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Bologna: Quartetto d’archi più marimba e The King’s Singers
ByTeatro Manzoni - Bologna
Sarebbe oggi impensabile costruire il programma di un concerto di musica classica e/o contemporanea senza seguire un sensato filo logico, con una precisa volontà di individuare assonanze e rimandi (tematici, tecnico-formali, cronologici...) fra i diversi brani proposti. Spesso vengono opportunamente accostate musiche di varie epoche, dal Rinascimento ad oggi, sulla base di intriganti analogie, latenti o esplicite. Questa alchimia nella stesura del repertorio da eseguire è di per sé significante e oggetto di valutazione: il rigore delle scelte è da giudicare di volta in volta alla prova dei fatti. A volte le motivazioni possono risultare pretestuose, tirate per i capelli, altre volte le connessioni si rivelano reali e profonde.
Non sfuggono a questa esigenza, anzi ne sono un esempio probante, gli appuntamenti di musica cameristica della stagione di Musica Insieme a Bologna. Nel concerto del Mandelring Quartet e della virtuosa di marimba Katarzyna Mycka il motivo unificante, oltre che lo stretto rapporto umano e collaborativo che lega da tempo i musicisti, era di carattere tecnico, cioè indagare sulle qualità strutturali e timbriche che caratterizzano le non frequentissime composizioni per quartetto d'archi e marimba di autori viventi.
Per inciso vale la pena di ricordare che, come si legge nel periodico pubblicato da Musica Insieme, "tre dei quattro componenti del Mandelring (i due violinisti e il violoncellista) sono fratelli e il gruppo deve il suo nome alla via in cui vivevano da bambini nella città tedesca di Neustadt an der Weinstrasse".
Al 2005 risale il Concerto per marimba e archi del cinquantenne Emmanuel Séjourné. Pur non trattandosi di una pagina memorabile, di una delle più emblematiche espressioni della ricerca compositiva degli ultimi trent'anni, il brano è risultato di un'accattivante piacevolezza nel suo recupero di atmosfere melodico-ritmiche che si riagganciano un po' nostalgicamente al gusto popolaresco della tradizione sudamericana. Audace e intrigante l'accostamento timbrico fra la sensualità esotizzante dei colori scuri e morbidi della marimba e i più leggeri impasti armonici del quartetto; quest'ultimo è prevalentemente chiamato a fare da tessuto connettivo, da contesto sonoro complementare alla marimba, che è la vera protagonista della composizione. L'interpretazione della Mycka si è dimostrata di grande fluidità dinamica e raffinatezza timbrica.
Nel Concerto per marimba e archi, scritto nel 1986 dal compositore e percussionista brasiliano Ney Rosauro, nato nel 1952, il ruolo della marimba e quello degli archi risultano forse più intimamente integrati; la partitura prevede un più congeniale e compenetrato intreccio fra i due gruppi di strumenti, pur riservando alla marimba avvincenti spazi solistici, come per esempio nell'ultimo movimento "Despedida: Prestissimo". Afferma lo stesso autore: "Alcuni motivi brasiliani e temi jazz sono usati lungo tutto il brano, che contiene ritmi netti e vivaci melodie". Nel concerto al Teatro Manzoni si sono così materializzate strutture plasticamente stagliate, capaci di suscitare forti suggestioni. Anche in questo caso, pur avvolto ed esaltato dal lavoro degli impeccabili archi, è emerso in grande evidenza il piglio della percussionista.
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