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Il tempo di Scelsi - Intervista a Nicola Sani, Presidente della Fondazione Isabella Scelsi.

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La Fondazione Isabella Scelsi fu costituita il 21 gennaio 1987 da Giacinto Francesco Maria Scelsi, Conte d'Ayala Valva (1905-1988), con lo scopo di promuovere la nuova musica, ed in particolare lo studio e la diffusione delle proprie opere.

La sede dell'istituzione è l'abitazione romana in cui il compositore visse durante gli ultimi venti anni della sua vita: una palazzina situata a ridosso del Parco dei Fori, in Via San Teodoro 8.

La Fondazione dispone di un sito internet ricco e costantemente aggiornato, nel quale, oltre alle informazioni sull'attività istituzionale, si trovano preziosi dati sull'opera e sulla vita del musicista.

Oltre all'obiettivo di migliorare l'accessibilità all'appartamento-museo del compositore, la Fondazione si concentra su più fronti, dal riordino dell'Archivio storico al coinvolgimento in molteplici attività editoriali, discografiche e musicologiche.

Di tutte queste iniziative abbiamo conversato a Ginevra con il compositore Nicola Sani, al quale nell'ottobre del 2004 è stata affidata la presidenza della Fondazione, in occasione della rassegna Archipel, che quest'anno ha dedicato a Giacinto Scelsi conferenze e concerti monografici, con una prima esecuzione assoluta.

All About Jazz Italia: Ripercorriamo insieme la storia della Fondazione.

Nicola Sani: La Fondazione nasce per iniziativa di Giacinto Scelsi. E' intitolata alla sorella, scomparsa qualche anno prima, di un paio d'anni più giovane del compositore. Isabella aveva sempre desiderato che venisse creata una struttura per salvaguardare non soltanto il lascito culturale del fratello, ma anche e soprattutto per diffondere l'esecuzione della sua musica. Si rendeva perfettamente conto, Isabella, da buona amministratrice dei beni familiari quale era, che la l'opera di questo musicista avrebbe potuto sopravvivere soltanto grazie a una struttura organizzata che ne preservasse la memoria, in un senso non museale, ma vivo e reale.

Giacinto Scelsi non soltanto costituì la Fondazione e ne assunse la presidenza, ma si occupò personalmente della stesura di uno statuto estremamente avanzato, che tuttora fornisce le linee-guida delle nostre attività.

Il principale motivo d'interesse di questo documento risiede nel fatto che non è focalizzato soltanto sulla musica di Scelsi, ma, in generale, sulla musica del nostro tempo, considerata anche nelle sue relazioni con altri linguaggi. Nello statuto viene esplicitato l'interesse verso le musiche esoteriche, che hanno sempre attratto l'attenzione di Scelsi, e che io personalmente ritengo un oggetto di studio rilevante, se trattato in maniera approfondita e rigorosa, e non come un fenomeno meramente esotico. Accanto a questo c'è la creazione di un archivio, aperto e consultabile dagli studiosi. Quindi la Fondazione si propone, già nella sua base statutaria, come punto di riferimento per tutta la musica contemporanea, oltre che - naturalmente - quale supporto fondamentale per la divulgazione e lo studio dell'opera di Giacinto Scelsi.

Da questo punto di vista, la Fondazione è l'estrinsecazione più evidente dell'aspetto sociale dell'attività del compositore, a dimostrazione di come fosse pienamente inserito nella società del proprio tempo: se uno volesse estraniarsene non costituirebbe certo una struttura di questo genere!.

AAJ: La Fondazione, tuttavia, ha dovuto fronteggiare un lungo periodo di stagnazione.

N.S.: I problemi derivarono dal fatto che i membri del Consiglio Direttivo della Fondazione furono scelti da Scelsi nell'ambito della sua cerchia di conoscenza più stretta: questo ha determinato una situazione, come spesso accade in questi casi, di conflitti interni all'organo decisionale della Fondazione. Va ricordato, ioltre, che alla morte del compositore, per Statuto, la Presidenza è stata assunta dall'amministratore personale di Scelsi, persona completamente al di fuori del mondo musicale e culturale. I contrasti hanno impedito, di fatto, alla Fondazione di operare. La situazione si è protratta per anni, bloccando quasi del tutto l'attività della Fondazione, di cui non rimaneva che la rivista "I suoni, le onde...", diretta da Luciano Martinis, che ha continuato saltuariamente ad essere pubblicata.

