Bill Evans: Another Time: The Hilversum Concert
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Un altro inedito di Bill Evans con Eddie Gomez e Jack DeJohnette, contenente un concerto dal vivo a Hilversum (Olanda) del giugno 1968, realizzato a 48 ore di distanza dalla seduta tedesca di Some Other Time. Complimenti alla Resonance per l'eccellente lavoro editoriale; giubilo per gli appassionati del pianista, che in poco tempo si ritrovano 3 inediti importanti (compreso On a Monday Evening, con materiale di otto anni dopo).
La prima considerazione riguarda il repertorio: ben sei tracce su nove sono diverse dalla lista di Some Other Time, dunque non si tratta di mettere a confronto esecuzioni di medesimi temi, bensì di considerare una performance quasi del tutto differente. In secondo luogo: la qualità del suono è formidabile, forse la più limpida tra tutti i documenti live di Evans.
Premesso che questo trio è stellare e che le doti tecniche di ciascuno sono indiscusse, si preferisce qui non replicare le presentazioni e recensioni laudative a senso unico che hanno accompagnato l'uscita dell'album, ma piuttosto suggerire qualche notazione critica, che nulla toglie all'eccezionalità della pubblicazione.
Partiremo dal fatto che Bill Evans in qualche occasione sottolineava la sua preferenza per le esecuzioni rarefatte, realizzate in studio, invece che quelle davanti al pubblico. La fluidità che caratterizza le esecuzioni del trio nelle incisioni tedesche già menzionate sembra dargli ragione. Infatti, la coesione esecutiva in questo concerto olandese a volte è messa in dubbio da soluzioni provvisorie, un po' nervose, specie nelle prime tracce (è presumibile che il montaggio dell'album coincida con l'ordine della scaletta reale). In particolare, il ruolo di Jack DeJohnette condiziona alcuni passaggi: il giovane batterista non era il classico partner per Evans, in quel periodo aveva suonato accanto a sassofonisti forti come Jackie McLean e Joe Henderson, certo però rappresentava una fonte di sperimentazione interessante. Ascoltando l'iniziale "You're Gonna Hear From Me" (tema di Previn non troppo esaltante), si coglie una certa meccanicità esecutiva e l'incertezza di DeJohnette, che gioca sia sul ride cymbal sia sull'enfasi dell' hi-hat, mentre Gomez sfoggia un lavoro di contrappunto muscolare dietro il fraseggio del piano. C'è una frenesia del tutto diversa dalla fluidità tipica dei trii di Evans, una fluidità che si ricompone nella bacharachiana "Alfie," trasfigurata ed esaltata da Evans, con DeJohnette perfetto stavolta nell'uso delle spazzole e nell'ascolto dello spazio musicale. "Embraceable You" trova una versione invece sorprendente, con un attacco di solo basso che invita i compagni ad una esposizione in medium tempo, prima di uno strano raddoppio, che schiude il virtuosismo del bassista ma non serve a pennello il brano di Gershwin.
Piccole pecche, che si fanno perdonare man mano che il concerto cresce, non tanto con "Emily," quanto con la sempre splendida "Nardis" e con la chiusura di "Five," che indirizza il trio verso la free form, e il gioco citazionista, con i richiami a "The Theme" e "Oleo."
La prima considerazione riguarda il repertorio: ben sei tracce su nove sono diverse dalla lista di Some Other Time, dunque non si tratta di mettere a confronto esecuzioni di medesimi temi, bensì di considerare una performance quasi del tutto differente. In secondo luogo: la qualità del suono è formidabile, forse la più limpida tra tutti i documenti live di Evans.
Premesso che questo trio è stellare e che le doti tecniche di ciascuno sono indiscusse, si preferisce qui non replicare le presentazioni e recensioni laudative a senso unico che hanno accompagnato l'uscita dell'album, ma piuttosto suggerire qualche notazione critica, che nulla toglie all'eccezionalità della pubblicazione.
Partiremo dal fatto che Bill Evans in qualche occasione sottolineava la sua preferenza per le esecuzioni rarefatte, realizzate in studio, invece che quelle davanti al pubblico. La fluidità che caratterizza le esecuzioni del trio nelle incisioni tedesche già menzionate sembra dargli ragione. Infatti, la coesione esecutiva in questo concerto olandese a volte è messa in dubbio da soluzioni provvisorie, un po' nervose, specie nelle prime tracce (è presumibile che il montaggio dell'album coincida con l'ordine della scaletta reale). In particolare, il ruolo di Jack DeJohnette condiziona alcuni passaggi: il giovane batterista non era il classico partner per Evans, in quel periodo aveva suonato accanto a sassofonisti forti come Jackie McLean e Joe Henderson, certo però rappresentava una fonte di sperimentazione interessante. Ascoltando l'iniziale "You're Gonna Hear From Me" (tema di Previn non troppo esaltante), si coglie una certa meccanicità esecutiva e l'incertezza di DeJohnette, che gioca sia sul ride cymbal sia sull'enfasi dell' hi-hat, mentre Gomez sfoggia un lavoro di contrappunto muscolare dietro il fraseggio del piano. C'è una frenesia del tutto diversa dalla fluidità tipica dei trii di Evans, una fluidità che si ricompone nella bacharachiana "Alfie," trasfigurata ed esaltata da Evans, con DeJohnette perfetto stavolta nell'uso delle spazzole e nell'ascolto dello spazio musicale. "Embraceable You" trova una versione invece sorprendente, con un attacco di solo basso che invita i compagni ad una esposizione in medium tempo, prima di uno strano raddoppio, che schiude il virtuosismo del bassista ma non serve a pennello il brano di Gershwin.
Piccole pecche, che si fanno perdonare man mano che il concerto cresce, non tanto con "Emily," quanto con la sempre splendida "Nardis" e con la chiusura di "Five," che indirizza il trio verso la free form, e il gioco citazionista, con i richiami a "The Theme" e "Oleo."
Track Listing
You're Gonna Hear from Me; Very Early; Who Can I Turn To?; Alfie; Embraceable You; Emily; Nardis; Turn Out the Stars; Five.
Personnel
Bill Evans: piano; Eddie Gomez: bass; Jack DeJohnette: drums.
Album information
Title: Another Time: The Hilversum Concert | Year Released: 2017 | Record Label: Resonance Records
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