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Intervista al TiConZero. Conversazione con Alessandro Olla.
ByGli artisti coinvolti rappresentano le leve emergenti di una ricerca al confine tra la dimensione sonora e quella visiva, apprezzata in contesti istituzionali e non, sia in Italia che all'estero. Nelle produzioni TiConZero, le tecniche di composizione ed esecuzione privilegiate conducono alla realizzazione di musiche originali, eseguite dal vivo con strumenti di varia natura: elettronici, digitali, musicali tradizionali, elettroacustici, oggetti sonori. Forte attenzione è data all'uso delle nuove tecnologie applicate alla musica. TiConZero esplora dunque la dimensione sonora attraverso le ricerche contemporanee che intrecciano i linguaggi e le pratiche, in una continua messa in discussione dei presupposti compositivi, che è poi il punto di partenza di ogni pensiero artistico votato alla sperimentazione e pienamente aperto al cambiamento.
AAJ: Cominciamo dalla domanda più banale: cos'è per te/voi un ensemble?
Ti Con Zero: È un entità poliforme aperta alla mutazione. E' un crogiuolo di approcci e visioni differenti che divengono linfa per ricercare e sperimentare nuove possibilità sonore e grammaticali.
AAJ: Hai/Avete voglia di raccontare come, quando e dove si è formato il vostro Ensemble dal momento che TiconZero nasce essenzialmente come associazione?
TcZ: Ticonzero è un centro di ricerca e sperimentazione crossmediale e anche una label discografica. Sin dal 2001 abbiamo realizzato numerosi workshop con artisti di spicco nella scena contemporanea. Il Moex ensemble nasce dai workshop realizzati con Victor Nubla nel 2004.
AAJ: Come e perché del nome che avete scelto.
TcZ: Prende il nome da un racconto di Italo Calvino. T con 0 è inteso come l'istante zero di qualsiasi evento fisico. E' l'istante che precede lo scoccare della freccia quando l'arco è in giusta tensione. Il nome MOEX invece è un acronimo che vuol dire tante cose: la versione più semplice è MusicOrchestraEXperimental.
AAJ: I presupposti che vi hanno portato a unirvi sono gli stessi sui quali ancora oggi basate il vostro legame?
TcZ: Sì, sicuramente siamo legati dalla voglia di relazionarci con luoghi e dinamiche sempre diverse e dalla necessità di spingere i confini dei linguaggi musicali e non solo. In sette anni di vita Moex abbiamo lavorato con molti musicisti e non abbiamo mai ripetuto una performance in quanto tutte originali e site specific.
AAJ: Che relazione c'è tra MoEx e TiconZero?
TcZ: Moex nasce da laboratori e concerti organizzati da TiconZero. Le produzioni e l'organizzazione dei progetti sono a cura di TiconZero. L'Ensemble Moex nasce nel 2003 da un gruppo eterogeneo di artisti (performer, danzatori e videoartisti), provenienti da percorsi e ricerche artistiche differenti, sotto l'impulso del compositore catalano Victor Nubla e Alessandro Olla. Moex è un progetto di orchestra sperimentale mutante e realizza progetti musicali originali finalizzati a proporre nuovi rapporti tra musica e spazio, tra suono e immagine. L'ensemble usa l'improvvisazione come metodo compositivo, lasciando in esecuzione, ampi spazi di creatività pur lungo linee ben tracciate, generando una ricca varietà espressiva slegata da categorie e generi.
AAJ: Per quanto riguarda il repertorio, come lo scegliete e come lavorate per l'esecuzione... magari potete raccontarlo a partire da un progetto che avete realizzato che vi sta particolarmente a cuore.
TcZ: I progetti sono tutti originali e realizzati in luoghi di particolare interesse architettonico o storico o naturale. L'ultima perfomance l'abbiamo realizzata la scorsa estate in un bosco nel centro della Sardegna. Il progetto è stato affidato a Simon Balestrazzi. Il pubblico percorreva un breve tragitto nel bosco di notte con 7 stazioni sonore unite da una drammaturgia collettiva. Spesso affidiamo completamente l'interpretazione sonora di un luogo ai musicisti singoli e poi tracciamo un itinerario sonoro che lega danza, video e teatro.
AAJ: Che cosa vi interessa maggiormente mettere in luce della musica del Novecento? Quali sono gli aspetti sui quali voi come Ensemble ritenete di dover maggiormente lavorare?
TcZ: Siamo particolarmente interessati all'improvvisazione, alla ricerca timbrica, al live electronics, all'elettroacustica e l'interazione con la danza e il video. Siamo uniti dalla necessità di rinnovare il nostro linguaggio. Prendiamo spunti da qualsiasi forma artistica. I nostri punti di riferimento sono sicuramente John Cage, Francis Bacon, Pina Bauch, Frank Zappa, William Burroughs, David Lynch...
AAJ: Cosa significa per voi improvvisare? L'improvvisazione è una pratica del vostro fare musica insieme? Nel caso, come avviene e quanto peso ha nel vostro lavoro?