Nel 2004, ne ho assunto la Presidenza, non essendo parte della cerchia originaria di Scelsi, né avendo particolari legami con la sua musica o con la sua persona, ma su richiesta di alcuni membri del Consiglio della Fondazione, che conoscevano il mio impegno in veste di direttore artistico e di organizzatore musicale (accanto a quella di compositore, che è la mia attività predominante).

AAJ: Nell'arco di circa tre anni, molte cose sono cambiate...

N.S.: Mi accorsi immediatamente delle problematiche in cui la Fondazione versava, essendo sull'orlo del commissariamento: la forte litigiosità interna alla struttura, che non aveva peraltro problemi economici - non avendo praticamente mai operato, il bilancio era in pari - e l'inadempienza agli scopi statutari avevano spinto la Prefettura di Roma ad avviare la procedura per il commissariamento.

Dall'ottobre 2004 si sono avviate a soluzione le questioni giuridiche connesse al commissariamento (la procedura è stata, infatti, archiviata) e di lì è iniziato un nuovo corso, orientato dalla massima inerzia iniziale al massimo dell'attività, culminata con il festival per il centenario del compositore.

Questa rassegna, che ha avuto inizio nell'ottobre 2005 e si è protratta fino al maggio 2006, è stata un'occasione grandiosa, con quaranta concerti, più di settanta opere di Scelsi eseguite, e attraverso Scelsi, moltissime esecuzioni di musica contemporanea.

Abbiamo conseguito livelli quantitativi e qualitativi che Roma non ha mai raggiunto, se si pensa che tra i protagonisti ci sono stati il Quartetto Arditti, e tutti i grandi interpreti di Scelsi, come Michiko Hirayama, Carol Robinson, Joelle Léandre, Frances-Marie Uitti, Pauline Vaillancourt, Nicholas Isherwood, Roberto Fabbriciani, provenienti da varie parti del mondo...

Sono state coinvolte le formazioni orchestrali della Capitale: l'Orchestra di Roma e del Lazio, la Roma Sinfonietta, direttori come Marcello Panni e Luca Pfaff. Oltre alle giovani formazioni italiane, come il Quartetto di Torino, che abbiamo potuto ascoltare anche qui a Ginevra, l'Ensemble Alter Ego, l'Ensemble Ex Novo.

E' stata veramente una coralità incredibile di situazioni, che ha coinvolto tutte le principali strutture di Roma, da Santa Cecilia a Musica per Roma, dalla Istituzione Universitaria dei Concerti a diverse organizzazioni internazionali, come l'Accademia Americana (ricordo al riguardo uno splendido concerto tenuto in questa sede da Richard Thrytall, che ha eseguito la Suite n. 8 di Scelsi, "Bot-ba," insieme alla Concord Sonata di Charles Ives).

Nell'ambito del festival sono stati realizzati percorsi tematici, o monografici, su Scelsi, con i quali si è cercato di affrontare, in maniera sufficientemente organica, la sua prima produzione e di approfondire i rapporti con diversi autori delle epoche successive, a lui affini (quindi i vari Morton Feldman, Gérard Grisey, John Cage, Toru Takemitsu, Jonathan Harvey).

E' stata un'occasione davvero unica, che ha fornito alla Fondazione l'occasione di presentarsi con il suo nuovo assetto; abbiamo avuto una rassegna stampa incredibilmente ricca e positiva, presso i giornali nazionali e le riviste più importanti, non solo musicali. Panorama, per esempio, ha dedicato un servizio esclusivo, prima del festival, a questa iniziativa, mentre su La Repubblica campeggiava un paginone d'apertura. a firma di Leonetta Bentivoglio ed il Venerdì ha ospitato un articolo del compianto Enzo Siciliano, che è stato con noi alla presentazione della Trilogia all'Auditorium: particolarmente belle e toccanti la sua testimonianza e la sua presenza nell'ultima parte del festival, che sono venute a coincidere con l'ultima parte della sua vita. AAJ: Nuovi obiettivi si profilano per la Fondazione, in primis l'apertura al pubblico dell'archivio.

