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Bob James Trio: Explosions
ByLo stesso James nella biografia contenuta nel proprio sito si affretta a precisare che "nonostante la registrazione di un altro disco, in trio, Explosions, la sua carriera di compositore, arrangiatore e musicista non ha preso davvero il volo fino all'incontro con Creed Taylor", ma nelle note di questa ristampa, Bernard Stollman della ESP ci tiene a ricordare come nel 1974 un Bob James in visita alla sede dell'etichetta avesse definito il disco come il migliore mai fatto in carriera.
Il nome del pianista era giunto alle orecchie degli appassionati un paio di anni prima, sotto la tutela di Quincy Jones che ne aveva prodotto il primo disco in trio, Bold Conceptions, con Ron Brooks al basso e Bob Pozar alla batteria. In questa sua seconda prova, registrata nel maggio del 1965 a New York, convergono fortemente alcune esperienze fatte nel frattempo, in particolare la frequentazione di Ann Arbor e della cerchia della Sonic Arts Union/ONCE Festival, alla cui edizione del 1964 partecipò come pianista nell'esecuzione di "Fives" di Robert Ashley, ma anche con il proprio trio, l'ONCE Chamber Ensemble ed Eric Dolphy!
Ecco quindi che Explosions, confermando Pozar dietro i tamburi e ingaggiato Barre Phillips al contrabbasso, vede l'apporto proprio di Ashley e di Gordon Mumma al nastro magnetico, ma è l'impianto sonoro stesso delle cinque composizioni a esplorare territori inusuali, specialmente trattandosi del pianoforte, strumento che nella rivoluzione linguistica di quegli anni assume ruoli controversi. Nel 1965 Cecil Taylor ha già espresso con una certa chiarezza le direzioni che intende prendere [ma capolavori come Unit Structures o Conquistador arriveranno poi], ma i nomi che lettori e critici premiavano nell'annuale classifica di Down Beat erano quelli di Bill Evans e Oscar Peterson.
La New York del 1964 è anche però lo scenario della Jazz Composers Guild di Bil Dixon, nelle cui fila, oltre a Taylor, troviamo un altro pianista "obliquo" come Burton Greene, uno dei nomi, insieme a quello di Ran Blake, che si usa scomodare per trovare ulteriori legami con la musica di James in questi frangenti.
In quest'humus espressivo, con la third stream che si incrocia, come in un vicolo troppo stretto, con le frange più curiose della composizione contemporanea americana, nasce il disco, un lavoro che suona sorprendentemente attuale, anche perché una parte della scena impro/avant odierna ama ancora avventurarsi in questi climi, astratti e cameristici, screziati da sonorità elettroacustiche, nei quali la componente timbrica [sia con l'utilizzo di tecniche estese che attraverso procedimenti esecutivi di sobrio puntillismo] gioca un ruolo sempre nuovo.
Ecco dunque la cordiera che diventa terreno di introspezione per James, sia nel rapporto con un Barre Phillips particolarmente ispirato che nell'apertura verso le sonorità aliene dei nastri magnetici; ecco le voci di "Wolfman" di Ashley che si stringono come un nodo attorno allo swing da club del trio; ecco accenti improvvisi da Sun Ra "secchione" che prova in una stanza abbandonata del college, gli armonici che piovono dalle stelle e che si sfaldano in pozzanghere di suoni che oggi ci sembrano "vintage", ma che all'epoca devono avere disorientato più d'uno. Tutto sommato, e perdonate le ingenuità e l'estemporaneità della cosa, come si può non trovare adorabile un disco così?
Un classico oscuro.
Track Listing
01. Peasant Boy; 02. Untitled Mixes; 03. Explosions; 04. And On; 05. Wolfman.
Personnel
Bob James
pianoBob James (piano, fischietti, percussioni); Barre Phillips (contrabbasso); Bob Pozar (batteria, percussioni); Robert Ashley, Gordon Mumma (nastro elettromagnetico e live electronics).
Album information
Title: Explosions | Year Released: 2009 | Record Label: ESP Disk
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