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Il grande ritorno della Strut - Intervista con Quinton Scott

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Quando all'improvviso, nel 2003, nella galassia delle etichette indipendenti non si è più riusciti a scorgere la luce che emanava la Strut, forse qualcuno, causa inquinamento luminoso e acustico, non ci avrà fatto tanto caso, ma di certo la scena andava impoverendosi.

L'etichetta inglese si era infatti intensamente dedicata, negli anni della propria attività a riscoprire alcune delle cose più travolgenti dell'underground disco, del primo hip-hop, della musica africana: scorrendo oggi il catalogo di quella fase troviamo Danny Krivit e Tony Allen, Larry Levan e gli Oneness Of Juju, un affresco che esplode di colori e di ritmi al solo immaginarlo.

Che un'esperienza di questo tipo non dovesse essere lasciata morire lo hanno capito bene alla berlinese !K7 - etichetta di cui parliamo spesso - tanto che dall'inizio di questo 2008 l'attività della Stut è ripresa con tante nuove energie e entusiasmi. Tra le prime uscite, una nuova puntata della raccolta Disco Not Disco [clicca qui per leggerne la recensione], un nuovo lavoro di Grandmaster Flash e molte altre novità che abbiamo chiesto allo storico animatore della Strut, Quinton Scott.

All About Jazz Italia: Dal 1999 al 2003 la Strut è stata tra le etichette più originali sulla scena, dividendosi virtuosamente tra dance e musica africana. Poi che cos’è successo? Cosa ha portato all’improvvisa fine di quella prima parte dell’avventura?

Quinton Scott: Diverse ragioni, problemi economici in particolare, come si può immaginare. Un disco importante come quello dei Soul II Soul all’Africa Centre ci si è presentato in un momento nel quale non avevamo le risorse per farcela (è stato poi pubblicato dalla Casual). È stato un grande dispiacere, ma penso che chiudere sia stata la decisione migliore.

AAJ: Passiamo allora subito alla “second life” dell’etichetta. Come e quando hai conosciuto Horst?

Q.S.: Juan Vandervoort della !K7 era il reponsabile della distribuzione dell’etichetta in Belgio e siamo sempre stati in contatto. Il primo vero incontro con Horts è avvenuto la scorsa estate e ho subito trovato che la filosofia di lavoro della !K7 - alla grande efficienza uniscono il fatto che ciascuno di loro e prima di tutto un grande appassionato di musica - fosse quella in cui mi riconoscevo.

AAJ: Quali saranno le nuove linee dell’etichetta? Pensi che la !K7 condivida le stesse caratteristiche e gli stessi obbiettivi della Strut?

Q.S.: L’etichetta sarà una “bestia” un po’ diversa dalla precedente, con più uscite (pensiamo di attestarci su una per mese) e, per la prima volta, nuovi lavori in studio di artisti classici. Ringraziando il cielo, non ci sarà alcuna diminuzione di qualità, si tratta solo di lavorare con maggiore rapidità e con budget più snelli.

AAJ: Che ci racconti delle nuove uscite? Il catalogo precedente verrà reso disponibile o ristamperete solo alcuni titoli?

Q.S.: Ci concentreremo principalmente su nuovi titoli - abbiamo una retrospettiva dei lavori registrati presso i mitici studi Compass Point di Nassau e una compilation di August Darnell (Kid Creole) in arrivo. Realizzeremo certamente raccolte usando qualche pezzo dei dischi originali Strut, ma non è in programma al momento di ristampare nessuna delle vecchie compilation: per molte di esse era già difficile avere le autorizzazioni all’epoca, figuriamoci ora.

AAJ: Tra i primi artisti di questo nuovo corso della Strut troviamo Grandmaster Flash. Ci sono artisti nuovi che avresti piacere di produrre?

Q.S.: Stiamo parlando con i Tom Tom Club di un album nuovo di zecca e la cosa, come puoi intuire, è molto eccitante, perchè ho sempre adorato le cose che facevano. Ma è anche interessante il progetto di un tributo a James Brown a cura di Fred Wesley e Pee Wee Ellis, con la partecipazione di giganti della musica africana come Manu Dibango e Tony Allen

AAJ: Le compilation Disco Not Disco sono un ottimo esempio delle sonorità post-punk che sono tornate di grande attualità nella dance di oggi. Quali sono secondo te le esperienze più interessanti di quel periodo?

Q.S.: È una questione di gusti e io ho sempre prediletto i groove più sporchi e punk! Non ho mai sentito qualcosa che batta i dischi della 99 Records, cose di Liquid Liquid o ESG. Tra l’altro ho visto le ESG a Londra lo scorso anni ed è stato uno dei concerti più straordinari mai visti. Sono ancora una forza!

AAJ: Cosa sta ascoltando in questo periodo Quinton Scott?

Q.S.: Il mio vicino mi ha fatto conoscere Hot Rats di Frank Zappa, di cui non sono mai stao un grande fan, ma questo è fantastico! Sto ascoltando anche l’ottima ristampa della raccolta della Hallelujah Chicken Run Band su Analog Africa e mi piace molto l’ultimo di Me’Shell N’Degeocello.

Visita il sito della Strut

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