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Things We Like: Maggio 2012

Alberto Bazzurro

Il mese degli archi, a voler schematizzare.

Del violino e della viola, è ormai da diversi anni un campione consolidato il magiaro Szilàrd Mezei, che in Italia conoscono fin troppo in pochi, e che peraltro nessuno - salvo errori od omissioni - ha mai sentito (dal vivo, intendiamo). Il suo ultimo CD, 100 Tü Hossza, edito dall'inglese Slam che ha messo in simultanea sul mercato altri tre ottimi lavori, a cominciare da Raahe '99, con (e dedicato all'indimenticato) Paul Rutherford, non fa che confermare come ci troviamo di fronte a uno dei nomi più interessanti emersi in tempi abbastanza recenti (non solo limitatamente a violino e viola, si capisce). Ne è protagonista un settetto con archi e ottoni a profusione, per una musica giocata nel segno di un camerismo nervoso e frammentato quanto elegante, a tratti solenne, di gusto spesso squisitamente contemporaneo (in senso ovviamente lato).

C'è poi, in realtà sul mercato da qualche mese, un sontuoso doppio CD (oltre due ore e venti di durata) di contrabbasso solo (archettato e pizzicato più o meno fifty-fifty) firmato da Giovanni Maier per la sua (coraggiosa) Palomar. S'intitola Pages e di pagine ne inanella ventisette, con - fra l'altro - un Monk, due Ornette e, naturalmente, una miriade di Maier. Esemplare.

Archi sugli scudi, uscendo dai confini jazzistici, anche nel recente live (inciso nel 2007, per la verità) di Lalli e Pietro Salizzoni, Èlia in concerto (Felmay). A proposito di sottovalutati D.O.C., Lalli - al secolo Marinella Ollino, torinese, sulla breccia da decenni, prima col gruppo Franti, poi in proprio - rimane uno dei casi meno spiegabili, visto che a "eluderla" non è solo il famigerato "grande pubblico" ma anche realtà specificatamente di settore, a partire dal Premio Tenco, che dovrebbero invece accoglierla a braccia aperte con una certa assiduità. Il CD di cui sopra fa agevolmente capire perché.

P.S.: in extremis, non possiamo non citare anche l'ultima fatica di Massimo De Mattia, Black Novel (Rudi Records), in quintetto drumless con chitarra, vibrafono, piano e contrabbasso. Il flautista friulano non sbaglia proprio un colpo.

Francesca Odilia Bellino

Tre ascolti di un mese votato al passato.

Alessandro Scarlatti (1660-1725) Ardo è ver. Cantate e sonate con il flauto (Stradivarius 2012), interpretate dall'Ensemble Barocco di Napoli (Raffaele di Donna, flauto dolce, Ugo di Giovanni, arciliuto, Marco Vitali, violoncello, Patrizia Varone, clavicembalo), con la partecipazione della soprano Valentina Varriale e del flautista Tommaso Rossi.

Due manoscritti della Collezione Santini (1778 - 1861) preservati ora nella Diözesanbibliothek di Monaco, documentano la bellezza del repertorio per flauto di Scarlatti e più in generale l'importanza di questo strumento, che unito alla voce, risultava particolarmente adatto agli ambienti nobiliari. La musica, interpretata in modo vibrante, vivo, allegro, riempie la mia più umile stanza risonando nell'aria di Napoli a secoli di distanza con bellezza e grazia ormai rare. Provare per credere!

Quel vento che d'intorno scherzando ogn'or ti và preso da tua beltà, vien per baciarti E il vago Dio del giorno quando a te fissa un raggio L'invia per darti omaggio ed adorarti.

Francesco da Milano (1497-1543) - Perino Fiorentino (1523-1552) Quanta beltà, fantasie per liuto interpretate da Paul Beier al liuto rinascimentale (Stradivarius 2007). La fantasia per liuto (chiamata a volte "ricercare") è il repertorio proposto in questo cd, con pezzi di Francesco da Milano e del suo giovane discepolo Perino Fiorentino morto prematuramente. Dialoghi in musica. Polifonia tra le corde quale, fino ad allora, la si conosceva solo per voce.

