci.

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