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Camille Bertault al Crossroads Festival 2021

Camille Bertault al Crossroads Festival 2021

Courtesy Barka Fabiánová [Foto di repertorio]

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Camille Bertault Quartet
Teatro Socjale
Crossroads Festival 2021
Piangipane (Ravenna)
28.10.2021

La seconda tappa italiana del tour europeo di Camille Bertault va in scena nell'ambito dell'edizione 2021 del Crossroads Festival: dopo l'esibizione della sera precedente al Blue Note di Milano, il Teatro Socjale di Piangipane accoglie il quartetto della cantante e compositrice francese in quell'atmosfera speciale che combina il fascino noir del jazz club alla solennità popolare da teatro sociale che è molto raro rinvenire in altri contesti, soprattutto in provincia.

Mentre il pubblico entra e prende posto, oltre a meravigliarsi per la bellezza del palcoscenico in tavole di legno e delle decorazioni barocche del loggione, si viene attratti dagli strumenti presenti sul palco, in particolare dal set percussivo di Gabriel Minino Garay e dal synth vintage del polistrumentista Christophe "Disco" Minck: indizi rivelatori della direzione che prenderà la serata. Poi le luci sul palco si abbassano, le percussioni tribali di Garay introducono "Je suis un arbre," lo spettacolo ha inizio.

Bertault dimostra immediatamente una personalità da frontwoman travolgente oltrechè un talento artistico totale e cristallino che abbraccia non solo il canto e la musica ma anche la recitazione teatrale, la danza e la poesia. Il concerto viene concepito come una performance continua in cui non esistono tempi morti né pause: durante gli assoli dei musicisti, Bertault danza seducente e leggera come se non avesse un corpo, perfino il silenzio e il vuoto degli intermezzi diventano parte dell'esibizione.

Il quartetto esegue quasi interamente le canzoni tratte da Le Tigre, l'album pubblicato dalla Okeh nel 2020 e prodotto da Michael Leonhart, attraverso un fine lavoro di reimmaginazione: Bertault ha cambiato gli arrangiamenti della maggior parte dei brani, pur conservando la potenza e la freschezza che traspare sul disco. Sono proprio i brani più ricchi e complessi nelle strutture sonore a rendere meglio dal vivo: indimenticabile "Todolist" in particolare, brano dance-pop eseguito a velocità impressionante e irresistibile per l'energia che sprigiona, ma anche la fluttuante "Dream Dream" e la title track del disco, resa ancora più ipnotica dal pianoforte felpato di Fady Farah che sostituisce gli archi della versione registrata per l'album.

Ogni dettaglio è studiato per nutrire la relazione con il pubblico, trasmettendo un ampio spettro di emozioni che vanno dalla gioia di ritrovarsi per la prima volta in una città che si era immaginata in un certo modo e che poi si scopre essere diversa ("Nouvelle York") all'amore smisurato per l'arte e per la musica ("Ma Muse"), passando per il desiderio naturale per la libertà, tema sviluppato attraverso la struggente sonata piano e voce "There is a Bird."

La poliedricità dei musicisti, capaci di assoli dirompenti (da segnalare soprattutto quelli di Farah al piano) come di parti corali ammalianti, ben si sposa con la versatilità vocale di Camille Bertault, capace di esibirsi nello scat, nel vibrato, nel lirico e nello swing, modulando la voce su differenti timbri e tonalità, anche all'interno di uno stesso brano o addirittura nelle diverse parti che compongono i brani.

Grazie a questo talento mimetico può accadere di tutto; anche che, per esempio, "Je vieillis," un brano caratterizzato sostanzialmente dall'assenza di ritmo, diventi un momento di catarsi, eseguito solo contrabbasso e voce, a luci soffuse, a metà fra canzone lirica e teatro. "Je vieillis / On dit que c'est normal, / pour moi c'est un drame" , canta ironica ma inconsolabile Camille Bertault, e pare di ascoltare una versione pop-postmoderna di Edith Piaf o di Françoise Hardy.

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