N.S.: Preliminari alla libera consultazione sono le attività di riordino, catalogazione, studio, che stiamo conducendo a marce forzate perché è difficile fare in poco più di un anno ciò che non si è fatto in diciotto.

Disponiamo di materiali diversi, costituiti prevalentemente dall'opera che Giacinto Scelsi ha lasciato alla Fondazione, che ne è dunque proprietaria. Si tenga presente, peraltro, che non tutta l'opera di Scelsi è nell'archivio, dal momento che non poche partiture non sono state ancora ritrovate; bisognerà attendere la fine dei lavori per capire quello che c'è e ciò che manca.

Per ora possiamo dire che l'esistenza del materiale presente in archivio era nota già dopo la scomparsa del compositore; è stata la violoncellista Frances-Marie Uitti la prima persona che ha avuto la possibilità di accedervi, nel 1994, su incarico di Carlo Fischetti - già amministratore dei beni di Scelsi, e suo successore alla Presidenza della Fondazione -, che le aveva affidato l'incarico di trasferire su DAT l'archivio di nastri su quarto di pollice.

L'opera di riversamento ha riguardato non tutto l'archivio, perché ne esiste un altro ancora più vasto - ma di rilevanza non secondaria - comprensivo di tutto ciò che Scelsi registrava, ossia esecuzioni di sue opere e vari materiali che attraevano la sua attenzione, come registrazioni radiofoniche, dischi che l'autore aveva riversato su nastro...

Ancora non so dire ancora con precisione cosa ci sia in questo secondo archivio: lo si sapra' con il tempo.

Tutto questo equivale, in termini di lascito, al rinvenimento di una biblioteca, in cui ci capiti di ritrovare alcuni libri sottolineati: sarà interessante conoscere che cosa avesse "sottolineato" il compositore: canti tibetani, musica di corte coreana...è ancora tutto da scoprire...non meno importanti saranno le registrazioni d'epoca di esecuzioni delle opere di Scelsi, preziosa testimonianza di come venisse interpretato, lui vivente, il suo linguaggio musicale.

Tornado all'archivio di nastri riversati su DAT dalla Uitti, bisogna rammentare che esso è rimasto inaccessibile con la chiusura totale dell'archivio della fondazione, avvenuta dopo che la Sovraintendenza ai Beni Culturali ne aveva dichiarato l'interesse storico, mettendolo sotto tutela.

