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Steven Bernstein & Millenial Territory Orchestra play Sly
ByTeatro Manzoni - Milano - 02.12.2012
Dopo aver esplorato con una buona dose di avventura e di sorprese la musica delle orchestre appena precedenti al periodo dello swing (MTO Vol. 1), dopo aver vestito di nuovi colori composizioni di Fats Waller, Don Redman, Count Basie (We Are MTO) il trombettista Steven Bernstein e la camaleontica Millenial Territory Orchestra si lanciano su Sly & The Family Stones, il gruppo che si abbatté come un tornado sulla musica nera della metà anni settanta, cambiandone radicalmente il corso e gettando i presupposti per molti dei cambiamenti successivi.
Bernestein si presenta in prima italiana sul palco del Teatro Manzoni con una formazione leggermente variata rispetto a quella che ha licenziato nel settembre 2011 l'album MTO Plays Sly (Sam Bardfeld sostituisce Charles Burnham al violino e Kenny Wollesen sostituisce Ben Perowsky alla batteria) ma la carica di energia a volte davvero impressionante è rimasta inalterata. Proprio Wollesen e Ben Allison al contrabbasso hanno costituito il motore "spinto" dell'orchestra, implacabili nella scansione ritmica, granitici nell'assicurare una pulsazione tanto rassicurante quanto ricca di cambi di metro, ed in grado di esaltarsi anche e soprattutto nei momenti di minor enfasi narrativa.
La sezione fiati, ricca di talento e di allori musicali, assicura volumi, colore e, a suo modo, anche swing, ondeggiando, pestando duro all'occorrenza, soffiando leggera quando necessario, con il violino di Bardfeld a insinuarsi con fraseggi inusuali nella morsa stretta da sassofoni, clarinetti e tromboni.
Bernie Worrell, l'ospite di lusso del nonetto, è uno che la rivoluzione del funky l'ha vissuta in prima persona con i Parliament/Funkadelic di George Clinton. Il suo solito apporto di groove, invenzioni acide e incursioni churchy è apparso meno brillante e vivace del solito, ed anche il lungo assolo, preso a metà concerto, è risultato piuttosto farraginoso e avulso dal contesto.
Infine le voci. Profondamente ancorata alla tradizione del blues e del soul quella di Sandra St. Victor, più indirizzata verso la sperimentazione e la contaminazione quella di Dean Bowman, i due si sono alternati sul palco nel tentativo di incarnare le varie anime della musica di Sly. Bernstein dal canto suo ha utilizzato con parsimonia tromba a pistoni e tromba a coulisse per dedicarsi ad una sorta di conduction tesa a muovere le varie sezioni, tra rallentamenti e improvvise accelerazioni, cambi di ritmo, sequenze di assoli, riff ossessivi, collettivi poderosi. Il tutto con grande energia e coinvolgimento fisico ma anche con la sensazione di una certa staticità espressiva e di potenzialità dell'orchestra non pienamente sfruttate.
Foto di Roberto Cifarelli.
Altre immagini di questo concerto sono disponibili nella galleria ad esso dedicata.
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