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Andrea Molinari / 51 a Jesi

Andrea Molinari / 51 a Jesi

Courtesy Stefano Binci

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Pergolesi Spontini Festival 2023
Teatro G. B. Pergolesi
Jesi
2.9.2023

Un chitarrista jazz jesino ancora giovane che per la prima volta approda al Teatro Pergolesi della propria città all'interno del prestigioso Pergolesi Spontini Festival. Non c'è da meravigliarsi, se si considera che la programmazione di questa manifestazione estiva, giunta alla ventitreesima edizione, è propensa a intrecciare i generi musicali, i filoni tematici, l'origine più disparata degli artisti invitati, offrendo anche produzioni originali. Se un simile atteggiamento è riscontrabile anche in altri importanti festival nazionali, l'aver pensato a un musicista di casa è giustificato inoltre dal fatto che egli risponde al nome di Andrea Molinari, leader, compositore e chitarrista, che vanta già una carriera di tutto rispetto; dopo essersi perfezionato a Bruxelles e negli States infatti, ed essere risultato vincitore di premi e riconoscimenti, oggi affianca una ragguardevole attività concertistica all'insegnamento di chitarra jazz al Conservatorio Tito Schipa di Lecce. Due sono i CD che ha alle spalle: L'era dell'Acquario (Picanto Records, 2014), che vede la partecipazione dell'ospite Logan Richardson, e 51 (Ropeadope Records, 2019).

Appunto alla testa della formazione che ha registrato quest'ultimo disco Molinari ha proposto il concerto che recensiamo. Come e quando siano nati questo gruppo e il relativo progetto lo chiarisce lo stesso chitarrista: "L'idea è partita nel 2017, prima come quartetto con Enrico Zanisi, Matteo Bortone ed Enrico Morello, con i quali già collaboravo facendo tutti parte della scena jazzistica romana. Al quartetto si sono poi aggiunti il trombettista Alessandro Presti, con cui è immediatamente nata una sintonia e un'amicizia fraterna, e infine la bravissima cantante e autrice Camilla Battaglia, coinvolta appositamente per la registrazione di 51. Dall'uscita dell'album -Covid permettendo -abbiamo fatto una trentina di concerti tra festival e club un po' in tutta Italia. Ora l'idea sarebbe quella di accettare l'invito della nostra etichetta e di andare negli Stati Uniti per alcuni concerti... speriamo di riuscire ad organizzare!."

Nel concerto jesino è stato presentato un repertorio composito, con brani tratti dai due CD. La vena compositiva di Molinari convince per la compattezza: temi ben stagliati e strutture decise si arricchiscono con interessanti decantazioni e asimmetrie. Gli arrangiamenti presentano sequenze insolite dei collettivi e degli spazi destinati ai solisti. Si sono così susseguiti "L'era dell'Acquario," "Double Conscience," "Butterfly Eaters," che s'ispira ad una poesia di Tonino Guerra, "Parallax," "Red Triangle..." Oltre a questi brani, il leader ha voluto inserire anche una sorpresa fuori programma, tributando un omaggio al compositore vanto della città di Jesi. Merita una particolare attenzione quindi l'arrangiamento ispirato allo Stabat Mater di Pergolesi, precisamente tratto dal quinto numero dei dodici in cui è strutturata l'opera: il duetto "Quis est homo, qui non fleret." Il tema melodico originario, conservato piuttosto fedelmente, è stato affidato ai vocalizzi della cantante e al fraseggio della tromba che spesso hanno proceduto affiancati di pari passo; l'articolato percorso è sfociato in un cadenzato, avvincente ad libitum da parte degli altri strumenti. Nel complesso la performance ha proposto un jazz attuale, affermativo, determinato, anche se non particolarmente sperimentale o con slanci di utopia visionaria.

Oltre che dimostrarsi leader attento nel motivare i partner ad inserirsi opportunamente nelle progressioni dei brani, come strumentista Molinari ha esposto un fraseggio lineare e misurato, basato su scale armoniche conseguenti, mettendo in mostra un tocco ben sgranato, senza addentrarsi nei parossismi di derivazione rock che spesso caratterizzano l'uso della chitarra. Un contributo fondamentale, con spunti solistici pregevoli, è venuto anche dai partner, a cominciare dal drumming variegato e propulsivo, mai invadente, di Enrico Morello e dal pizzicato di Matteo Bortone dotato, forse complice l'amplificazione, di un sound potente, più duro e secco che in altre occasioni. In grande evidenza sono emersi soprattutto il raffinato pianismo di Enrico Zanisi, capace di crescendo vibranti e rapsodici, e il fraseggio spaziato della tromba di Alessandro Presti, svettante in sfumature screziate e slanci di lirismo.

Un approfondimento particolare merita il ruolo di Camilla Battaglia, autrice di tutti i testi cantati. Una dizione piana e un timbro vocale fermo, senza vibrato, su un registro prevalentemente medio-acuto, hanno espresso un approccio razionale, sempre controllato, salvo ripiegarsi, soprattutto nei finali di frase, in piccole deviazioni, in delicate inflessioni personali. Nella sospesa e insinuante parte iniziale di un brano come "Bob Rock," dedicato dal leader ad un amico scomparso e introdotto da un obliquo e cupo assolo di Morello, la voce filtrata da un moderato uso dell'elettronica è diventata diafana, evocativa, evanescente, per poi animarsi nella conclusione del pezzo in impennate inattese, in una tesa, contrastata, acuta declamazione del pregevole testo poetico.

Resta da segnalare che in un paio di brani è stato invitato ad aggiungersi all'organico il trombettista jesino Giacomo Uncini, incontrato la prima volta da Molinari a New York nel 2008; l'ospite si è alternato in qualche intervento solistico con Presti, rispetto al quale ha esposto una pronuncia altrettanto pregevole, ma più canonica, d'impronta mainstream.

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