TcZ: Improvvisare vuol dire darsi la possibilità di uscire da schemi preconfezionati, vuol dire mettersi in gioco senza far riferimento alle proprie abitudini. Improvvisare vuol dire cercare uno stato di veglia, una dimensione di attenzione interiore e parallela sensibilità verso l'esterno.
AAJ: Non posso non chiedervi di raccontare come è nata e si è svolta la collaborazione con Tim Hodgkinson.
TcZ: Con Tim abbiamo un rapporto musicale che nasce nel 2003. L'abbiamo invitato per un workshop sull'improvvisazione sotto suggerimento di Elio Martuscello e da allora è venuto a trovarci molte volte.
AAJ: Immagino che abbiate lavorato molto anche dal punto di vista teorico con Hodgkinson.
TcZ: Tim propone molti giochi ed esercizi finalizzati al liberarsi dalle proprie abitudini e convenzioni esecutive. Nelle sue partiture invece ci sono idee molto chiare e giustificate teoricamente.
AAJ: ... e per quanto riguarda l'elettronica?
TcZ: Improvvisare utilizzando strumenti elettronici richiede un ribaltamento di approccio. Usare un laptop o una sampler è profondamente diverso che usare uno strumento musicale concreto in cui hai un rapporto fisico tattile, reattivo. Devi avere una veglia razionale e programmatica e quindi non puoi abbandonarti ad uno stato esclusivamente interiore emotivo. Io nelle improvvisazioni con Tim e con Moex ho usato spesso il sampler e mi sono limitato a creare delle dimensioni sonore con un interazione semantica e non grammaticale.
AAJ: Essendo All About Jazz una rivista dedicata al jazz, quanto pensate il vostro lavoro abbia a che fare con questo genere? Che cosa vi interessa in particolare del jazz?
TcZ: Siamo ovviamente interessati al jazz ma solo a quello sperimentale o free. Il jazz tradizionale è diventato decorativo, storicizzato; è ormai un linguaggio da supermercato.
AAJ: Jean Marc Montera ha collaborato a molti vostri progetti, "attivando una serie di iniziative musicali e didattiche tra cui, nell'ambito della rassegna Microonde 2004, un workshop e un concerto con un ensemble formato dagli allievi. Nel 2008 partecipa a SIGNAL Festival con il progetto MEDITRIO".
TcZ: Il progetto di Montera era legato alla cultura mediterranea. Unire strumenti musicali medioevali alla musica elettronica coinvolgendo un ensemble francese che di volta in volta collaborava con altre realtà di citta mediterranee.
AAJ: Portate avanti un lavoro teorico (letture, discussioni sulla metodologia, studi o ricerche, seminari) a livello di Ensemble oppure la formazione e la ricerca sono un percorso individuale da condividere solo in un secondo momento insieme?
TcZ: Nel nostro caso a parte i workshop collettivi ognuno di noi porta avanti un percorso formativo-culturale individuale.
AAJ: Il pubblico è importante? E in che forma, dimensione, misura...?
TcZ: Il pubblico è al centro dei nostri progetti. I nostri progetti sono finalizzati a realizzare performance multisensoriali anche dentro boschi, siti archeologici, luoghi di particolare suggestione o energia.
AAJ: Vi appoggiate ad una casa discografica? Ne avete fondata una vostra?
TcZ: Ticonzero è anche una label discografica
AAJ: Dal punto di vista economico, come avete provveduto fino ad ora a finanziare i vostri progetti? Quali margini di autonomia avete rispetto a chi/coloro che vi sovvenziona/no?
TcZ: Abbiamo un finanziamento della regione autonoma della Sardegna che copre il 70% delle spese. Il rimanente lo elemosiniamo dai comuni o dalle provincie.
AAJ: Pensi che ci sia una politica in Italia attenta agli Ensemble e/o su cosa dovrebbe sostenere realtà come la vostra la politica (locale, nazionale?)?
TcZ: In Italia c'è una politica totalmente cieca e ignorante soprattutto sulla ricerca e sulla sperimentazione artistica. Alcuni componenti dei Moex sono espatriati e tornano solo per i concerti. Anche io cerco di vivere almeno 6 mesi all'anno lontano dall'Italietta.
AAJ: Un ensemble è un archivio di memoria storica musicale oppure, diversamente, lavora sul vivo della musica intervenendo nella quotidianità in tempo reale?
TcZ: Una memoria storica drasticamente rielaborata dalla contemporaneità
AAJ: Nel vostro percorso il rapporto con l'arte e con il video è fondamentale. Penso alla vostra collaborazione con SDNA. Come è nata e si è sviluppata?
TcZ: I progetti con il duo Londinese SDNA è nato tramite delle coproduzioni. Una parte del lavoro si è svolta a Londra e un'altra in Sardegna. Il duo realizza progetti di mappinf e di produzioni video originali con particolare cultura visiva e sensibilità. Oltre a SDNA abbiamo spesso collaborato con Quit (un altro ensemble che si occupa di video live) e con Manuel Carreras.
Foto di Hubl Greiner (Hodgkinson) e Claudio Casanova (Sanna).
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