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Trygve Seim - Frode Haltli: Sintonie Nordiche
ByL’occasione per sentire il giovane duo norvegese di Trygve Seim & Frode Haltli è inusuale e interessante: “Segni d’infanzia”, a Mantova, è un festival internazionale d’arte e teatro per l’infanzia ideato da Dario Moretti (direttore artistico del Teatro dell’Improvviso) e con la direzione artistica di Cristina Cazzola.
Quest’anno il festival, alla sua terza edizione, celebrava l’anno del salmone e dava così risalto alla forza e al carattere di un pesce che, nel suo saltare alto contro la corrente, simboleggia il genitore che con tenacia compie la propria missione e non si ferma davanti agli ostacoli pur di trovare e garantire il miglior futuro possibile ai propri figli e alle generazioni future.
Arte, colore e creatività, aquiloni e animali volanti hanno così vivacizzato per una settimana (dal 9 al 16 novembre) il centro di Mantova, animando teatri, piazze e palazzi e dando vita a una kermesse piena di bambini, colori e gioia.
Dalla nota introduttiva che Dario Moretti scrive sul catalogo si coglie immediatamente il perché di un evento dallo spessore così alto per un pubblico tanto “acerbo”. Scrive Moretti: “Il tempo bambino è prezioso, magico, unico. Bisogna viverlo intensamente, stare coi bambini (…), dare loro tutto il meglio che c’è, l’arte, la poesia, la musica. Riempirli di colore e di suoni e di storie e lasciarli crescere con il desiderio di non imparare troppo in fretta le cose dei grandi.”
Per i bambini si compongono in genere canzoncine o filastrocche, più adeguate, riteniamo noi adulti, per l’infanzia, e invece fin dalla sua prima edizione Segni d’infanzia ha voluto fare cose di qualità per adulti che potessero però stimolare anche i bambini, e l’edizione di quest’anno, dedicata al salmone, non poteva non evocare il nord Europa e la Norvegia.
A colpire Moretti è stato il suono materico e dilatato, quasi corporeo, dei due musicisti in questione, così lontano dalle armonie del jazz e così legato al mondo fiabesco della loro terra.
Il concerto “Sintonie Nordiche”, che ha concluso la giornata inaugurale, è il frutto di un progetto nato qualche mese con la richiesta di Moretti a Seim e Haltli di comporre le musiche per lo spettacolo “La casa dei divieti”, andato in scena durante il festival. Moretti non si sarebbe accontentato di due brani qualsiasi, e per questo a settembre i due musicisti hanno composto e registrato le musiche lavorando insieme alla compagnia. Il clima e il feeling sono stati da subito ottimali così che il contributo non è stato solo musicale e il duo ha finito di fatto col far parte integrante della compagnia.
Il concerto si è tenuto all’interno del Teatro Bibiena, è stato costruito ad hoc per l’occasione e ha avuto una durata complessiva di 50/60 minuti, proprio per via della particolarità del pubblico. A popolare il teatro non era infatti un pubblico da festival di jazz o contemporanea colta, ma prevalentemente composto di bambini e genitori.
Seim e Haltli arrivavano dal Cairo per via di un tour di promozione dell’album Yeraz., pubblicato di recente per l’etichetta ECM.
Ma veniamo al concerto.
Il duo inizia con una delle due composizioni realizzate per “La casa dei divieti”, Seim al sax tenore si produce in frasi caratterizzate da note lunghe sussurrate e Haltli fa un uso dell'accordion incredibilmente suggestivo, con note gravissime e dalla durata infinita. L’esplorazione timbrica dei due è sotterranea e di grande suggestione, richiede attenzione da parte del pubblico per poterne cogliere la potenza emozionale, che oscilla tra introspezione e tristezza, ed equilibrio e gioia contemplativa.
Seim esplora a fondo il sassofono, alterna tratti dal lirismo commovente a note dissonanti, o appena accennate e percussione sui tasti, mentre Haltli per lunghi tratti fa uso del solo mantice producendo suoni viscerali e gravi.
La prima fila è composta quasi esclusivamente da bambini e la prima mezzora tutti ascoltano in religioso silenzio.
Terminata questa lunga prima suite si passa a un brano di Yeraz. Seim si siede e passa al sax soprano, l’attacco è un lungo preludio dissonante pieno di tensioni dallo stampo più jazz, ma a seguire Seim sembra distendersi e si fa spazio il lirismo corpulento che lo caratterizza. La pronuncia impeccabile e i riferimenti a Garbarek sono innegabili, ma mai banali.
Seim e Haltli suonano per un lungo tratto all’unisono e l’interplay è uno dei loro punti forza: dopo anni di collaborazione in organici numerosi, i due sono arrivati al duo con questo disco.
Quasi mai concentrati sul virtuosismo solistico i due lavorano molto sul risultato materico e suggestivo del suono alternando parti interamente scritte a improvvisazione pura, dando vita a un filo narrativo di grande poesia.
Nella parte centrale del concerto l’animo armeno di Yeraz. e i riferimenti a Gurdjieff si fanno più evidenti mantenendo vive le atmosfere meditative legate alla tradizione popolare del nord Europa.
In chiusura di concerto il duo esegue la seconda composizione originale. Seim suona il tenore e il pubblico, sebbene composto non di estimatori e conoscitori del genere, ne è rapito: non dà alcun segno di difficoltà a seguire il filo narrativo e, al termine, richiama con decisione i musicisti sul palco per un bis breve, ma di grande intensità emotiva.
Stupisce sentire come sonorità nordiche si mescolino al medio oriente di Gurdjieff, e come la propensione alla contemporanea colta di Halti si fonda al meglio con le idee di stampo più jazzistico di Seim.
Credo che il discorso portato avanti da Segni d’infanzia sia un bel modo per aiutare i bambini a crescere e a farlo assieme ai grandi, perché dà grande impulso ad una creatività, un gioco, un sogno e una realtà finalmente condivisi da grandi e piccini.
Al termine del concerto, tra il pubblico, soddisfatto, un’affermazione che a mio avviso rende molto bene l’idea del significato di una manifestazione del genere: “Forse non l’ho capito. Ma l’ho sentito, e mi è sembrato bellissimo ed emozionante…”
Foto di Silvia Inverni.
Visita i siti di: Trygve Seim, Frode Haltli.
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