Claudio Monteverdi (1567-1643).

Un mondo da scoprire. Un mondo che vibra di passione, vita, morte, dramma e melodramma.

Tra le opere drammatiche e in stile rappresentativo merita davvero di essere conosciuto e ascoltato un classico di tutti i tempi, Il ritorno di Ulisse in patria, su libretto di Giacomo Badoardo. L'erosimo omerico è ormai sconfitto, ripiegato nella quotidinità. Umana fragilità. Amore. Tempo. Fortuna.

Di questo dramma ne esistono svariate intepretazioni, più o meno baroccheggianti. Vi consiglio l'ascolto integrale (oltre tre ore di musica, senza immagini e scenografie) dell'Ensemble Elyma, Euphonia e del coro Antonio Il Verso diretto da Gabriel Garrido.

Enrico Bettinello

Il concerto completo dei Naked City di John Zorn a New York del 9 aprile 1992.

David Byrne nel 1997, un concerto che passò anche in Italia pochi mesi dopo.

Il remix di FourTet di "Dream Baby Dream" di Neneh Cherry & The Things... la meraviglia contagia!

Nel 150simo anniversario della nascita di Claude Debussy, la bella interpretazione dei Preludes da parte di Alexei Lubimov.

Il programma finora annunciato di Saalfelden 2012: mentre in Italia molte amministrazioni pubbliche continuano a spendere soldi per superstars esose quando non bollite, il Festival austriaco è sempre un'oasi di intelligenza e bellezza...

Luca Canini

AUDIO. Il nuovo Chicago Underground. Rob Mazurek e Chad Taylor. Age of Energy, quando un titolo dice tutto.

VIDEO. Mi ripeto. Neneh Cherry and The Thing. Stavolta ci sono pure le immagini. Il pezzo, Accordion, è del rapper MF Doom. Il disco esce a giorni.

VIDEO. Ho sempre avuto un debole per Joe Hisahisi. E questa interpretazione dal vivo del tema de La principessa Mononoke di Myaiazaki è commovente.

AUDIO (OSSESSIONE). Il disco, Impressions, è del '59. Il brano, Champs Élysées, l'avrò ascoltato un centinaio di volte nelle ultime settimane. Mal Waldron al piano, Addison Farmer al basso e Albert Heath alla batteria.

NOVITÀ: Un nuovo disco di Threadgill è sempre e comunque un evento. Tomorrow Sunny / The Revelry, Spp è il titolo dell'ultimo. Fatevi sotto.

Maurizio Comandini

Bobby Previte si è rimesso a lavorare sulle lunghe ombre elettriche di Miles. Il suo concerto del 25 aprile alla Royal Room di Seattle è apparso come per magia nel sito http://bt.etree.org (supportato dai musicisti stessi) e vale davvero la pena ascoltarlo. Sono con lui Dan Clucas alla tromba, Neil Welch al sax, Tom Varner al corno francese, Ryan Burns al piano elettrico Fender Rhodes, Luke Bergman al basso elettrico, Geoff Harper al basso acustico, Beth Fleenor al clarinetto basso, Andy Coe alla chitarra e Wayne Horvitz alle tastiere. Il repertorio tocca lunghissime versioni, ben attorcigliate fra di loro, di "Yesternow," "Spanish Key," "Bitches Brew" e "Pharaoh's Dance". La serata era intitolata "In a Silent Way - The Music of Electric Miles Davis". Il concerto, registrato molto bene, è liberamente scaricabile qui http://bt.etree.org/details.php?id=554726 (serve bit torrent installato sul Mac o sul PC). Già che ci siete, approfittatene per scaricare tante altre belle cose. It's legal, it's free. Copyright is dead and the fucking record companies are closing down.

