Robin Holcomb and Talking Pictures with Wayne Horvitz: The Point of It All

Le raffinate composizioni di Robin Holcomb danno spazio anche a riletture interessanti che si spostano, elegantemente e senza peso apparente, dalla melodia consacratissima di "After the Gold Rush" (di Neil Young, of course) per giungere a brani con una chiara impronta folk, senza scordare i contributi dei giovani musicisti canadesi qui impegnati.

La voce di Robin Holcomb sembra provenire da un'altra epoca, forse dall'ottocento, ma senza essere appesantita dal tempo, anzi uscendone rafforzata nella sua eleganza e nelle sue peculiarità declamatorie. Nella musica che le scorre dentro sembra sintetizzarsi la sua poliedricità, la sua curiosità, la sua delicata sensibilità espressiva. Delicata ma allo stesso tempo pungente, precisa, attenta, mai banale.

Gli arrangiamenti sono sempre ben calibrati, non si dilungano mai oltre il necessario e lasciano spazi ben cesellati per i commenti solistici. In particolare ci sembra molto efficace la tromba di Bill Clark, perfetto contraltare alla voce soffiata di Robin Holcomb. Ma non possiamo non citare anche il lavoro eccellente della violoncellista Peggy Lee e del marito batterista Dylan van der Schyff. Evidentemente le coppie ben assortite hanno il sopravvento. Che sia questo il messaggio nascosto?

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