Frank Foster and the Loud Minority Big Band: Well Water

Sax, tromboni ed anche flauti in bell’evidenza in un tradizionale tessuto fiatistico volto non a creare contrasti, ma ad abbellire le armonie dei brani in programma. Quanto all’ensemble chiamato a raccolta, è una formazione estesa comprendente ben venti elementi, con musicisti fantastici: fra tutti Elvin Jones alla batteria e Cecil Bridgwater alla tromba.

Eppure non è scattata la scintilla che rende memorabile un incisione: solo competenza, professionalità e buon gusto. Un percorso piacevole e ben congegnato, in cui non ci sono sbavature ed in cui nulla è fuori posto. L’impronta di base è quella basieana, rivissuta senza colpi di genio quarant’anni dopo, con la sola aggiunta dell’incisivo beat post-boppistico di qualche brano.

Potrebbe essere già molto o poco a seconda dei punti di vista, ma il fatto è che la musica non decolla, presa da un alone di stantio manierismo. Percorso comunque piacevole e godibile, che spazia tra la suadente bossa di “Cecilia Is My Love”, la ballad (“There’s No Time”) e la più tipica forma del blues, variata nella misure.

Altre ancora sono le soluzioni adottate dall’orchestra, buone e meno buone: ritmi dinamici ed incisivi, ben riassunti dal bel tema (“Three Card Molly”) finale di Elvin Jones. Della sciatta rivisitazione di un tema (“Well Water”) folklorico russo, se ne poteva fare ampiamente a meno.

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