Nella seconda metà di maggio è uscito un album atteso da tempo: Everybody's Talkin', doppio album dal vivo della Tedeschi - Trucks Band. L'album live di Susan Tedeschi e Derek Trucks è in sintonia con le attese generate dal meraviglioso "Revelator," l'album in studio uscito un anno fa che aveva fatto conoscere questa band straordinaria con un lavoro pressoché perfetto. La dimensione dal vivo è certamente trascinante e coinvolgente. I brani sono spesso dilatati in maniera convincente, con solo qualche leggera sfilacciatura in alcuni assoli. Ascoltare questa band dal vivo è considerata da molti appassionati come una delle esperienze musicali più interessanti dei giorni nostri. Li aspettiamo in Italia e nell'attesa ci gustiamo il doppio live.

Libero Farnè

L'anarco-punk degli Ex & Co.

Cosa c'è di meglio che ascoltare l'anarco-punk degli Ex irrobustiti dalla Brass Unbound nella più anarchica delle piazze bolognesi? La centralissima e discussa Piazza Verdi, territorio incontrastato dei "punk a bestia," è stata invasa da ragazzi e ragazze festosi: alcuni erano fan irriducibili della band olandese, ma i più, pur curiosi, erano ignari di cosa avrebbero ascoltato. Fra il pubblico c'erano anche "diversamente abili" e perfino bambini isolati, momentaneamente "orfani" dei genitori.

Cosa di meglio inoltre che ascoltare la performance non stipato in mezzo alla folla ma di fianco al palco? Forse non era la situazione più consigliabile per l'acustica, ma in compenso mi trovavo a un paio di metri dai fiati, impegnati soprattutto in riff frastagliati: gli ottoni infuocati di Roy Paci e Wolter Wierbos, i sax poderosi di Ken Vandermark e Mats Gustafsson. Poco più in là potevo controllare le movenze metronomiche della brava batterista Katherina Bornefeld e al centro del palco i forsennati balletti dei tre chitarristi. La musica semplice e compatta, estremamente comunicativa e ballabile nella sua impostazione tribale, ha presentato momenti particolarmente densi e coinvolgenti.

Con questo invitante appuntamento si è aperta Bolognaestate 2012, che si protrarrà fino a settembre, distribuendo ogni giorno in un'infinità di luoghi una serie di eventi di varia natura e livello.

Angelo Leonardi

un posto particolare nel cuore di Georges Brassens, che confessava un debole per Django Reinhardt a cui dedicò un suo brano. La figura e la musica del grande cantautore francese (di madre italiana) viene ricostruita e analizzata da Margherita Zorzi in Georges Brassens - Il maestro irriverente appena pubblicato da Editrice Zona.

Quella di Gregory Porter è la voce maschile afroamericana più interessante di questi anni e il secondo disco Be Good è splendido. "On My Way to Harlem" è uno dei brani più belli.

E che ne dite di René Marie? Qui è colta in un concerto informale a beneficio dei senzatetto. Non tutto il soul attuale è patinato...

E già che parliamo di soul come non riascoltarci il grande Rufus Thomas nel classico "Do the Funky Chicken" e Sam e Dave in "Soul Man"?

Stefano Merighi

Ricevuto in regalo (in vinile!!) il memorabile Old/Quartet di Roscoe Mitchell.

Dunque rituffato in quelle atmosfere ruvide ma nello stesso tempo gentili e anarchiche.

Occasione per tornare a diverse cose dell'Art Ensemble of Chicago, con una particolare preferenza per "The Ninth Room" (da Tutankhamun), sempre di Mitchell, che trasuda il soffio della grande città americana e del jazz più appassionante di sempre.

Tra le ultime cose, molto gustoso il recente Burnt Sugar, All Ya Needs That Negrocity, mosaico rutilante di ritmi, voci, suoni, più a fuoco di altri capitoli della band. Bellissimi i riff e le ripetizioni di "Claudine," brano avvolgente, ipnotico, all'interno del quale è bello immaginare la tromba di Miles..

