Joachim Kühn - Majid Bekkas - Ramon Lopez: Chalaba

Tutto risulta accattivante in Chalaba, i cui nove brani, a firma ora di Kühn ora di Bekkas (a parte "Soon in June" che è firmato congiuntamente dai tre), si reggono su decisi temi melodici e su incalzanti impianti ritmici, includendo aree di serena meditazione. Ognuno dei tre esprime il meglio di sé partendo dalla propria cultura d'origine, che viene però riproposta in modo critico e secondo un confronto aperto e costruttivo con i partner. Particolarmente apprezzabili alcuni spunti perentori da parte del pianista tedesco.

Insomma assistiamo ad una sovrapposizione di differenti bagagli culturali condotta in modo consapevole e onesto, portando a risultati musicali più che apprezzabili, come si è potuto constatare anche dal vivo all'ultima edizione del festival di Cormons. Permangono tuttavia le perplessità di fondo che ho già espresso nel recensire il precedente Out of the Desert e che qui replico con parole diverse.

Lodevolissima, anzi oggi inevitabile e indispensabile l'operazione di incrocio fra culture (questa come mille altre da quando negli ultimi vent'anni impera l'etno-jazz, o piuttosto da quando esiste il jazz, che per definizione concilia culture diverse, creando qualcosa di autonomo e originale). Ma c'è da chiedersi se in questo caso essa sia profondamente motivata dal punto di vista artistico o risponda anche a esigenze di mercato. Quanto agli esiti, riescono a compenetrare e a trasfigurare le componenti culturali originarie o a tratti ne costituiscono la semplice giustapposizione?

Che il disco rientri in una linea fortemente propugnata dalla Act è evidente, ma il suo approccio risulta molto differente rispetto a quello di Tirtha, CD di una formazione del tutto analoga (il trio di Vijay Iyer, Prasanna e Mitta), uscito in contemporanea.

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