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Ornette Coleman: At The Golden Circle Stockholm Revisited

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Ornette Coleman: At The Golden Circle Stockholm Revisited
Ritornare a certe "opere aperte" di Ornette, come questo notissimo concerto di Stoccolma della fine del 1965, significa ribadire l'alterità irriducibile del maestro texano, che sarà stato sì come si legge sempre nella manualistica mainstream l'inventore del free jazz eccetera, il killer della tradizione, il primitivo con il sax di plastica, ma soprattutto un mago dell'istinto, un poeta della musica come flusso chimico naturale, i cui esiti hanno sempre parlato all'ascoltatore con intenti inclusivi, puntando alla libertà del linguaggio come mezzo di comunicazione puro e semplice. Non è la musica complicata che interessava a Coleman, bensì la musica depurata. E' vero che con un balenio di pensiero egli cancella lo spettro armonico delle abitudini occidentali, ma è anche vero che le sue passioni melodiche, il suo "canto" siderale, tengono insieme Charlie Parker e il folk del sud degli Stati Uniti, con un corto circuito inaudito nel jazz formulaico della fine degli anni Cinquanta. Tutta l'immaginazione ornettiana è contenuta nel pezzo di apertura, "Faces Places," free certo, ma che free? Apertissimo al dialogo con partners musicisti e con gli ascoltatori, che non avranno difficoltà a farsi sedurre dalla varietà dell'invenzione melodica, costantemente in movimento, e che vale di per sé, svincolata da gabbie di accordi o dal conteggio dei chorus. Melodia "ad libitum." Dopo due anni di complicazioni (crisi di ingaggi, separazione dai partners storici), Coleman trova nel trio con David Izenzon—contrabbasso—e Charles Moffett—batteria—un nuovo punto di equilibrio, nonché un triangolo di sintesi dove è più facile sperimentare nuovi suoni e diverse fantasie timbriche. In questo senso, il pezzo chiave è "Snowflakes and Sunshine," dove per la prima volta si ascoltano le scorribande di Ornette al violino, scorticato non note ribattute, che rimandano ai "field holler" (anche Leroy Jenkins in seguito inventerà in questo senso..) oppure astratto come una "action painting" in musica, e che comunque va ascoltato in simbiosi con il simultaneo, incredibile lavoro del basso archettato di Izenzon. Anche la tromba compare nell'interscambio solistico con i due partner, ma qui rimaniamo in ambito più tipicamente jazz. "At The Golden Circle" è uscito a suo tempo in due volumi distinti per la Blue Note, con diverse versioni alternative dei brani. Questa edizione "revisited" sceglie di compattare i concerti in un solo album, proponendo solo le versioni originarie e rinunciando alla bonus track del primo volume Blue Note, una "Doughnuts" di tredici minuti. Mi sembra dunque che rivolgersi alle edizioni originali convenga ancora. E' un disco in cui compare il waltz grottesco di "European Echoes," che Ornette eseguirà nelle tournèe europee almeno fino al '74, la splendida melodia niaf di "Dee-Dee," l'improvvisazione supersonica di "The Riddle," fino alle anomale ballad e ai medium tempo dei brani restanti. E' sicuramente un punto molto alto dell'arte colemaniana.

Track Listing

Faces and Places; European Echoes; Dee Dee; Dawn: Snowflakes and Sunshine; Morning Song; The Riddle; Antiques.

Personnel

Ornette Coleman
saxophone, alto
David Izenzon
bass, acoustic
Additional Instrumentation

Ornette Coleman: trumpet, violin.

Album information

Title: At The Golden Circle Stockholm Revisited | Year Released: 2023 | Record Label: Ezz-thetics

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