Eri Yamamoto Trio: Redwoods

Le composizioni sono tutte originali della penna della pianista, che vi mette in mostra una vena lirica che può sorprendere chi la ricordasse nel gruppo di William Parker e chi avesse a mente il precedente Duologue. Ne è esempio la title track, una lunga narrazione che ruota senza alcuna ridondanza attorno a un unico tema.

Ma la Yamamoto presenta anche grandissimo senso del blues (che permea tutte le tracce, ma che “Dear Friends” illustra nel modo più compiuto) e forte capacità ritmica (“Wonder Land”, “Bottled Water Princess”), a cui si aggiunge una notevole varietà di opzioni improvvisative e il bel tocco alla tastiera, capace di un’espressività ora dolce, ora anche molto aggressiva.

Ma quel che colpisce in questo lavoro è l’effettiva pariteticità del trio, come era nelle intenzioni della leader: Ambrosio è infatti sempre presente ritmicamente e trova spazi espressivi in solitudine, Takeuchi è un vero e proprio alter ego della pianista, che accompagna costantemente con discrezione ma anche incontestabile presenza, con un approccio alla batteria ben più che meramente ritmico.

Un lavoro eccellente, che non ha cali di qualità nelle sue otto tracce, che ha forse il suo acme in “Magnolia” - dal bel tema reiterato e nella quale però il robusto apporto di Takeuchi conduce su territori tutt’altro che ordinari - e che ci rivela in tutte le sue qualità una protagonista del jazz dei prossimi anni.

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