Craig Taborn: Daylight Ghosts
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Misterioso. E imperscrutabile. Si presenta così il nuovo album di Craig Taborn. Perché le certezze del primo brano -oh, ecco il Taborn che conosciamo, il suo approccio, i punti fermi del suo stile, le linee guida della sua estetica in bella evidenza -svaniscono nel resto del lavoro. Dove ci si addentra progressivamente e irrimediabilmente in una nebulosa dai contorni indefiniti, con figure sfumate, apparizioni tra ombra e luce -Daylight Ghosts?-silenzi in qualche modo fragorosi, e sirene dal canto melodioso, ammaliatore.
È musica meravigliosamente inafferrabile, un momento ti sembra di averla in nitida prospettiva, il momento dopo riappare, trasfigurata, irriconoscibile secondo i consueti criteri di catalogazione. Si fluttua tra impalpabili melodie, soffi impercettibili e macchie di colore che si espandono come inchiostro su carta assorbente, cristallizzandosi poi in particelle emozionali dall'effetto dirompente.
Talvolta si formano dei grumi, la materia si addensa, si creano cumuli stratificati, ciascuno dalla riconoscibile purezza di suono. Poi ecco comparire asimmetrie, spigolature e gangli nervosi che scuotono, creano tensione, vortici nei quali si è risucchiati e ci si perde con voluttà. Fino da arrivare a "Phantom Ratio" chiusura fuori dal coro, così carica di elettronica démodé, di ipnotici loop e di robotici sentimenti.
In Daylight Ghosts il Taborn pianista, come sempre splendido, si mette al servizio del compositore innovativo, dell'artista dal pensiero libero, perennemente proiettato in avanti, raggiungendo vertici di assoluta bellezza. Come accade anche in "Jamaican Farewell" di Roscoe Mitchell, unico brano non originale del disco, reso con pura e sognante delicatezza.
Imperdibile.
È musica meravigliosamente inafferrabile, un momento ti sembra di averla in nitida prospettiva, il momento dopo riappare, trasfigurata, irriconoscibile secondo i consueti criteri di catalogazione. Si fluttua tra impalpabili melodie, soffi impercettibili e macchie di colore che si espandono come inchiostro su carta assorbente, cristallizzandosi poi in particelle emozionali dall'effetto dirompente.
Talvolta si formano dei grumi, la materia si addensa, si creano cumuli stratificati, ciascuno dalla riconoscibile purezza di suono. Poi ecco comparire asimmetrie, spigolature e gangli nervosi che scuotono, creano tensione, vortici nei quali si è risucchiati e ci si perde con voluttà. Fino da arrivare a "Phantom Ratio" chiusura fuori dal coro, così carica di elettronica démodé, di ipnotici loop e di robotici sentimenti.
In Daylight Ghosts il Taborn pianista, come sempre splendido, si mette al servizio del compositore innovativo, dell'artista dal pensiero libero, perennemente proiettato in avanti, raggiungendo vertici di assoluta bellezza. Come accade anche in "Jamaican Farewell" di Roscoe Mitchell, unico brano non originale del disco, reso con pura e sognante delicatezza.
Imperdibile.
Track Listing
The Shining One; Abandoned Reminder; Daylight Ghosts; New Glory; The Great Silence; Ancient; Jamaican Farewell; Subtle Living Equations; Phantom Ratio.
Personnel
Craig Taborn: piano, electronics; Chris Speed: tenor saxophone, clarinet; Chris Lightcap: acoustic bass, electric bass; Dave King: drums, electronic percussion.
Album information
Title: Daylight Ghosts | Year Released: 2017 | Record Label: ECM Records
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Instrument: Piano
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