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Cyro Baptista & Banquet of the Spirits
ByTeatro Manzoni - Milano - 13.11.2011
Date in mano a Cyro Baptista qualsiasi tipo di percussione (alcune se le costruisce artigianalmente), qualsiasi tipo di oggetto (pupazzetti, trombette, giocattoli), utensili di uso quotidiano (bicchieri, cucchiai, e quant'altro) e ne ricaverà non solo suoni originali ma meravigliose melodie e stupefacenti incastri sonori. Perché questo è il suo modo di intendere la musica e, di conseguenza, la vita, di cogliere la bellezza e il valore di tutto ciò che lo circonda, pensarlo in armonia con l'universo intero come fonte di ispirazione e di gioia.
Ed è proprio la gioia di suonare e di condividere la musica, sul palco con gli amici musicisti, in platea con il pubblico, la forza primaria e contagiosa delle esibizioni del percussionista e compositore di San Paolo di Brasile. Al Teatro Manzoni di Milano si presenta con l'acclamato Banquet of the Spirits, quartetto impegnato nella rilettura di Caym, una serie di composizioni scritte da John Zorn per il suo monumentale Book of Angels. Formazione che si dimostra affiatata e trascinante come poche e assolutamente perfetta nell'esprimere la complessità e l'eterogeneità di riferimenti culturali e stilistici che caratterizzano l'inesauribile vena compositiva di Zorn, smussandone le frange eccessivamente intellettualistiche che talvolta caratterizzano certa sua produzione.
L'inizio è emblematico. Una sorta di felliniana prova d'orchestra con una miriade di strumenti che sembrano seguire un personale filo del discorso, che magicamente si ricompongono in una intro di contrabbasso caldo, vibrante, e confluiscono in una melodia tra sussulti e continui cambi di ritmo. Poi è un lungo viaggio tra continenti e paesaggi, tradizioni musicali e improvvisazione, riti sciamanici e groove elettronici, impatto scenico e straordinarie invenzioni.
La postazione di Brian Marsella sembra una centrale operativa dalla quale il tastierista invia senza soluzione di continuità, tra grovigli di cavi elettrici, toy piano, sintetizzatori, melodica e, naturalmente, percussioni, una serie di impulsi che si diffondono tra la band come stelle filanti colorate durante il carnevale di Rio. Il bassista Shanir Blumenkrantz si divide tra strumento acustico ed elettrico (davvero ispirati alcuni interventi con distorsioni alla Hendrix) e rivela il suo lato melodico quando accarezza dolcemente le corde del liuto arabo. Tim Keiper è un folletto della batteria dalla quale estrae ogni tipo di sonorità e con la quale determina le virate ritmiche dell'intera performance, riservandosi un sorprendente assolo al ngoni, strumento cordofono dell'Africa Occidentale.
E Cyro Baptista? Beh, oltre che di sopraffino percussionista svolge il ruolo di gran cerimoniere, di guru che suona la musica di Zorn rispettandone le coordinate eppure trasformandola, come pochi altri sono in grado di fare, in qualcosa di assolutamente personale e unico. Così il blues del delta che si trasforma in una sinfonia della foresta amazzonica, raffinate armonizzazioni vocali che scivolano nel rap delle favelas, il salmodiare yiddish che diventa drum & bass o stralunata cavalcata free, non sono semplice patchwork stilistico o contaminazione à la page bensì espressione sincera di una fantasmagorica visione artistica.
Foto di Roberto Cifarelli.
Ulteriori foto di questo concerto sono disponibili nella galleria immagini
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