E tra i tanti Zorn sfornati in questi mesi, merita un ascolto approfondito Nosferatu, scritto su commissione per uno spettacolo teatrale polacco, basato sul romanzo di Bram Stoker. Una scrittura a metà tra elegante ambient, melodismo descrittivo con vibrafono in primo piano, e zampate più aggressive. Il pezzo scelto è "The Stalking," con il basso propulsivo di Bill Laswell a ricordare episodi Material.

La versione di "Eureka" di Jim O'Rourke contenuta in "Dreams" del New Jazz Ensemble di Otomo Yoshihide.

Che meraviglia..

Infine una lettura, per ricapitolare a freddo le crudeltà commesse da noi occidentali in Iraq: "La ballata di Abu Ghraib," di Philip Gourevitch ed Errol Morris (Einaudi), tra obiettivo resoconto e riflessione semiotica. Magari abbinato al documentario "Stardard Operating Procedure," dello stesso Morris.

Luigi Santosuosso

Ernst Reijseger. 38esimo piano di un loft newyorkese. Vista sull'East River. Per una intima performance in solo del genio olandese. L'ennesima conferma della sua inimitabile arte di essere sfrontatamente toccante.

Se i Police sono stati il migliore gruppo di reggae bianco, il New Zen Trio (Jamie Saft al piano, Larry Grenadier al contrabbasso e Craig Santiago alla batteria) deve per forza essere il migliore trio di jewish-reggae-jazz. Fight Against Babylon è uno dei più bei dischi di piano trio ascoltati da anni. Il suono di un piano un po' cupo che sembra uscito da un disco di Arsenio Rodriguez, atmosfere estremamente dilatate e noir, tempi lenti, inaspettati scarti, virate reggae e dub, profumi di Rhodes che portano dalle parti di Shuggie Otis o Donny Hathaway. E un Larry Grenadier convincente in un ruolo nel quale non siamo abituati ad ascoltarlo.

Dopo quattro interessanti album, Landscape Scripture è il disco che segna la maturità di Scott Dubois, un compositore che scrive con la chitarra. Sorretto una sezione ritmica muscolarmente flessuosa (Thomas Morgan e Kresten Osgood), ed a fianco di un Gebhard Ullman di volta in volta lirico o guastatore, DuBois firma interessanti brani che mettono a confronto minimialismo, aperture free ed echi di Don Cherry, Ornette e Paul Motian. Senza neanche una scivolatas nel protagonismo chitarristico.

Giuseppe Segala

Un festival. Lana Meets Jazz, prima edizione di una piccola rassegna nei pressi di Merano, della quale ha già parlato su AAJ Paolo Peviani. Vorrei associarmi alle parole di Paolo per sottolineare il lavoro didattico eccellente della sassofonista Helga Plankensteiner, alla quale si deve la direzione artistica. Cosa che ha catapultato alcuni giovanissimi strumentisti, dagli otto ai dodici anni, ad esibirsi sul palco della rassegna senza alcun timore reverenziale né alcuna velleità di star. E che nel contempo ha portato un pubblico di genitori e parenti ad ascoltare con interesse ed apprezzare musica che altrimenti non avrebbero fruito: in particolare l'ottimo quartetto berlinese Potsa Lotsa, che ha presentato le complesse e stimolanti orchestrazioni della sassofonista Silke Eberhard sui pezzi di Eric Dolphy.

La complessità e la ricerca (ma anche altre proposte musicali) incontrano i giovani e le famiglie. Ottimo lavoro.

Ascolto correlato: il CD doppio di Potsa Lotsa, The Complete Works of Eric Dolphy, pubblicato nel 2010 dall'etichetta Werkstatt.

Foto di Claudio Casanova (Threadgill) e Sean Ferguson (Ernst Reijseger).

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