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John Cage e la rete

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John Cage e la rete. John Cage e youtube. Frammenti, schegge, improbabili cover, filmati d'annata, interviste, incontri, seriose interpretazioni, sarcastiche prese per i fondelli. C'è di tutto un po.' Una matassa difficile da sbrogliare. Più che un viaggio, un rompicapo. Però ci si può divertire saltellando qua e là. Gli spunti abbondano. E allora meglio svestire i panni del filologo-compilatore e indossare quelli - molto meno seri, forse, ma molto più cageani - del turista per caso, dell'internauta che segue il flusso dei link.

Insomma, l'avrete capito. Questo breve e sconclusionato video-racconto non intende offrire una ricognizione sistematica di quanto disponibile o di quanto ancora manca all'appello. È il resoconto di un percorso accidentale e accidentato, un personale carosello. Buona visione.

Iniziamo dalla televisione. Non è il «Santo Gral», la puntata di Lascia o raddoppia del '58 alla quale Cage partecipò in veste di esperto di funghi, ma qualcosa di molto simile. Sono trascorsi due anni dalla comparsata italiana nel programma di Mike. È il 1960. Cage è ospite di Garry Moore nello show della Cbs I've Got a Secret. Il brano eseguito è "Water Walk".

Tre anni dopo Frank Zappa avrebbe fatto qualcosa di molto simile durante lo show di Steve Allen. Niente pentole e pianoforte, stavolta. Solo una bicicletta.

Balzo nel tempo (ce ne saranno altri). David Tudor esegue "4'33"". Non poteva mancare. «The Material of Music is Sound and Silence. Integrating these is composing. I have nothing to say and I am saying it».

Mentre qui è lo stesso Cage a eseguire la sua più celebre (e più fraintesa) composizione.

Un altro balzo nel tempo per farsi spiegare dal compositore il significato dei quattro minuti e trentatre secondi più famosi della storia della musica. Siamo nel '91. L'intervista è da brividi. Che poi il video duri 4'18" e non 4'33" dimostra che questo non è il migliore dei mondi possibili.

Di versioni di 4'33" ce ne sono centinaia disponibili. Interessante, e per certi versi sorprendente, la versione della BBC Symphony Orchestra. Notare le risate quando il direttore si asciuga il sudore. In quelle risate, che esplodono in un luogo sacro per la musica come una sala da concerti (e non in uno studio televisivo), c'è molto dell'universo cageano.

Meno rivelatrice forse, ma tra le più divertenti, l'esecuzione dell'omonimo Nicolas Cage.

E poi sì, anche Bollani. Che su Rai Tre, qualche tempo fa, ha proposto il brano all'interno di Sostiene Bollani. La versione è volutamente comica, teatralmente comica, sfacciatamente comica. Perché il pubblico se no cambia canale? La domanda, forse volutamente, è mal posta.

Balzo indietro. Milano. 1977. Cage al Teatro Lirico. Un servizio dell'epoca, di Renato Marengo, che racconta più dell'Italia che della musica del compositore americano. Interviste al pubblico prima del concerto (tra i tanti, Franco Battiato), contestazioni e una panoramica sull'editoria di quegli anni. Gustoso frammento.

Qui l'audio (una parte di quel che poi è finito sul doppio Cramps). Con fischi, urla, insulti, battiti ritmati delle mani e un «compagni facciamo silenzio perché sta vincendo lui». Il brano? Empty Words, due ore e mezza di parole e fonemi tratti dal diario di Thoreau.

Ancora la televisione italiana. Il filmato (un estratto) racconta il "Musicircus" organizzato da John Cage a Torino il 19 maggio 1984 con alunni delle scuole elementari.

Aribalzo indietro. Non poteva mancare "Sound??", il film di Dick Fontaine del '66 che racconta l'incontro, solo virtuale, tra Cage e Roland Kirk.

Il documentario su Cage firmato da Peter Greenway, che fa parte della serie Four American Composers. Pura delizia a colori.

Altro documentario. Dalla serie inglese American Masters. Splendido e illuminante.

Chiusura in bellezza con le 19 domande tratte da From Zero, un film di Frank Scheffer e Andrew Culver. Il Cage più che Cage che ci sia.

Fine del viaggio.

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