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Linguamadre all'Istituto Ernesto De Martino di Prato

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Linguamadre
Sesto Fiorentino
InCanto
Istituto Ernesto De Martino, Villa San Lorenzo al Prato
29.8.2020

Nato attorno a un progetto sul Canzoniere Italiano di Pier Paolo Pasolini, Linguamadre è un quartetto di giovani e talentuosi musicisti che vanno aldilà delle frontiere sia geografiche, sia musicali: Simone e Niccolo Bottasso, rispettivamente violinista (ma anche trombettista) e organettista (ma anche flautista), piemontesi di Boves attivi con un duo che mescola musica popolare, contemporanea e improvvisazione (Simone da anni vive in Olanda, dove suona anche jazz); Elsa Martin, cantante friulana impegnata in progetti sulla poesia della sua regione, i più noti dei quali sono quelli con il pianista Stefano Battaglia (clicca qui per leggere la recensione del disco Sfueai); Davide Ambrogio, cantante e polistrumentista calabrese, dedito alla studio del canto tradizionale e alla sua sperimentazione in chiave moderna.

Sviluppando l'idea proposta dal Premio Città di Loano per la Musica Tradizionale Italiana, dal Premio Andrea Parodi di Cagliari e dal festival Mare e Miniere, i quattro hanno selezionato alcuni degli ottocento testi presenti nell'antologia pasoliniana (edita la prima volta nel 1955), le hanno musicate e le hanno raccolte in uno spettacolo e in un album dal vivo, per il momento edito solo in digitale. Dopo l'esordio, lo scorso anno a Loano, e una piccola serie di altri spettacoli, questo 2020 doveva essere l'anno di lancio del progetto, ma le note vicende della pandemia l'hanno purtroppo impedito. Così, dopo molte date annullate, la formazione è tornata a suonare dal vivo per il terzo appuntamento della rassegna InCanto, organizzata dall'Istituto Ernesto De Martino nella sua sede di Villa San Lorenzo al Prato, a Sesto Fiorentino, dove l'istituto conserva anche il più grande archivio sonoro privato d'Europa dedicato alla musica popolare.

Nell'ora e mezzo del concerto, svoltosi sotto il loggiato della corte della villa, Linguamadre ha presentato le canzoni del progetto originale, introdotte da una poesia in siciliano di Ignazio Buttitta, Lingua e dialettu. Interpretata dalla voce di Ambrogio senza accompagnamento musicale, era l'unica non inclusa nel Canzoniere, ma aveva un valore programmatico: afferma infatti che un popolo diventa povero non quando non ha da mangiare, non può viaggiare, non riesce a dormire, bensì "quannu ci arróbbanu 'a lingua /addutàta dî patri."

Le poesie che sono seguite, infatti, erano perlopiù in dialetto: in calabrese, veneto, molisano, grecanico (il dialetto greco-calabro), sardo, arbëreshe (la lingua della minoranza albanese nel sud Italia); la sola in italiano—"Boves," che racconta un eccidio nazista nella cittadina piemontese—era anche l'unica che aveva già una propria musica, ma l'arrangiamento in cui è stata proposta era decisamente sorprendente. Poesie aventi a tema vicende e tormenti di popolo, ninne nanne, invocazioni, perfino singolari indovinelli popolari ("Cosmogoya e altre miniminagghie siciliane").

Fin qui si sarebbe trattato di un interessante progetto di recupero e valorizzazione della musica tradizionale, con la valenza culturale e politica del caso, che talvolta finisce per travalicare il valore strettamente musicale di questo tipo di operazioni. Cosa che assolutamente non valeva per questo lavoro di Linguamadre, semplicemente perché le musiche originali messe a punto dai quattro musicisti (che se ne sono suddivisi la titolarità) si sono senza eccezioni dimostrate di eccezionale originalità e livello qualitativo. Pur conservando in genere una marcata componente ritmica—che da un lato esaltava il legame con la tradizione popolare, dall'altro donava loro una forte componente comunicativa—avevano infatti una considerevole complessità strutturale, con ripetuti cambi di tempi e di scenario, intrecci timbrici dovuti anche al polistrumentismo di tutti i protagonisti—oltre i Bottasso, la Martin operava anche all'elettronica, Ambrogio alternava chitarra, tamburelli, lira calabrese e zampogna—e, forse soprattutto, includevano momenti di vera e propria musica contemporanea: improvvisazione (specie da parte di Simone Bottasso e della Martin), contrappunti vocali, dissonanze, reiterazioni. Una musica raffinata, cui il ritmo e l'evocatività delle impennate dinamiche conferivano un pathos fortemente coinvolgente.

Si aggiunga a ciò la qualità degli artisti, tutti davvero di straordinaria levatura, e si capirà perché il pubblico del De Martino—pur abituato ad accogliere con attenzione anche proposte che, prendendo a spunto la tradizione popolare, si spingano in direzioni anche molto diverse—abbia applaudito a scena aperta ogni brano e richiamato la formazione sul palco così tante volte da costringerla, a mo' di "bis del bis," a ripetere anche brani già eseguiti. Un giusto trionfo che ha rinfrancato i musicisti, finalmente lieti di proporre dal vivo questa musica e che si accingono, normative antivirus permettendo, a farle avere la notorietà che merita.

Foto: Claudia Bartoli

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