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Bill Dixon: Envoi
ByOltre a trovarci di fronte ad un documento storico imperdibile, rimaniamo colpiti dall'elevata qualità creativa della musica, dalla sua densità e motivazione, dall'intreccio formicolante dell'interplay. Si tratta di un testamento artistico in cui Dixon si ripropone come musicista completo, ricapitolando tutto il suo mondo espressivo: il suo approccio alla composizione, la sua carismatica leadership, la sua personale pronuncia strumentale.
A prima vista l'impianto compositivo, l'andamento strutturale delle due sezioni di Envoi potrebbero sembrare molto vicini a certi esiti della musica contemporanea europea o americana e, più in generale, Dixon potrebbe essere considerato il più "europeo" e il più "contemporaneo" dei creativi afroamericani. Indubbiamente la sua apertura mentale, la sua poliedrica esperienza artistica e la sua sensibilità facevano di lui il più "colto" fra i protagonisti della stagione del free.
In verità però egli s'inseriva a pieno titolo, per appartenenza culturale e per prassi operative, nel tumultuoso e vitale movimento della musica creativa afroamericana, in quella corrente che è in continua evoluzione ma nel segno della continuità: alle sue spalle c'erano i George Russell e i Dizzy Gillespie; al suo fianco Ornette, Taylor, Rudd, Don Cherry...; dopo di lui sono venuti Threadgill, Braxton, Roscoe, Steve Coleman; oggi gli eredi più accreditati si chiamano Steve Lehman, Taylor Ho Bynum, Rob Mazurek, Cuong Vu... In questo processo evolutivo Dixon si staglia sì come un padre autorevole, ma si distingue anche come un autore unico, un protagonista dal mondo espressivo inconfondibile.
Cosa rende Envoi una tipica, emblematica, coinvolgente creazione di musica afroamericana? L'improvvisazione! Intesa come coincidenza fra la figura del compositore e quella del performer, come tipo di pronuncia e generazione di un sound personalizzato, come identità culturale che lega tutti i membri della formazione, come contributo istantaneo di ognuno di loro in un'interazione prettamente collettiva.
Sarebbe molto interessante vedere la partitura di Envoi per tentare di capire che tipo di input lui dava ai suoi collaboratori e con che tipo di dettaglio. Come pure sarebbe opportuno condurre a posteriori, al solo ascolto, un'analisi strutturale dei brani per individuare e ricostruire le entrate dei vari strumenti, le agglomerazioni sonore, gli spunti tematici, gli sviluppi, le ricorrenze, le variazioni ritmiche, dinamiche e timbriche...; per comprendere insomma la genesi e l'evoluzione del brano e soprattutto la sua capacità di materializzare atmosfere e suscitare di volta in volta emozioni.
Un'analisi approfondita che non possiamo fare in questa sede; è però il caso di annotare molto sinteticamente che la "Section I" si apre su un sottofondo via via cupo e tumultuoso a carico soprattutto degli archi, a cui fa seguito una sezione distesa e decantata, quasi serena in cui si intrecciano le liriche linee delle trombe. Poi, gradualmente, le trame si infittiscono, le sonorità si inturgidiscono creando una situazione carica di affanno. Ancor più complesso e frastagliato è lo sviluppo di "Envoi Section II," che si apre con una parte preregistrata, suonata da Dixon in soltudine: la sua strozzata pronuncia strumentale risulta esasperata e struggente.
Tutto in questa musica si evolve lentamente, ineluttabilmente, con necessaria concatenazione narrativa, per germinazione organica fino a raggiungere apici emotivi persistenti e vibranti. Nella determinante densità sonora e varietà timbrica emergono i ruoli dei singoli partner, ognuno dei quali porta un contributo prezioso alla tessitura complessiva.
È emozionante infine riascoltare nelle parole del breve epilogo la voce di Dixon, così calda e paterna, colta e modesta allo stesso tempo, velata però di una stanchezza e di una malinconia, che forse preannunciavano la fine imminente.
Personnel
Bill Dixon
trumpetAlbum information
Title: Envoi | Year Released: 2011 | Record Label: Birdology
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