Con la mia presidenza l'archivio è stato riaperto, ed è stato nominato responsabile una figura di grande professionalità in questo settore, un Dirigente del Ministero delle Attività Culturali, esperto nella realizzazione di archivi musicali (non solo in ambito contemporaneo), il dottor Mauro Tosti-Croce. Il progetto di archiviazione dei nastri magnetici è svolto ora in collaborazione con la Discoteca di Stato, in modo da renderli accessibili all'utenza nel gennaio 2008: questo è l'obiettivo che ci siamo prefissati ed è nostra ferma intenzione raggiungerlo. Il problema maggiore che si è dovuto affrontare è che i DAT si sono rivelati inutilizzabili, in quanto la realizzazione dei nastri ad opera di Scelsi era particolarmente complessa, nel senso che egli registrava le sue improvvisazioni su di essi in maniera casuale e asistematica: incideva a una velocità, poi la cambiava, quindi incideva su una pista, cambiava pista, girava il nastro. Il trasferimento su DAT ha condotto a un risultato sonoro che si è dimostrato impossibile da comprendere; in più non abbiamo alcuna informazione sul DAT riguardo a come il nastro fosse stato configurato: se su un nastro a un quarto di pollice siamo in grado di vedere quando c'è una giuntura, laddove quando lo si trasferisce sul DAT non abbiamo più nessun riferimento. In più non siamo sicuri se ciò che viene messo in un DAT stereofonico non fosse il risultato di una somma di più canali giustapposti, in cui, per esempio, due vanno in un senso e due vanno in un altro. Aggiungiamo la difficoltà di comprendere la provenienza di un suono come quello di un ondiola (lo strumento elettronico con il quale Scelsi ha lavorato a lungo, in quanto permetteva di ottenere quarti di tono e glissandi, ndr), che si presenta come un fenomeno transitorio la cui direzionalità è estremamente complessa da capire: quando ascoltiamo una nota tenuta, non possiamo sapere se l'ottava è quella giusta. Per studiare tutto ciò, e per rendere possibile un utilizzo coerente dei nastri che saranno poi messi a disposizione dell'utenza, si è reso necessario ritornare sui quarti di pollice. La fortuna ci ha assistito perché quei nastri, a partire dagli anni '50, sono ancora ascoltabili. Quindi il lavoro enorme e complesso che stiamo svolgendo parte dalla ricostruzione dettagliata delle informazioni relative ai nastri (spesso collocati in maniera casuale, in scatole le cui indicazioni non permettono di capire quale fosse veramente il tipo di processo cui il nastro era associato, ossia a una composizione o a una improvvisazione), e ha per obiettivo la ridigitalizzazione del materiale sotto la responsabilità scientifica di Nicola Bernardini (uno dei massimi esperti del settore, già Direttore del Centro Tempo Reale). Per capire tutte queste cose - se il suono inizia in un modo o è il suo contrario, se l'altezza è quella giusta - effettuiamo una quantità notevole di rilevazioni sulle macchine con le quali Scelsi lavorava e che la Fondazione possiede: in tal modo vengono acquisite informazioni ancillari che ci forniscono indicazioni sulle caratteristiche del supporto o del mezzo: in base alla marca del modello, per esempio (ricostruendo quando la BASF ha prodotto un certo tipo di nastro in un certo periodo), è possibile circoscrivere la datazione. Teniamo presente che non ci sono solo i nastri, essendoci anche le lacche che Scelsi aveva cominciato a registrare su vinile. Ci sono poi le fasi successive: dopo le lacche si passa al magnetofono Geloso, quindi al Revox nelle sue diverse varianti: sapendo la data di produzione di questa o quell' apparecchio possiamo avere indicazioni sulla datazione, che debbono essere approfondite, naturalmente, sul piano musicologico.

Anche il processo di lavoro di Scelsi muta nel tempo: in un primo tempo si limitava a registrare, poi a realizzare delle vere "post-produzioni": cominciava a fare dei riversamenti, a utilizzare tecniche di multitracking mediante sovrapposizioni successive: egli stesso rendeva più sofisticati i suoi metodi, mano a mano che avanzavano gli anni. Quanto alle informazioni sul contenuto timbrico, effettuiamo un approfondito studio sui rumori ambientali: è stato, quindi, misurato il riverbero dell'ambiente dove Scelsi ha lavorato, perché, ovviamente, se sentiamo che il rumore di fondo è più acuto di quello che c'è abitualmente, possiamo pensare che la registrazione abbia una velocità sbagliata. Per fare un altro esempio: prendiamo il passaggio delle automobili. Via San Teodoro è sempre stata a senso unico; quindi se la macchina che passa procede in un certo senso capiamo se la direzione del nastro è quella giusta. E ancora, se sentiamo un canto di uccelli molto evidente, questo vuol dire che le finestre erano aperte, e quindi la registrazione era stata realizzata d'estate (questo è un altro elemento per la collocazione temporale). Insomma, tutta una serie di questioni, normalmente non considerate, vengono analizzate: normalmente le registrazioni tendono ad eliminare il rumore e ad enfatizzare il risultato sonoro; noi facciamo l'esatto contrario: teniamo tutto ciò che è possibile tenere, campionando ad un'altissima frequenza di campionamento, in modo che tutti i rumori possano essere riprodotti fedelmente: anche lo squillo estemporaneo di un telefono può fornirci informazioni utili.

