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Ghost Horse: Il bene comune

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Ghost Horse: Il bene comune
Tre anni dopo Trojan, il disco d'esordio, e dopo la documentazione dal vivo con Live at Area Sismica, torna Ghost Horse, estensione del "trio delle meraviglie" Hobby Horse, i componenti del quale firmano le sette composizioni di questo nuovo disco che conserva lo spirito collettivo del precedente lavoro, forse dando perfino più compattezza al suono, complice un generale clima narrativo, a momenti perfino meditativo.

L'apertura è affidata a un brano di Dan Kinzelman, titolare poi anche delle ultime tre tracce, che alterna momenti ad alta intensità dinamica ad altri invece più distesi, con un finale quasi riflessivo. In entrambe le situazioni spiccano da un lato la fitta e scura tessitura affidata al basso di Joe Rhemer, alla chitarra baritono di Gabrio Baldacci e alla tuba di Glauco Benedetti, sopra la quale scoppiettano gli interventi di Kinzelman e Filippo Vignato. Il successivo "Idea," firmato da Stefano Tamborrino, è il brano più marcatamente ritmico in programma: dopo ripetuti cambi di tempo dettati dalla batteria, esplode catarchicamente nel finale con il dinamico intervento dei fiati.

"Q," a firma di Rhemer, ha un'andamento quasi sacrale: scandito nella prima parte dal ritmo regolare della batteria, s'impenna con l'intervento del basso, che apre lo spazio prima per uno psichedelico assolo della chitarra, poi per quello lacerante del trombone, sullo sfondo del suono collettivo che, infine, si dissolve lentamente. Ancora del bassista e di meditativo impianto narrativo "Stand Stan," caratterizzato dallo stagliarsi sullo sfondo degli interventi espressivi di Kinzelman.

Il sassofonista statunitense, stavolta in primo piano, è protagonista anche nell'avvio di "Ebo," coronato alle spalle da Vignato e Baldacci, con basso, tuba e batteria a sospingere una narrazione ancora una volta cadenzata e condotta sulle note basse. "Warsaw" è forse il brano più corale di un lavoro comunque collettivo: dopo la suggestiva ed evocativa introduzione del basso di Rhemer sullo sfondo di suoni elettrici della chitarra, tutti contribuiscono pariteticamente a un procedere oscillante e variegato, ma dal suono unitario, ancora una volta quietamente malinconico, che ha un brusco cambio di temi, ma non di atmosfera, nell'ultimo minuto.

La title-track chiude il disco, conservando ed esemplificandone lo spirito. Sostenuto da un ostinato riff del basso, avanza per interventi progressivi che vanno a costruire un orizzonte onirico ma nitido, che si ravviva quando il trombone riprende ed esalta il riff mentre chitarra, il sax e infine la tuba lo abbracciano. Un brano a suo modo molto minimalista, che muta in sé stesso senza tuttavia cambiare e che va a concludersi in un crescendo collettivo basato sullo sfrangiamento del medesimo riff, riemergente da ultimo nelle linee del basso, che mai lo aveva abbandonato. Singolarissimo.

Forse memore del tormentato periodo che tutti abbiamo vissuto negli ultimi due anni—è infatti stato realizzato nel periodo del secondo lockdown—, questo nuovo lavoro di Hobby Horse si fa dunque più raccolto e pensieroso, ma conserva l'imprevedibilità, lo spirito sperimentale e l'attenzione al "bene comune": del collettivo dei musicisti che lo compongono, ma anche degli ascoltatori a cui la musica è rivolta, che anche stavolta non rimarranno delusi.

Album della settimana.

Track Listing

Fulfillment Center; Idea; Q; Stand Stan; Ebo; Warsaw; Il bene comune.

Personnel

Additional Instrumentation

Dan Kinzelman anche a sax contralto e clarinetto basso; Glauco Benedetti anche a euphonium, pocket trumpet e flicorno

Album information

Title: Il bene comune | Year Released: 2022 | Record Label: Hora Records


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