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Paolo Botti
ByTeatro Fabbricone - Prato - 31.01.2011
Metastasio Jazz ha offerto l'opprtunità di apprezzare dal vivo il bel progetto di Paolo Botti sulla musica di Albert Ayler, della quale il quarantunenne polistrumentista ha distillato l'essenza lirica e folk per mostrarla in solitudine nell'apprezzatissimo CD Angels & Ghosts, pubblicato dalla Caligola Records.
Il concerto - preceduto da una breve e interessante introduzione ad Ayler e alla sua musica, a cura del direttore artistico del festival, Stefano Zenni - si è svolto in totale assenza di amplificazione, senza che ciò comportasse alcuno svantaggio, a dispetto dell'ambiente relativamente vasto, finendo per aumentarne la suggestione. L'ora circa di musica ha seguito quasi integralmente lo schema del disco, le principali differenze dal quale erano costituite dall'assenza del mandolino e dall'uso in alcuni brani dell'armonica a bocca, per colorare maggiormente la performance.
Non che ce ne fosse troppo bisogno. Le splendide composizioni (in maggioranza ayleriane, ma anche di autori come Leroy Jenkins, oltre ad originali di Botti o tradizionali alle quali il sassofonista si ispirava), evocative del mondo afroamericano e talvolta struggenti, erano più che sufficienti ad animare lo spettacolo nella lettura datane da Botti e con la magnetica presenza scenica del suono acustico dei suoi strumenti (viola, banjo e dobro).
Difficile dire cosa maggiormente spiccasse all'interno di un concerto atipico eppure di estremo fascino: se la maestria strumentale di Botti, oppure la magia dei suoni acustici, o ancora l'atmosfera evocata dal progetto, o infine la leggendaria figura di Ayler che aleggiava tra le quinte del teatro. Fatto sta che lo spettacolo, in equilibrio tra jazz, folk e musica da camera, ha rapito i presenti (non pochi per una musica al di là delle etichette come questa), in religioso silenzio per l'intera sua durata.
Botti si conferma con pieno merito sempre più al centro dell'attenzione degli appassionati dopo le sue numerose collaborazioni e dopo il bel lavoro in quartetto di un paio di anni fa, Looking Back. E complimenti a chi ha il coraggio di proporlo dal vivo, come Metastasio Jazz, in un momento in cui è così difficile organizzare eventi anche di più facile recezione.
Foto, di repertorio, di Claudio Casanova.
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