Una questione di non semplice soluzione è quella di comprendere quale nastro avesse dato origine a quale composizione, partendo peraltro dal presupposto che Scelsi non ha mai dato alle stampe un nastro come suo lavoro definitivo e che tutto ciò che fa parte del suo catalogo lo ha licenziato lui personalmente: quindi tutto quello che non licenziava come pezzo finito è legittimo ritenere che non fosse tale. Soltanto "Pranam I" contempla il nastro magnetico (peraltro molto suggestivo), che coesiste insieme con la voce di soprano e ensemble, oltre ad "Aitsi" per piano e live electronics (del 1974), scritto a notevole distanza temporale dal precedente brano per pianoforte, la Suite n. 11, del 1956. Anche in questo Scelsi si è rivelato molto innovatore, in un'epoca ancora pionieristica per quanto riguarda l'elaborazione elettronica del suono in tempo reale: l'esperienza romana di Musica Elettronica Viva era probabilmente il principale punto di riferimento di cui il compositore disponeva in quegli anni, oltre al Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza (dato anche il fortissimo legame con Franco Evangelisti). Vorrei ricordare, al riguardo, che la Fondazione, a conferma di un interesse non limitato alla diffusione della musica di Scelsi, ha poco tempo fa organizzato un convegno internazionale dedicato a Evangelisti, nell'ottantesimo anniversario della nascita.

AAJ: Numerosi altri progetti e iniziative assorbiranno le energie della Fondazione, contribuendo a un approfondimento sempre maggiore della figura di Scelsi.

N.S.: La rete delle collaborazioni a iniziative internazionali dedicate alla musica di Scelsi, dopo Archipel, si estenderà al Festival di Salisburgo, che quest'anno dedicherà al musicista un'intera sezione di concerti, col nome "Kontinent Scelsi," a partire dal 5 agosto, culminante nella messa in scena di Christoph Marthaler sul "Caso Scelsi," con la partecipazione, tra gli altri, del Klangforum Wien, che sarà ripresa a settembre in Germania, nell'ambito della Ruhr Triennale.

Quindi le iniziative importanti riprenderanno nel 2008, con una nuova edizione del festival (per il ventennale della scomparsa), a Roma, che sarà più mirata, focalizzandosi su taluni aspetti dell'opera e della figura del compositore, più definiti.

Seguirà un corollario di attività in diversi paesi esteri: in gennaio con il festival della Radio di Berlino (che ci vedrà partners nell'organizzazione), poi la prima italiana di "Urqualia," con l'Orchestra della RAI nell'ambito di Rai Nuova Musica (diretta da Marcello Panni), un convegno in Francia sul rapporto fra Scelsi e questo paese (argomento che sinora non è mai stato studiato e affrontato in maniera adeguata), al quale si affiancherà una serie di concerti, realizzati in collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura e la Cité de la Musique.

E' in previsione, infine, un importante convegno a Roma per ottobre-novembre 2008.

Ricordo, poi, che si è costituito, a Bologna, un gruppo di studi interuniversitario (che coinvolge Università sia italiane che straniere - tedesche, francese e nordamericane), di cui vedremo i frutti già dall'anno prossimo con la pubblicazione periodica di quaderni dedicati agli studi musicologici, traendo alimento dall'archivio.

Altri progetti: la casa-museo, che è già visitabile, ma di cui vogliamo migliorare l'accessibilità, per inserirla nel circuito delle residenze-museo dei grandi artisti europei, in modo da consentirne la regolare apertura alla visita del pubblico.

E ancora, la realizzazione di un convegno in Nord America, che è ancora in fieri; si tratterebbe del primo incontro di studi musicologici negli Stati Uniti, dove Scelsi è, peraltro, molto conosciuto: Michael Tilson Thomas è uno dei suoi più grandi interpreti, il Flux Quartet ne ha eseguito l'integrale quartettistica alla Carnegie Hall, destando grande eco sulla stampa (con tre pagine sul New Yorker e una pagina sul New York Times).

Scelsi, del resto, ha avuto contatti stretti con compositori americani: Feldman lo definiva "l'Ives italiano" e Cage era un amico personale, e quando andava a Roma non mancava di rendergli visita.

Anche nel mondo jazzistico c'è grande interesse; penso a musicisti quali Steve Lacy o Anthony Braxton, ai componenti di Musica Elettronica Viva (Alvin Curran, Richard Teitelbaum e soprattutto Rzewski, grandissimo interprete. anche della musica pianistica di Scelsi).

