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Attilio Donadio Cuneo Sax Festival 2013

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Località varie (CN) - 12-15.09.2013

Festival bucolico e ruspante (specie quest'anno), a suo modo epico, quello che un manipolo di irriducibili cuneesi dedicano dal 2010 all'enfant du pays Attilio Donadio, indimenticato sassofonista e clarinettista scomparso nel '99, prodotto tipico di un jazz carbonaro d'antan che sbarcava - per così dire - il lunario nelle orchestre RAI nonché, spesso, negli incunaboli della musica leggera, senza per questo dimenticare il primo amore. Carbonari come Donadio, ogni volta appesi al filo di mille incertezze, economiche (pochi soldi, se e quando arrivano) e non, i suddetti irriducibili, capitanati da Enrico Sanna, sopperiscono al tutto con grande spirito di corpo e appassionata "amatorialità".

Questa quarta edizione del festival aveva due specificità: l'ulteriore dedica a Ettore Stratta e una spiccata itinerarietà. Sul primo versante, non si è purtroppo riusciti ad avere, per problemi di salute, l'omaggiato, a sua volta nativo di Cuneo (e oggi ultraottantenne), pianista, compositore e diverse altre cose ancora, trasferitosi da tempo immemorabile a New York, dove con la moglie Pat Philips ha lavorato con tutta una serie di jazzisti di vaglia (Stéphane Grappelli, Eddie Daniels, Gary Burton, Joe Lovano, Herbie Mann, ecc.), nonché con Barbra Streisand, Tony Bennett, Wendy (ex-Walter) Carlos e prestigiose orchestre sinfoniche. Il risultato è stato che targa e medaglione predisposti per l'occasione sono stati simbolicamente consegnati ai figli di Donadio (che di Stratta fu amico e sodale), Francesca e Alex, mentre il pianista Valerio Valerisce ne ha eseguito una delle pagine più note, "Forget the Woman".

In merito invece alla natura massicciamente itineraria della rassegna, la partenza è avvenuta a Villafalletto col gruppo del trombettista Guido Pistocchi, che sfoggiava un ospite d'eccezione, il veterano Ganni Sanjust, confermatosi signore del clarinetto e non solo. Dalla sera seguente, presso il benemerito centro di recupero animali selvatici di Bernezzo (dove per l'occasione sono state liberate ventiquattro mini-civette), il festival ha consolidato la sua vocazione partecipativa, con una serie di concerti-happening a cui hanno dato vita in primo luogo (anche nelle due giornate successive) i vari Paolo Perotti, multisassofonista, e Mario Biasio, clarinettista, che del manipolo di irriducibili di cui sopra sono due pilastri, la tenorsassofonista e flautista newyorchese (per quanto nativa di Boston) Carol Sudhalter, grande amica di Cuneo, il trombettista/tastierista Giorgio Vacchetta e svariati altri.

Nella giornata di sabato si sono peraltro registrati (in Sala S. Giovanni a Cuneo) due momenti degni di una menzione a parte: nel primo, pomeridiano, il pittore Rudy Mascheretti ha (abilmente) dipinto una grande tela in diretta affiancato dai citati Perotti e Vacchetta; nel secondo, serale, Gianni Negro e Riccardo Zegna, supportati a turno da Simone Monnanni al contrabbasso e Marco Canavese alla batteria (è mancato l'auspicabile pianoforte a quattro mani di commiato), hanno compiuto una sorta di vademecum entro i grandi standard del jazz, affiancando (e sottolineando le differenze tra) i grandi songwriters e gli autori esplicitamente jazzistici (Ellington, Monk, Earl Hines, Gillespie, Mingus). Il tutto in un clima quasi religioso.

La giornata conclusiva ha avuto infine come teatro Villa Torre Acceglio, dove si è svolto un ulteriore happening pomeridiano, seguito da un'esibizione del quartetto french gipsy della cantante Deborah de Blasi, che ha poi replicato il tutto alla sera nel nuovo club cittadino (cioè cuneese) Improvvisamente Blues. E ora si aspetta di capire se gli irriducibili avranno ancora voglia di tener botta...

Foto di Alberto Bazzurro.


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