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Le nuove sonorità della Tru Thoughts
ByAd essa sono legati nomi importanti dell'elettronica più venata di funk e soul come Quantic, Alice Russell, TM Juke, ma gli appassionati guardano con sempre crescente attenzione alle proposte della label - e della sua consorella hip-hop Zebra Traffic - per la grande qualità della musica.
Robert Luis ci racconta qualcosa di più sui "segreti" di questa etichetta.
All About Jazz Italia: Da dove viene il nome Tru Thoughts?
Robert Luis: Una delle cose di cui ero convinto era che nel nome dell'etichetta ci fosse la parola "thoughts" e pochi giorni prima di dover scegliere il nome per la prima produzione della nostra etichetta ho avuto per le mani il 12" di Pete Rock Tru Master ed ecco come è nato tutto! Si tratta anche di un nome che si attaglia perfettamente con il modo in cui è nata l'etichetta e il nostro pensiero, che è quello di gestirla dando la massima priorità alla musica e lasciare che il business girasse attorno a essa, piuttosto che il più comune meccanismo contrario.
AAJ: Qual è il tuo background musicale?
R.L.: Avrei voluto imparare a suonare la batteria dall'età di otto anni, ma vivevamo in un appartamento e mia madre non se lo poteva nemmeno permettere. A essere sincero non so se sarei stato così bravo, ma questo comunque mi ha dato lo spunto per addentrarmi nel mondo dell'hip-hop negli anni Ottanta. Sucker MC's dei Run DMC mi ha cambiato la vita! Ero un fan sfegatato dell'hip-hop e quando un amico mi ha suggerito si seguire i primi show radiofonici di Gilles Peterson e Norman Jay per scoprire i campionamenti originali questo mi ha aperto la mente verso altre musiche.
AAJCosa cerchi nella musica che poi decidi di produrre con la Tru Thoughts?
R.L.: Originalità, soul, creatività, la voglia di spingere la musica oltre i propri confini e qualche buon tormentone!
AAJCos'hai imparato gestendo un'etichetta discografica?
R.L.: È un lavoro duro, ma che ti dà moltissimo. C'è un vecchio detto secondo cui il business musicale è composto per il 99% da business e per il restante 1% da musica: può essere una cosa davvero frustrante, ma riesco a rapportarmici e spero che con la Tru Thoughts siamo riusciti a riequilibrare almeno in parte la percentuale!
AAJQual è lo stato di salute delle etichette indipendenti oggi?
R.L.: Beh, direi che se ci confrontiamo con le majors siamo messi abbastanza bene! Il tipo di feedback che riceviamo ci dice che le persone sono contente di comprare i nostri dischi e di scaricarsi i brani delle majors, dal momento che c'è una consapevolezza sempre maggiore che dare supporto agli artisti indipendenti significa aiutarli a pagare l'affitto e a produrre sempre nuova musica, piuttosto che fare comprare loro costosi gioielli o altre vanità. Riusciamo anche a essere un po' più creativi, realizzando un disco che venda 3000 copie e che non ci faccia perdere nemmeno un quattrino. Una major ne dovrebbe vendere ben più di 50mila solo per andare in pari.
AAJQuali sono gli obbiettivi a lungo termine dell'etichetta?
R.L.: Penso che attualmente abbiamo superato il primo scalino di un'etichetta indipendente e ora il pubblico ci conosce, sa cosa facciamo e prova la nostra musica. Spero riusciamo a catturare sempre più fans per gli artisti della Tru Thoughts e mi piacerebbe molto che riuscissimo a scritturare sempre nuovi artisti oltre a rafforzare quelli che già produciamo. Mi piacciono molto Quantic, Alice Russell, TM Juke e spero che nella squadra entrino presto a fare parte i futuri Quincy Jones, Chaka Khan e Herbie Hancock! Mi piacerebbe anche molto produrre Immortal Technique.
AAJRaccontaci qualcosa della Zebra Traffic.
R.L.: È la nostra etichetta hip-hop e sono davvero contento di dischi come quelli di Rup o dei Dirty Diggers: sono la nuova generazione hip-hop inglese. Amano davvero l'hip-hop e ci stanno lavorando per creare grandi testi e grande musica!
Questa intervista compare originariamente sul sito www.tru-thoughts.co.uk cui rimandiamo anche per tutto il catalogo e ogni altra informazione
Allaboutjazz sceglie per voi tra le ultime novità Tru Thoughts:
Nostalgia 77
Everything Under The Sun
(2007)
Impregnato fino nel profondo dell'anima di jazz, questo disco dei Nostalgia 77, creatura del britannico Ben Lamdin, è un corposo gioiello che scivola come sciroppo denso dentro le vene!
Apertura affidata a un contrabbasso scuro e alla voce di Lizzy Parks e via... attraverso quello che riduttivamente potremmo definire nu-jazz, ma che, grazie a un team di fiati molto coeso e a una sapienza armonico-ritmica mai banale, è una musica vibrante e attuale. Nostalgica nella base, non negli esiti. Da provare!
Lanu
This Is My Home
(2007)
Beats ben costruiti, si vola alto, sopra la banalizzazione r&b con questo nuovo lavoro di Lanu [Lance Ferguson]: parti vocali efficaci e pungenti, un senso complessivo dei brani che cresce e coinvolge, ottimi interventi chitarristici e dei fiati. Contagioso!
Jumbonics
Talk to the Animals
(2007)
Nelle fornaci del nuovo funk, laddove ribollono i bassi ancora incandescenti, dove la polvere digitale invita a proteggere gli occhi con occhiali colorati, dove le chitarre tagliano anche i materiali più coriacei e le voci sembrano incitare la movimento.
Talk to the Animals avvolge con la sua densità sonora, a volte sensuale e sussurrato, altre incisivo e indomito [anche appena spruzzato di leggerezza eighties!] per i dancefloor più caldi. Bello!
Dirty Diggers
The Pleasure Is All Mine
(2007)
Ragazzacci del nuovo hip-hop inglese, i Dirty Diggers propongono un lavoro fresco, con basi musicali semplici e dirette e un rapping incalzante ma mai affannoso. Giocosi, ma anche seri, molto attenti all'aspetto musicale, meritano di essere ascoltati dagli appassionati del genere, ma anche da chi si affaccia saltuariamente da queste parti.
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