Anche Marc Ribot ha reso omaggio, recentemente, a Scelsi, con il suo disco Scelsi Morning, che ha riscosso un notevole successo, e troverà ospitalità a Salisburgo, dopo la recente esecuzione al Festival Dissonanzen di Napoli.

AAJ: La Fondazione è coinvolta anche in alcune, importanti, iniziative editoriali.

N.S.: Chiariamo che la Fondazione non opera come editore, ma lavora in stretto rapporto con le edizioni Salabert di Parigi, che pubblicano la componente principale del catalogo di Scelsi.

Il nostro obiettivo è, infatti, quello di arricchire questo catalogo con tutte le partiture che stiamo ritrovando e che troveremo in futuro, e saranno frutto della ricerca dell'archivio.

Questo è il primo fronte di attività, dal momento che di molte partiture non abbiamo notizia, di altre abbiamo materiale documentale, che deve però essere corretto, analizzato e studiato prima di essere consegnato all'editore: c'è quindi un ragguardevole blocco di inediti.

Attualmente ne abbiamo una ventina che stiamo trattando con Salabert: la prima opera di questa nuova serie, eseguita in prima assoluta nel corso di Archipel è "Rotativa," nella versione per due pianoforti e percussioni, che affianca quelle per due pianoforti e pianoforte solo, laddove la partitura "madre," per orchestra, non è ancora stata ritrovata.

Altre due case editrici possiedono una quantità più ridotta di partiture: si tratta dell'italiana Edipan, che ha rilevato dalle edizioni De Santis una decina di partiture degli anni '30 e '40, e dell'americana Schirmer, che ha anch'essa una di partiture tra le più eseguite di Scelsi (le "Quattro iIlustrazioni sulle metamorfosi di Vishnù," i "Cinque incantesimi," i "Tre pezzi per trombone," il "Quartetto per archi, n. 1, tra le altre): queste opere, in carico alla Schirmer, compaiono nel catalogo Salabert come scambio.

L'altro lavoro editorialmente importante, che portiamo avanti con Salabert, è di ripubblicare quelle partiture già in catalogo che necessitino di un lavoro di revisione critica (partiture che si trovano in condizioni a volte molto precarie, anche solo a livello di stampa e di editing, in alcune delle quali vi sono incertezze sulla notazione). Su questo versante abbiamo cominciato un ampio progetto, in cui il ruolo principale è affidato alla musicologa Sharon Kanach, che, per conto dell'editore, sta effettuando un lavoro di revisione finalizzata a una nuova edizione critica.

Ogni anno sono almeno tre o quattro le partiture che decidiamo di riesaminare: si prevede di proseguire l'attività di revisione con il "Quartetto n. 4" e con le grandi opere per orchestra; finora abbiamo già realizzato, tra le altre, "Yamaon," "Aiòn," "Hymnos," "Pfhat," "La Nascita del Verbo," che, peraltro, l'etichetta discografica statunitense Mode Records, ha da poco inciso in prima mondiale.

Aggiungo una postilla sul versante discografico, in quanto ha preso corpo una collaborazione con l'etichetta milanese Stradivarius per la realizzazione di una nuova "Scelsi Collection" (il cui primo frutto concreto è un CD uscito poche settimane fa, con esecutori quali Fabrizio Ottaviucci, il Quartetto di Torino, Roberto Fabbricani e Francesco Dillon, tra gli altri, ndr).

AAJ: Di particolare interesse, poi, è l'attenzione che riservate all'attività poetica e teorica di Scelsi.

N.S.: Per quanto riguarda la produzione letteraria, buona parte di essa - così come buona parte dei materiali che riguardano la biografia di Scelsi - è stata conservata, con un'azione di grandissima cura e continuità, da Luciano Martinis, il cui archivio integra quello della Fondazione.

Con Martinis operiamo in assoluta e costante collaborazione, non solo perché riveste la carica di Vicepresidente della Fondazione, ma anche perché è una storia, quella di Scelsi, che accomuna le due realtà.

L'archivio di Martinis, infatti, è quello de "Le parole gelate": si tratta della sua casa editrice, che per prima ha pubblicato i testi di Scelsi, anche se a tiratura estremamente limitata.

