Mark Soskin: One Hopeful Day

Sin dall’ascolto del primo brano, il tessuto sonoro si rivela arrangiato in maniera impeccabile e creativo. Il merito va ascritto a Soskin, che ha pensato bene di variare ritmi, melodie, aggiungere affascinanti introduzioni ed anche code ai brani arcinoti (“Bemsha Swing”, “It’s Easy To Remember”). Ne è venuto fuori un avvincente gioco di riarticolazione/estenzione degli standard.

Un impianto d’arrangiamento davvero originale, poiché svincolata da modalità interpretative fisse e codificate. A partire dagli assoli nel brano monkiano sino alla rivisitazione di un noto pezzo di Chick Corea, giganteggiano gustosi intrecci timbrici e ritmici, improntate alle più varie modalità.

Un esemplare, originale progetto di modern mainstream, condotto con piglio superbo da una formazione in cui eccelle anche e soprattutto la ritmica: oltre al già citato pianista, John Patitucci al contrabbasso e Bill Stewart alla batteria. Come ciliegina sulla torta, la presenza del chitarrista John Abercrombie, per impreziosire con raffinate filigrane il già avvincente tessuto armonico imbastito dal leader.

E per finire il fraseggio sciolto, fluente e rilassato di Potter, per scolpire con note ed interventi estroversi ricchi di ispirata energia la già ricca testura musicale del disco.

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