Matthieu Marthouret: Upbeats

Il pianista francese, nativo di Grenoble, ma ormai parigino a tutti gli effetti, dove risiede da qualche anno, è innegabilmente attratto dal soul jazz, tipico degli anni d'oro della Blue Note. Quello per intenderci di Jimmy Smith, di Jack McDuff e Jimmy McGriff, per citarne alcuni.

Il lavoro e l'intento di Marthouret però non è il classico revival con un po' di groove, ma è basato sull'amalgama degli esperimenti musicali di allora e delle ricerche di oggi: la tradizione dell'hammond e l'innovazione dell'hammond, il sound degli anni sessanta e settanta con il sound degli anni duemila.

L'iniziale "Spring Bossa" può trarre in inganno per la sua apparente semplicità, ma è con "Bends" che si entra nel vivo, e si comincia ad apprezzare il vero "suono" di questo gruppo, con le incursioni del chitarrista Maxime Fourgères e i passaggi sussurrati del sax di Kummert. Ascoltate "The Weird Monk" con il tappeto ritmico incalzante di Manuel Franchi che agevola i mai banali assolo di Marthouret e di Fourgères.

La title track poi rappresenta in pieno l'amalgama del gruppo rafforzatosi dopo anni di concerti: in questo brano, una miscela in cui confluiscono varie correnti, dal folk alla classica, dalla tradizione europea a quella americana, è stato invitato a suonare il sassofonista David Fettmann, già presente in alcune performance live del gruppo.

Marthouret ha firmato tutti i nove brani dell'album, registrato nel maggio dello scorso anno a Parigi, una prova matura di un giovane musicista che continua la scia positiva delle nuove leve del jazz europeo.

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