Queste opere sono state recentemente ripubblicate, con la cura di Sharon Kanach e la collaborazione di Luciano Martinis, in lingua francese, dalle edizioni Actes Sud di Parigi, cosicché sono tornate disponibili al grande pubblico e presto vedranno la luce, in italiano (com'è noto, infatti, Scelsi scriveva, per lo più, direttamente in francese) per le edizioni "Quodlibet". Quest'ultima casa pubblicherà la prima versione integrale italiana, con diverse pagine finora inedite, dell'ampia autobiografia "Il sogno 101," da poco diffusa in traduzione francese sempre ad opera di Actes Sud.

AAJ: Tornando alla questione degli inediti, ripercorriamo la vicenda dei "Preludi" per pianoforte.

N.S.: I primi dodici, che erano già noti, sono pubblicati da Edipan, che li ha rilevati da De Santis.

Un giorno, l'amico pianista Roberto Prosseda mi ha raccontato di un colloquio con la vedova di Sergio Cafaro (che è stato uno dei trascrittori di Scelsi), da cui era emerso che ella fosse in possesso di spartiti relativi ad ulteriori preludi.

Siccome non li avevo mai visti - anche se avevo letto dell'esistenza di quaranta preludi nel catalogo di Nicola Costernino ("Giacinto Scelsi. Viaggio al centro del suono," Luna Editore, p. 330, ndr), ripreso da Sharon Kanach ed ero molto incuriosito - abbiamo eseguito una serie di ricerche, grazie alle quali abbiamo compreso che ci sono quattro quaderni di queste composizioni, numerate progressivamente dall'1 al 49.

Alcune le abbiamo recuperate attraverso la famiglia Cafaro; altre, invece, mancano, in quanto non tutti erano in suo possesso: ne è stata comunque recuperata una buona quantità; mancano quattro o cinque preludi all'interno di questa numerazione progressiva, mentre presso altre fonti (per lo più da interpreti, alcuni dei quali residenti all'estero, che hanno ricevuto le partiture da Scelsi o comunque dispongono di una copia) sono stati rinvenuti altri otto preludi.

Si potrebbe, quindi, ritenere, allo stato attuale delle ricerche, che esistano due blocchi di preludi (uno di 49, l'altro di 8), separati cronologicamente, caratterizzati da grafie e altri aspetti differenti, in ogni caso una pagina importantissima del catalogo scelsiano.

Il nostro obiettivo è quello di pervenire a una collezione completa, se sarà possibile, o comunque giungere a una ridefinizione dei preludi in modo da renderli disponibili sia alla pubblicazione editoriale che a quella discografica.

AAJ: Viene da chiedersi come mai Scelsi fosse tanto restio rispetto alla pubblicazione delle sue opere...

N.S.: Questa è una domanda alla quale non posso rispondere, non avendo io conosciuto personalmente e direttamente il compositore.

L'idea che mi sono fatto è che non fosse molto interessato al mondo editoriale e, più in generale, al mondo del business musicale; suppongo che le prime partiture le avesse date in edizione a Ricordi e a De Santis perché il mondo che lo circondava lo aveva indotto a fare questo, ma Scelsi, personalmente, si è sempre più distaccato da questo tipo di problematiche, tant'è vero che non ha mai scritto nulla su commissione.

Oggi le sue opere sono eseguite nelle più grandi sedi concertistiche, ma il suo intento era di andare avanti per la propria strada: non sollecitato dalle richieste della Radio svizzera piuttosto che di quella francese o di un festival, componeva in assoluta solitudine, senza preoccuparsi della pubblicazione e dellla diffusione dei suoi lavori.

Scelsi era ormai piuttosto anziano quando ci fu il contratto con Salabert (primi anni '80), dopo quello con Schirmer di qualche anno prima, che accettò solo una decina di partiture, rispedendogli indietro il blocco delle restanti.

La Universal Edition, poi, non aprì neppure il plico, rispedendo indietro il tutto.

L'evento risolutivo si verificò quando Xenakis, spinto da comuni amici, ascoltò a Parigi il Quartetto Arditti che eseguiva il Quartetto n. 4: ne uscì ammutolito e talmente colpito che l'indomani chiamò il suo editore, Salabert appunto, caldeggiando fortemente la pubblicazione di Scelsi.

