Giovanni Mirabassi Quartet: No Way Out
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Dopo Viva V.E.R.D.I., nel quale il suo trio veniva affiancato da un'ampia orchestra d'archi, Giovanni Mirabassi si ripresenta ancora assieme a Gianluca Renzi e Lukmil Perez Herrera, allargando stavolta la formazione con l'inserimento dello strepitoso vibrafonista americano Stefon Harris, erede dei fasti di Bobby Hutcherson.
E proprio ai quartetti con vibrafono degli anni sessanta pare ispirarsi questo No Way Out, per l'agilità e la velocità dei fraseggi, per la struttura dei brani, per l'attenzione agli impasti dei suoni. Con la differenzaoltre a quella degli anni passati non invanoche qui il lirismo dei temi, tutti di Mirabassi, cambia decisamente le atmosfere rispetto a quelle dei dischi Blue Note di quel periodo, evocati nel booklet.
La title track che apre il CD già definisce il perimetro dell'intero lavoro: il piano accenna il tema, il vibrafono lo affianca fin da subito, la ritmica sostiene un discorso sviluppato a grande velocità, ma con enfasi e micropause nei giusti momenti. Il titolo è giustificato dal fatto che a lungo (il brano dura sette minuti e mezzo) il gioco di rimandi tra Mirabassi e Harris pare non avere via di uscita, neppure quando si "sospende" per far spazio a un eccellente assolo del contrabbasso di Renzi.
Il lavoro va poi avanti sulla stessa falsariga, senza particolari mutamenti strutturali o d'atmosfera, se non per l'avvicendarsi dei temi, tutti senza dubbio assai riusciti, eseguiti con grande maestria da due protagonisti principali, che confermano quanto di buono si sapeva di loro.
Esempio di rilettura del modern jazz, ottimamente realizzato anche a livello di registrazione ed equilibrio dei suoni, No Way Out pecca forse un po' proprio nel non caratterizzarsi a sufficienza attraverso aspetti strutturali della musica o stilemi specifici dei peraltro più che bravi interpreti.
E proprio ai quartetti con vibrafono degli anni sessanta pare ispirarsi questo No Way Out, per l'agilità e la velocità dei fraseggi, per la struttura dei brani, per l'attenzione agli impasti dei suoni. Con la differenzaoltre a quella degli anni passati non invanoche qui il lirismo dei temi, tutti di Mirabassi, cambia decisamente le atmosfere rispetto a quelle dei dischi Blue Note di quel periodo, evocati nel booklet.
La title track che apre il CD già definisce il perimetro dell'intero lavoro: il piano accenna il tema, il vibrafono lo affianca fin da subito, la ritmica sostiene un discorso sviluppato a grande velocità, ma con enfasi e micropause nei giusti momenti. Il titolo è giustificato dal fatto che a lungo (il brano dura sette minuti e mezzo) il gioco di rimandi tra Mirabassi e Harris pare non avere via di uscita, neppure quando si "sospende" per far spazio a un eccellente assolo del contrabbasso di Renzi.
Il lavoro va poi avanti sulla stessa falsariga, senza particolari mutamenti strutturali o d'atmosfera, se non per l'avvicendarsi dei temi, tutti senza dubbio assai riusciti, eseguiti con grande maestria da due protagonisti principali, che confermano quanto di buono si sapeva di loro.
Esempio di rilettura del modern jazz, ottimamente realizzato anche a livello di registrazione ed equilibrio dei suoni, No Way Out pecca forse un po' proprio nel non caratterizzarsi a sufficienza attraverso aspetti strutturali della musica o stilemi specifici dei peraltro più che bravi interpreti.
Track Listing
No Way Out; The Snow White Syndrome; Two Finger Snaps; L’Audace; Palm ’air; What Was That Dream About; Canzone; Il Bandolero Stanco.
Personnel
Giovanni Mirabassi: pianoforte; Stefon Harris: vibrafono; Gianluca Renzi: contrabbasso; Lukmil Perez Herrera: batteria.
Album information
Title: No Way Out | Year Released: 2016 | Record Label: CAM Jazz
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Instrument: Piano
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