Home » Articoli » Live Review » Vinicius Cantuaria
Vinicius Cantuaria
ByCi era già capitato di paragonare Vinicius Cantuaria, in occasione di un suo concerto ravennate con Arto Lindsay di alcuni anni fa, ad una boccata di aria fresca che rivitalizza certa musica pop con ambizioni fortemente artistiche (per leggere quella recensione clicca qui). Ebbene, nel bellissimo concerto di Verucchio di giovedì 20 luglio abbiamo avuto una conferma chiarissima che l'aria fresca di cui si parlava si è trasformata in un delizioso venticello che ha allietato la bella gente presente nella meravigliosa piazzetta della Collegiata, spazzando via le preoccupazioni e le tensioni della vita quotidiana. Il palco era in posizione strategica e in lontananza il sole appena tramontato accarezzava ancora coi suoi bagliori rossastri, pigramente dimenticati, il dolce profilo delle collinette circostanti, con un effetto che magicamente richiamava il profilo dei 'sassi arrotondati' che circondano Rio De Janeiro.
Il quintetto di Vinicius ha attaccato morbidamente il palco, con piccoli suoni minimalisti e stralunati che, attraversando la giungla piena di sottili rumori e lievi sobbalzi percussivi, ci ha preso per mano per condurci, senza fretta, alla magia di "Procissão", il primo brano dilatato che ha aperto uno dei più bei concerti che ci è capitato di vedere negli ultimi anni. Il mood era molto vicino a quello dell'album dal vivo per l'etichetta Kufala (per leggerne la recensione clicca qui) e la formazione era piuttosto simile, anche se i due brasiliani che fornivano il meravigliso supporto ritmico che caratterizzava quell'album, sono stati sostituti per questo breve tour italiano da due loro compatrioti. Altrettanto bravi.
In dettaglio, sul palco Vinicius Cantuaria (voce e chitarra) era assistito dalla bravissima Jenny Scheinman al violino elettrificato, dal bassista elettrico Paul Socolow (impegnato anche qualche volta alle percussioni e all'elettronica), dal batterista Adriano Santos e dal percussionista Dende. La chiave per entrare nel loro mondo è quella della adesione al miracoloso equilibrio che viene a crearsi a seguito dell'assoluto bilanciamento fra le varie componenti della musica del quintetto che si sfaldano organicamente, mischiandosi fra di loro, senza timore di passare velocemente da uno scenario all'altro, rimanendo legate come per magia attorno agli accordi raffinati che scaturiscono dalle sei corde della Yamaha elettro-acustica del leader. I momenti più sperimentali crescono rigogliosamente a fianco di una sensibilità vocale pop legata alla tradizione brasiliana, ma non solo.
Il violino guizzante di Jenny Scheinman fa rilucere profumate atmosfere jazzistiche tinte dai colori pastello del folk, che si abbinano alla perfezione alla dolcezza del samba e della bossa nova di "Corcovado", "Ela è Carioca", "O Barquinho", "O Nome Dela", "Rio" e delle altre stupende canzoni (arrivando sino al trascinate bis "India") che si materializzano nell'atmosfera sospesa, fuori dal tempo, della suggestiva piazzetta romagnola, nel paesino incantato ai piedi della imponente roccia che è diventata San Marino. Canzoni che arrivano dagli album recenti di Vinicius come "Silva", "Horse and Fish" e il doppio live Kufala sopra citato, pescando a piene mani dal repertorio della grande musica brasiliana. Sempre caratterizzate da quel ritmo dolcemente dondolante che si nutre dell'energia sotterranea della chitarra morbidamente accarezzata da Vinicius e delle percussioni rigogliose che scappano in mille echi misteriosi e che in questa serata estiva funzionano come il surrogato di quella macchina del tempo che gli scienziati moderni si ostinano a non volerci regalare. E che ci manca moltissimo, in occasioni come questa.
Va dato atto al bravissimo Ludovico Einaudi di avere preso in mano con grande sensibilità il festival di questo piccolo delizioso borgo antico (assolutamente da visitare, è a due passi da Rimini) e in particolare dobbiamo ringraziarlo per aver saputo incastonare nel ricco e intelligente programma del luglio 2006 questa gemma perfettamente cesellata che rimarrà per sempre nella nostra memoria. Una proposta musicale molto originale, che parte dalla bossa nova per andare ad esplorare la sensibilità minimalista cara all’avanguardia di Seattle e di New York, con escursioni nel mondo dell’elettronica, mischiando fra di loro il rock, il jazz e il folk con una sapienza che raramente è dato di incontrare. Niente male per un chitarrista decisamente atipico, nato nel cuore dell'Amazzonia, nella mitica Manaus, emigrato giovanissimo a Rio De Janeiro e ormai cittadino del mondo, con preziose collaborazioni che lo hanno visto impegnato con Brian Eno, Ryuichi Sakamoto, Arto Lindsay, Laurie Anderson, David Byrne, Bill Frisell e Marc Ribot. Senza scordare i suoi trascorsi con Gilberto Gil e Caetano Veloso. Un vero zingaro dell'Amazonia.
Foto di Maurizio Comandini [J.Scheinman]
Tags
Comments
PREVIOUS / NEXT
Support All About Jazz
