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Eskelin - Alcorn - Formanek: Mirage

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Non so come e quando sia nato il sodalizio fra questi tre improvvisatori; ignoro se quella documentata da Mirage sia stata la loro unica esibizione dal vivo (nel novembre 2011 alla Towson University di Baltimora, dove Eskelin ha studiato e dove spesso ritorna con i suoi vari progetti) o se, prima o dopo, ci siano state altre opportunità d'incontro. Sta di fatto che nella vasta e meritoria produzione discografica dell'etichetta portoghese non di rado ci s'imbatte in incisioni che danno l'impressione di una casuale occasionalità, vale a dire di aver colto al volo l'occasione di registrare, live o in studio, gruppi non consolidati che si avventurano nell'improvvisazione assoluta, magari propiziando a volte l'assemblaggio dei gruppi stessi. Operazioni lodevoli e stimolanti, di sicuro interesse documentativo, ma anche rischiose in quanto i risultati possono rivelarsi altalenanti, di valore relativo.

Mirage dà appunto questa impressione, evidenziando una certa divergenza di approccio fra i membri del trio. La pronuncia del sax e del contrabbasso (le loro sonorità, i fraseggi, la stessa concezione musicale e il retaggio culturale di appartenenza) risulta densa e terrena, dall'eloquio dialogante, di una concretezza jazzistica. Al contrario le evoluzioni della pedal steel guitar della Alcorn, esponente ben nota del mondo della sperimentazione di origine folk e blues, suonano più astratte, evanescenti e allucinate, per lo più estranee o tangenziali al contesto tracciato dai due partner, rischiando a volte di banalizzarlo.

Questo capita soprattutto nei brani iniziali; in seguito l'interplay migliora, generando una certa unitarietà d'intenti. In "Refraction," per esempio, si integrano le sospese linee esposte dal dialogo fra sax e chitarra; nel lungo "Downburst" si articola una sorta di suite, forse un po' troppo protratta con i suoi 27 minuti, ma coerente e movimentata pur essendo giocata prevalentemente su toni meditabondi. "Mirage" sancisce un traguardo del percorso nel segno di una contemplazione introversa, che origina un'atmosfera misteriosa e inquietante.

Visita i siti di Ellery Eskelin, Susan Alcorn e Michael Formanek.


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