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Nuova Generazione I-Jazz: Vocione e Scandroglio Group alla Sala Vanni di Firenze

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Vocione e Michelangelo Scandroglio Group
Firenze
Sala Vanni
25.1.2020

Il primo concerto della serie prevista per valorizzare le band selezionate dal progetto Nuova Generazione promosso da I-Jazz si è svolto presso la Sala Vanni di Firenze, in programma due dei cinque gruppi vincenti: Vocione, il duo composto dalla vocalist Marta Raviglia e dal trombonista Tony Cattano, e il quintetto del giovanissimo contrabbassista Michelangelo Scandroglio.

Vocione è una formazione davvero molto particolare, vuoi per la singolarità dell'accostamento tra voce e trombone senz'altri accompagnamenti, vuoi per il modo in cui i due musicisti interpretano la loro interazione. Attivo dal 2006, Vocione è per esplicita ammissione dei due artisti una sorta di laboratorio permanente, nel quale ciascuno ha la possibilità di sperimentare tecniche e stilemi, forte della libertà concessa dall'essere solo in due e della sicurezza di avere accanto un partner telepatico e pronto a seguirlo -una cosa, quest'ultima, che l'ormai lungo legame artistico e umano garantisce sempre più. Una tale apertura stilistica è peraltro importante per i due artisti, entrambi noti per la grande varietà espressiva che li porta da un lato a spingersi fino all'uso di tecniche estreme o comunque inusuali, dall'altro a operare nei contesti più diversi.

Prossimi all'uscita del loro terzo anno, Raviglia e Cattano hanno proposto una selezione—purtroppo breve, essendo due i concerti sono stati entrambi di lunghezza contenuta—del loro modo di far musica: una suite monkiana, un brano di Gilberto Gil interpretato in modo sorprendente, una serie di composizioni originali. Il tutto sempre in equilibrio volutamente precario tra jazz, contemporanea e sperimentazione, con una bella dose di improvvisazione, tante invenzioni—timbriche, ritmiche, espressive—e una voglia di divertirsi talmente potente da straboccare dal palco e invadere la platea, contagiando il pubblico. Che infatti, a dispetto dell'atipicità della proposta e della sua necessità di una qualche metabolizzazione, è parso entusiasticamente affascinato dal concerto.

Piuttosto diverso, ma non per questo meno interessante, il concerto del quintetto di Scandroglio, il cui disco In The Eyes Of The Whale era uscito per la Auand appena il giorno precedente. La formazione è un classico quintetto che vede accanto al leader, autore di tutte le composizioni, Alessandro Lanzoni al pianoforte, Michele Tino al sax contralto, Hermon Mehari alla tromba e Bernardo Guerra alla batteria. La formazione ha proposto una musica molto dinamica, forte della spinta prodotta dalla ritmica—notevole l'apporto di Guerra, incisivo e irruento, ma anche originalmente poliritmico e mai eccessivo nel suono—sulla quale si inserivano gli assoli dei fiati e del pianoforte. Brani non eccessivamente frammentati—in controtendenza rispetto a quanto spesso si ascolta ultimamente—che procedevano quasi "a ondate," con momenti di maggior pathos e altri più raccolti, ma che conservavano un'unitarietà sia strutturale, sia narrativa, quest'ultima favorita da un lirismo in filigrana. Bellissimi soprattutto i momenti nei quali le diverse voci si intrecciavano tra loro mantenendo alto il dinamismo, nei quali le trame prodotte scintillavano in modo particolare.

Notevolissimi i protagonisti, con un Lanzoni sul quale ormai c'è poco da aggiungere e resta solo da aprire bene le orecchie ogni volta che mette le mani sulla tastiera, un Michele Tino che cresce progressivamente ed è già oggi uno dei giovani contraltisti i più interessanti sulla scena, e un Mehari davvero autorevole, che per l'approccio allo strumento ha ricordato Jonathan Finlayson. Scandroglio, da parte sua, pur ritagliandosi alcuni momenti di assolo, come spesso accade in questi casi è parso soprattutto attento a controllare e dirigere le dinamiche complessive. Giustamente, visti i risultati assai rilevanti alla fine ottenuti, che hanno rivelato una formazione interessantissima e da seguire attentamente.

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