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Wayne Escoffery: Vortex
ByIl suono muscolare, incisivo, quasi palpabile del sassofono di Escoffery funge da guida per l'intero quartetto che si assesta comodamente sulle frequenze e sui moduli espressivi del leader, facendo registrare una buona compattezza di sound, un intenso interplay e un notevole affiatamento tra le voci. È nei brani registrati in quintetto che si assiste ad un graduale ma non sostanziale allontanamento dal modello coltraniano. Nelle tracce in cui si aggiungono le percussioni di Jaquelene Acevado ("February," "The Davil's Den" e "Tears for Carolyn") e la tromba di Jeremy Pelt ("In His Eyes"), il mood assume una coloritura più soffice, meno marcata rispetto a quello del quartetto.
Con la presenza delle percussioni, "February" condensa immagini che evocano atmosfere latine e stilizzate ritmiche bossanovistiche. "The Davil's Den" (con Escoffery al sassofono soprano e alla batteria Kush Abedy al posto di Ralph Peterson) possiede in sostanza un carattere inequivocabilmente ispanico (o ciò che si immagina sia tipico di quella regione del mondo); tale colore etnico è ampiamente enfatizzato sia da sequenze accordali, che rimandano al flamenco, sia da una sovrapposizione incrociata di accattivanti ritmiche. Anche in "Tears for Carolyn" le sfumature ritmiche di batteria e percussioni evidenziano elegantemente gli spazi melodici e sostengono con gusto linee tematiche che procedono in modo pacato e meditato.
La presenza della tromba, l'andamento medium swing della batteria, che è suonata in modo decisamente vellutato (anche qui dal più delicato Abedy), insieme ad un'intenzione di suono meno nervoso e più rilassato conferiscono a "In His Eyes" un carattere soffice e un graduale senso di rilassatezza; la densità del suono qui, rispetto agli altri brani del disco, si attenua, così come si dissolve la tensione muscolare che, invece identifica, le altre tracce.
Ad accomunare "Vortex," "Judgment" e "To the Ends of the Earth" è la comune matrice coltraniana. Se il primo dei tre si caratterizza per l'irruenza torrenziale dei soli di sassofono e del bravo pianista David Kikoski, per il deciso e marcato swing a tempo sostenuto, per il vorticoso procedere del tema principale, il secondo fluttua in una dimensione spazio temporale aperta, in cui si percepisce sia la possibilità di esplorare con libertà i paesaggi musicali da rappresentare sia la compattezza del quartetto, che interagisce in modo perfettamente equilibrato mettendo le voci strumentali dialetticamente in continuità l'una con l'altra. "To the Ends of the Earth" ammicca a due famosissimi brani del repertorio di John Coltrane, ovvero "My Favorite Things" e "Impression"; come quelli anche questo possiede la forza e l'energia di quei due grandi standard. L'album si chiude con "Baku," perfetta sintesi tra tutti i vari capitoli del progetto e pregevole esempio di mainstream contemporaneo.
Vortex è un lavoro di spessore; le sue qualità risiedono nella capacità di esplorare una varietà di registri dinamici, colori stilistici e contenuti evocativi. Il disco è un condensato di belle immagini che si sovrappongono, di voci ben impostate, che danno al combo carattere e un assetto compatto, e di assoli ben assestati, fluenti e ricchi di pathos che rimandano anche al post bop di McCoy Tyner (in riferimento allo stile di David Kikoski).
Un bel progetto, una sintesi efficace che dà luogo ad un jazz moderno, intenso, accattivante e profondamente afroamericano.
Track Listing
Vortex; Judgement; Acceptance; February; The Devil's Den; Tears for Carolyn; To the Ends of the Earth; In His Eyes; Baku.
Personnel
Wayne Escoffery
saxophone, tenorWayne Escoffery: tenor and soprano saxophones; Dave Kikoski: piano; Ugonna Okegwo: bass; Ralph Peterson: drums.
Album information
Title: Vortex | Year Released: 2018 | Record Label: Sunnyside Records
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About Wayne Escoffery
Instrument: Saxophone, tenor
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