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Lana Meets Jazz
ByMentre migliaia di alpini invadevano la provincia di Bolzano per l'ottantacinquesimo raduno nazionale, a Lana - piccolo paese nei pressi di Merano - si svolgeva un evento di minore impatto mediatico, ma culturalmente più significativo: il festival "Lana Meets Jazz".
Ci piace, questo titolo. "Meets" ha un che di emblematico, suggestivo. Il jazz è, per sua natura, una musica fatta di incontri, mescolanze, contaminazioni. Ed è un titolo che lascia intravedere le intenzioni che hanno mosso la direttrice artistica della rassegna, Helga Plankensteiner, nella stesura del programma. Favorire l'incontro, appunto, tra il paese di Lana e il mondo del jazz.
Musicista molto attiva anche nella didattica, la sassofonista ha pedagogicamente disegnato per i propri concittadini una sorta di percorso di avvicinamento al jazz, in grado di catturare l'attenzione dei bambini / ragazzi che frequentano la locale scuola di musica, e al tempo stesso coinvolgere anche genitori, parenti, amici. Gettare qualche seme, insomma, per fare in modo che anche a Lana si crei e si sviluppi un pubblico di attenti ed affezionati jazzofili.
Sul palco del festival si sono alternati musicisti professionisti e gruppi di studenti della scuola di musica (i Turbosax, The Kids, Chaotix, la Schulte Family). Con ruoli ovviamente distinti, ma evitando ogni gerarchia. Gestendo con intelligenza tempi e spazi. Evitando i facili ed eccessivi entusiasmi, ma anche l'accondiscendenza di chi guarda con (finta) benevolenza a bambini e ragazzi che stanno sviluppando un approccio allo strumento ed al linguaggio musicale.
Date le premesse, il programma ha naturalmente privilegiato proposte caratterizzate da una certa accessibilità, spaziando dal jazz vocale intimista e confidenziale del duo Alan Farrington - Sandro Gibellini, a quello più strutturato del quartetto di Patrizia Conte (Andrea Pozza al piano, Luciano Milanese al contrabbasso, Enrico Tommasini alla batteria), dal mainstream dei S' Quartet (Bernhard Brugger alla tromba, Luis Zoeschg alla chitarra, Hannes Mayr al contrabbasso, Peterpaul Hoffmann alla batteria), al bop evoluto del trio del sassofonista Matteo Cuzzolin (Marco Stagni al contrabbasso, Andrea Polato alla batteria).
Non sono mancate, tuttavia, proposte più audaci, come ad esempio quella del quartetto austriaco Saxofour di Wolfgang Puschnig, Klaus Dickbauer, Christian Maurer e Florian Bramboeck. Dati i nomi in gioco, è facile intuire come la musica abbia avuto anche asprezze avant tutt'altro che facili ed orecchiabili. Il materiale musicale di base - colonne sonore di film, dai grandi western a Fellini e Kurosawa - e l'atteggiamento scanzonato, molto teatrale, dei musicisti (ben oltre i limiti del dissacrante), hanno però reso godibile e fatto arrivare una musica complessa e spigolosa anche ad un pubblico poco avvezzo a certi linguaggi.
Meno convincente il concerto della Jazzorchester Tirol - Chamberjazz & Superbrass, che vedeva affiancati una piccola orchestra jazz ed un quartetto d'archi. I brani, strutturati per giustapposizione di quadri non sempre omogenei, mancavano di una decisa fisionomia. Le orchestrazioni, spesso scintillanti, spingevano il volume verso l'alto, a discapito delle sfumature. Qualche individualità interessante (il chitarrista Andreas Tausch, il violinista Christoph Mallinger), ma equilibri complessivi da rivedere.
Si configurava invece come molto intrigante - quantomeno sulla carta - il concerto del quartetto della sassofonista berlinese Silke Eberhard, con Patrick Braun alla tromba, Nikolaus Neuser al sax tenore e Gerhard Gschloessl al trombone. Composizioni di Eric Dophly, riarrangiate per quartetto di fiati. Purtroppo non siamo riusciti a seguirlo. Speriamo ci saranno altre occasioni.
Foto di Martin Geier (la prima e la terza) e Damian Lukas Pertoll (la seconda e l'ultima)
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