Superimpose: Talk Talk

Questo l'ideale progetto dei signori Mathias Müller e Christian Marien, giovani capofila della contemporanea "free area" berlinese, che non poteva trovare asilo se non sotto le sapienti e protettive ali della specializzata Leo Records.

Superimpose è progetto fisico, capace di sondare il territorio degli incontri fatali come quello fra un trombone e la percussione. Una "working band," la definisce giustamente la loro stessa etichetta. Ma questo Talk Talk non convince. Seppure coeso, ricco di buoni propositi, intensità ed intuizione, la parte di questo lavoro che resta scoperta è quella di un universo importante e variegato ma iper-studiato e già approfonditamente analizzato.

In breve, un lavoro che sa di tante altre cose già fatte e che - accanto alla già citata forza espressiva - manca di un apporto concettuale, di un collegamento con il parallelo universo della ricerca. Più espressione che impressione i sei brani che lo compongono restano dunque materiale per stretti addetti e forse buona base di lancio per futuri lavori invece che reale humus per storia del free contemporaneo.

Una certa coerente bellezza lo ammanta sicuramente, ma forse non basta e il duo attivo da poco meno di un lustro, se è ormai in possesso dei fondamentali parametri che guidano una figurazione così particolare e difficile come appunto quella della formazione in coppia, manca in ultima analisi, di quel quid che farebbe lievitare l'inequivocabile dinamismo presente nel proprio Dna.

Se la scelta è probabilmente quella di risultare "scarni" o "diretti," un aggiustamento delle linee guida del processo musicale senza dimenticare gli insegnamenti di nobili figure della musica contemporanea come quei Frank Gratkowski, Matthias Schubert, Gebhard Ullmann, Rudi Mahall e Albert Mangelsdorff, presso i corsi dei quali specialmente Müller ha attinto negli anni della sua formazione, potrebbe in realtà aiutare molto e fare crescere.

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