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Jazz - Body And Soul: le foto di Bob Willoughby
Bydi Bob Willoughby
Evans Mitchell Books London 2012 - Pag.176
Il lavoro fotografico di Bob Willoughby ha caratterizzato l'iconografia del cinema hollywoodiano degli anni cinquanta e sessanta: chi non ricorda Dustin Hoffman nel set de "Il Laureato," Liz Taylor in "Chi ha paura di Virginia Woolf" e soprattutto le immagini di Audrey Hepburn in "Vacanze Romane"? Anche se la cosa è meno nota, Willoughby era anche un appassionato di jazz e in questo campo ha prodotto un magnifico corpus di immagini, che, per qualità, lo pongono ai livelli di William Claxton, William Gottlieb, Herman Leonard o Francis Wolff. Come loro, fotografò la scena musicale degli anni cinquanta, immortalando i grandi protagonisti del classic e modern jazz e soprattutto i nuovi volti della scena West Coast.
Willoughby era nato nel 1927 a Los Angeles e, poco più che ventenne, inizò a intrufolarsi in locali come l'Haig, il Tiffany o dietro le quinte dello Shrine Auditorium o del Rendezvous Ballroom, scattando magiche istantanee che questo splendido volume raccoglie con cura.
Realizzato in formato 30 x 21, particolarmente elegante nella grafica e nella stampa, Jazz Body and Soul offre una panoramica esauriente dell'opera di Willoughby, riempiendo un vuoto che si prolungava da molti anni. L'unico altro documento del suo lavoro jazzistico era uscito 22 anni fa in un primo esile volume (Jazz in L.A.) pubblicato dalla tedesca Nieswand Verlag.
Quest'edizione raccoglie 130 immagini, molte delle quali inedite, scattate in un arco temporale che va dal 1950 al 1994. Come detto, il corpus iconografico documenta soprattutto gli anni cinquanta e la scena californiana: le foto del 1992/94 testimoniano il breve ritorno dietro l'obiettivo di Willoughby, quando viveva nel sud della Francia, in pensione.
Uno degli aspetti più interessanti di queste foto è la loro capacità di evidenziare il lato intimo degli artisti, spesso colti in un attimo privato nel backstage. Si vedano ad esempio le pensose istantanee di Chet Baker, Frank Sinatra, Paul Desmond, Oscar Peterson o di Roy Eldridge. Un contrasto evidente con le istantanee dei concerti, dove il dinamismo è evidente e talvolta raggiunge la frenesia (palpabile nella postura dei solisti o nel coinvolgimento del pubblico): esemplare è la sequenza di Big Jay McNeely all'Olympic Auditorium di Los Angeles nel 1951.
Ogni fotografia è commentata dall'autore, che ne ricorda il momento. Tra le più intense senz'altro quelle di Billie Holiday (1952), di Coleman Hawkins e Stan Kenton (1950), di Gerry Mulligan (1953) e Dave Brubeck (1950/54) che ha contribuito al volume con una piacevole introduzione.
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