Paolo Russo: Doble A(nima)

Si tratta di un lavoro curioso, perché stridente è lo stile di Russo, che al pianoforte ha un approccio ora molto nordico, sospeso ed intimista, nel quale i silenzi e gli accordi dissonanti contano più della melodia (“Nordisk Suite”, “Resta con noi”), ora sofisticatamente classicheggiante, con fraseggi fitti e cameristici (“Vivian’s Milonga”), mentre al bandoneon è invece più tradizionalmente vicino al calore sudamericano.

Superato un po’ di spiazzamento, la cosa non guasta al lavoro, che risulta vario e sorprendente, oltre a permettere a Russo di mettere meglio a frutto le sue molteplici qualità. Che stanno poi soprattutto in un eccellente suono ad entrambi gli strumenti, merito anche della cura nei fraseggi e nella scelta dei tempi.

Particolari la breve e intensa “Farvelokomotiv”, pezzo di bravura al bandoneon, e i due pezzi ove, grazie alla sovraincisione, entrambi gli strumenti sono in scena - “Albatros” e “Corale”. Proprio quest’ultimo, dolente ed espressivo, assieme alla splendida suite d’apertura costituisce probabilmente il momento più alto di un disco che, complessivamente, merita un ascolto attento.

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