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Premio Tenco 2012

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Teatro Ariston, Casinò - Sanremo - 16-17.11.2012

Non aveva, volutamente, le stimmate della rassegna, quest'anno, il Premio Tenco a causa dell'ormai annoso problema di coesistenza con un Comune di Sanremo che stringe sempre di più i cordoni della borsa (non a caso le annuali targhe saranno stavolta consegnate l'8 dicembre a Novara, Teatro Coccia, ospiti Samuele Bersani e Lella Costa). Ciò non toglie che le due serate su cui il Tenco 2012 si è sviluppato abbiano offerto, per motivi diversi, ottimi riscontri.

Pur con una sorta di prologo il 15 novembre, le polveri si sono accese la sera seguente con un programma tutto centrato sulla celebrazione del centenario della nascita di Woody Guthrie, grande padre della canzone d'autore tout court (di fatto, pur su diversi registri, con quel Charles Trenet il cui centenario cadrà - guarda caso - giusto l'anno prossimo). C'era la nipote di Woody (nonché figlia di Arlo), Sarah Lee Gutrhie, col marito Johnny Irion (che per nonno aveva niente meno che John Steinbeck) e il loro è stato - in fondo prevedibilmente - il set più in linea con la poetica dell'omaggiato: due chitarre acustiche e contrabbasso, country della più chiara acqua, belle sonorità (anche vocali), coerenza assoluta.

L'altro che si è mosso in un'ottica rigorosamente guthriana è stato Luigi Grechi, unitosi per un paio di brani all'Orchestra Popolare Italiana di Ambrogio Sparagna, di cui per parte sua era (è) ospite ufficiale il fratello di Grechi (cognome materno), Francesco De Gregori, nello specifico impegnato all'armonica (mentre è mancata una prevedibile, e forse doverosa, "Il bandito e il campione" di cui Luigi è autore e Francesco interprete-ambasciatore). De Gregori e Sparagna - come accade nel recente Vola vola vola e nelle molte date live - avevano dato in precedenza la stura a fiotti della loro collaborazione, con l'incontenibile verve dell'organettista a sposarsi (miracolosamente?) con l'abituale ritegno degregoriano ("Santa Lucia" e "San Lorenzo" per il cantautore romano, oltre a siparietti vari con Sparagna, e poco prima alla consegna del Premio Tenco 2012 per l'operatore culturale ad Alessandro Portelli). Bello spettacolo, anche generoso, che il pubblico ha accolto con evidente piacere (al Tenco, De Gregori mancava dalla bellezza di ventitre anni!).

Singolare, in positivo, anche la riverniciatura che Davide van de Sfroos ha offerto a originali gutrhiani tradotti nel suo comasco di confine, il laghée, non senza inserire un paio di brani propri, tra cui "Il camionista," di cui lo stesso Guthrie è protagonista con Johnny Cash, Robert Johnson e Jimi Hendrix, laddove Giovanna Marini, anche lei in essenziale veste chitarra e voce, ha riletto solo pezzi dell'omaggiato. Completavano il cast della prima serata i Klezmatics, che nel 2006 avevano dedicato un intero album, Happy Joyous Hanukkah, a Guthrie, e che vi hanno ovviamente attinto a piene mani (in un caso con Sarah Lee ospite) nello stilare la scaletta della loro esibizione al Tenco (dove hanno ricevuto a loro volta il premio destinato all'artista, in questo caso agli artisti), esibizione che ha in tal modo offerto un profilo più composto della loro tradizionale esuberanza, comunque riproposta in avvio e chiusura di set.

Dopo un aperitivo tardopomeridiano in cui le uniche cose degne di nota sono arrivate dal calabrese Peppe Fonte, ciampiano DOC, supportato dalla sempre impeccabile chitarra di Armando Corsi, la giornata conclusiva ha visto succedersi sul palco del Casinò sette nuove proposte, censite attraverso il cosiddetto "Tenco ascolta". Più che incoraggianti i riscontri, in particolare dai Favonio, ottetto foggiano dalle sonorità piene e avvolgenti di cui esce in questi giorni il secondo album, Brutto di faccia brutto di cuore (impagabile la copertina), dal piemontese Matteo Castellano, originale quanto arguto, e soprattutto dal quintetto Saluti da Saturno, raccolto intorno a Mirco Mariani nel nome di tanti post che sanno confluire in un corpus complessivo ricco di fascino e sano gusto per la ricerca. Non male neppure la vocalist Anna Granata e il giovane Dino Fumaretto (al secolo Elia Billoni), a sua volta in possesso di un appeal stralunato e fuori dalle regole.

A chiudere la serata è stato infine chiamato Daniele Silvestri, che ha colto l'occasione per proporre a un pubblico un po' speciale come quello del Tenco l'inedito sodalizio con i brasiliani (di Porto Alegre) Selton, quattro ragazzi veramente pieni di numeri che a questo punto dovrebbero proprio ritenersi arruolati dal quarantaquattrenne cantautore romano (che al Tenco approdò per la prima volta nel lontano 1994). Chiusura in gloria, dunque, in attesa degli eventi. Leggi destino a venire di una manifestazione di cui la scena musicale italiana non dovrebbe proprio privarsi. E con lei, verrebbe da dire, neppure la celeberrima città dei fiori. Buona meditazione a tutti.

Foto di Alberto Bazzurro.

Visita il sito del Club Tenco. (www.clubtenco.it)

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