A quel punto Salabert ha iniziato a pubblicare il materiale che Scelsi trasmetteva, facendo una scelta piuttosto sistematica sull'ultimo periodo e più occasionale per i periodi precedenti (anche se vi sono parecchie partiture, e piuttosto importanti, come le prime suites per pianoforte e il trittico "Hispania").

Ritengo quindi che non fosse tanto "restio," quanto piuttosto disinteressato: così agli inizi, quando Giacinto Sallustio e i famigliari gli suggerivano di pubblicare le partiture, come in tarda età...Scelsi era proprio estraneo alla logica della diffusione editoriale.

AAJ: Anche per questo è necessario vigilare affinché non vengano messi in circolazione inediti di dubbia autenticità.

N.S.: Per realizzare questo tipo di controllo la Fondazione si avvale della collaborazione di figure di grandissimo rilievo, come Alessandra Carlotta Pellegrini - che è responsabile del coordinamento dell'attività scientifica - Sharon Kanach, Mario Baroni (eminente musicologo che fa parte del Consiglio Direttivo), Gianmario Borio, oltre al gruppo di studio interuniversitario.

Ci affidiamo insomma, per fugare qualsiasi rischio, a un milieu costituito dai migliori musicologi a livello internazionale: vorrei soltanto citare Johannes Menke, Christine Anderson, Friedrich Jaecker, Gregory Reish e della Roosvelt University di Chicago). Inediti "all'acqua di rose" non dovrebbero uscire da questa griglia di studiosi!

AAJ: Per concludere, una riflessione sul procedimento composivo di Scelsi: lo si descrive spesso come compositore solitario, ascetico, ma tutto questo sembra contraddetto dalla pratica di utilizzare - in maniera feconda e produttiva - per la concretizzazione delle sue idee, l'apporto di interpreti e trascrittori (alcuni dei quali, specie dopo la sua morte - in primis Vieri Tosatti: vedi qui e qui - si espressero sulla vicenda in termini piuttosto critici).

N.S.: Sono cose per me ancora difficili da dire, per cui parlo in base all'idea che mi sono fatto, non avendo avuto un'esperienza diretta, partendo dagli studi compiuti una volta diventato Presidente della Fondazione. Agli inizi disponevo di una scarsa conoscenza della produzione musicale di Scelsi: certo, sapevo della sua importanza, ma sono stato un allievo di Stockausen e di Guaccero, fortemente attratto dalla Musica di Nono: Scelsi non era un compositore che avessi particolarmente focalizzato e, naturalmente, sono molto contento di avere avuto questa opportunità. La mia ipotesi, quindi, è che Scelsi fosse una persona circondata dalle più varie figure, a prescindere dal fatto che si isolasse in una sorta di trance compositiva; viveva in mezzo alla gente, in mezzo ai giovani, se pensiamo a Roberto Laneri e a Prima Materia, o ancora ad Alvin Curran... Tutto questo entourage aveva molti punti in comune con lui: no, la sua non era la vita di un isolato.

Quanto al suo metodo di lavoro, rimando a uno studio serio e approfondito scritto da Friedrich Jaecker Jaecker per Musica/Realtà (uscito sul numero 88 del marzo 2009, ndr), che smentisce le inesattezze più o meno gravi dette intorno al compositore: viene riconosciuta l'importanza del ruolo dei suoi collaboratori, ma al tempo stesso si ribadisce con forza il rilievo fondamentale dell'impulso creativo di Scelsi, che è e rimane l'autore delle sue opere, in quanto queste (e le questioni cui i collaboratori dovevano trovare la soluzione) trovano comunque origine solo ed esclusivamente nella sua immaginazione.

Tornando ai trascrittori che lo aiutavano, bisogna riconoscere l'ottima professionalita' di Vieri Tosatti, il quale si trovava nella prospettiva scomoda di contribuire alla realizzazione della parte tecnica delle opere di un altro compositore immensamente più celebrato di lui. Sono pero' dell'avviso che ascrivere a Tosatti o ad altri la paternità delle opere di Scelsi sarebbe come attribuire a Marino Zuccheri la creazione delle composizioni elettroniche di Luigi Nono.


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