Ibrahim Maalouf: Red & Black Light

Alla fine del 2016 lo abbiamo visto duettare con Sting sul palco del Bataclan note di "Ishallah," sulle orme di una speranza possibile e necessaria. Oggi riascoltiamo Ibrahim Maalouf nel suo Red & Black Light, ultima fatica in studio pubblicata dalla Impulse!, terreno liquido nel quale lungo otto tracce il trombettista franco-libanese getta ponti fra mondi e linguaggi differenti.

Occidente e oriente dialogano infatti nel mélange di suoni vicini a un funk elettrico e attraversati da rotte e coordinate incostanti, tradotte in strutture che molto devono alla tradizione musicale araba e alla spinta del jazz delle metropoli d'America che da almeno tre decenni ha chiuso e riaperto i conti con il rock.

Parigino d'adozione, Maalouf è un autore che in questo album lavora per opposizione all'album "gemello" Kalthoum. Se in quel caso si (ri)leggeva la leggenda di Oum Kalthoum, "la stella d'oriente," cantante, idolo musicale di tutto il mondo arabo, in Red & Black Light è la metà di cuore più contemporanea del trombettista a parlare e a trovare una contaminatissima via verso la definizione personale di jazz. Ma un filo solido fra i due album esiste: una donna lo aveva ispirato in Kalthoum, alle donne è dedicato e ispirato Red & Black Light.

Abile nel tessere atmosfere in sospensione per poi sfondare gli argini con orchestrazioni possenti e in più di un caso vicine a un gusto marcatamente rock, Maalouf firma un album dalle anime intrecciate.

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