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Annette Peacock oggi

Temperamento ribelle, perennemente teso a reinterpretare in chiave originale i fermenti culturali allora in stato embrionale traducendoli in contenuti artistici di straordinaria raffinatezza e respiro
Originaria di Brooklyn ma cresciuta nella California del Sud, Annette Peacock inizia fin dall’età di cinque anni la sua avventura con la musica, approfittando del pianoforte incustodito nelle molte sere in cui sua madre, musicista classica, era fuori di casa per lavoro.

Donna di raffinata intelligenza e di precoce, multiforme talento (compone musica, danza, scrive poesie e recita) Annette si diploma due anni in anticipo e, sul punto di essere ingaggiata dalla United Artists, abbandona Los Angeles ed una potenziale carriera come attrice per seguire il marito Gary Peacock, eccellente bassista della West Coast in cerca di fortuna a New York.

Dopo questo ritorno nella città che le aveva dato i natali, Annette entra in contatto con l’ex-professore di Harvard Timothy Leary che la invita a Millbrook, nei dintorni di New York, nella sua fucina di quella cultura pre-psichedelica che si è sviluppata subito dopo e che costituisce la fonte principale del credo giovanile per tutti gli anni ’60. A Millbrook la giovane Annette incontra personaggi come Charlie Mingus e Allen Ginsberg, e assorbe dal movimento passioni e stile di vita. Poi con una capriola esistenziale portata fino alle estreme conseguenze, decide spontaneamente di cambiare rotta abbandonando gli eccessi del movimento hippie.

Precorrendo i tempi, è una dei primi cinque studenti al Kushi Institute of Macrobiotic Study di Boston, divenendo devota interprete di uno stile di vita ligio e morigerato che la contraddistingue anche oggi. Temperamento ribelle, perennemente teso a reinterpretare in chiave originale i fermenti culturali allora in stato embrionale traducendoli in contenuti artistici di straordinaria raffinatezza e respiro, Annette Peacock diviene amica del musicista Albert Ayler e del poeta LeRoi Jones, profeti e portabandiera della nuova musica e della prima ondata del Black Power che si sviluppa nei loft del Greenwich Village.

Annette si aggrega al gruppo di Ayler, suo mentore e straordinario riferimento artistico, seguendone i tour assieme al marito bassista Gary Peacock (da cui Annette eredita il cognome che userà permanentemente da allora nella vita artistica). Proprio Annette convince il marito Gary a rinunciare all’opportunità offertagli da una star com’era già allora Miles Davis, che lo voleva nel suo gruppo, per rimanere nel gruppo free di Albert Ayler, lo straordinario saxofoniusta col quale Peacock inciderà i vari episodi della epopea ESP: Spiritual Unity, New York Eye and Ear Control, Spirits Rejoice, e altri capolavori della New Thing.

Successivamente il rapporto sentimentale con Gary va in crisi, Annette abbandona il gruppo a metà di un tour europeo, ritorna negli USA e comincia a sviluppare il suo personalissimo stile di ‘free form song’ che ha dato origine ad uno straordinario book di composizioni, incise da dozzine di artisti del jazz d’avanguardia e non solo. Ed è proprio il pianista canadese Paul Bley a portare in pubblico per primo tali composizioni e ad impossessarsi con il suo carattere ed il suo stile improvvisativo del talento e della scrittura di Annette (nel frattempo diventata sua compagna) risultandone negli anni probabilmente il principale interprete (fin da Ballads, uscito per l’ECM nel 1967, esclusivamente basato su composizioni di Annette).

Annette non abbandona le sue multiformi frequentazioni (nel ’64 collabora con il regista canadese d’avanguardia Michael Snow per la realizzazione di “Walking Woman”), ma si concentra quasi esclusivamente sulla musica: perenne ancipatrice di nuove tendenze musicali, convince Paul Bley ad andare a conoscere Robert Moog, inventore del famoso sintetizzatore analogico modulare, facendosene prestare un prototipo che l’ormai consolidato binomio Bley-Peacock inizia a portare in tour con l’incredibile “Synthetizer Show” (val la pena di notare che il Moog di allora era pensato per essere esclusivamente utilizzato in studio, essendo una sorta di pesantissimo armadio di circa 2.5 x 1.5 metri che andava pazientemente riprogrammato fra un brano e l’altro).

Annette acquisisce una grande familiarità con il Moog e contribuisce a farlo diventare un vero e proprio strumento utilizzandolo per prima in sala di incisione e filtrando con esso il suono dei fiati, della batteria e soprattutto della propria voce. E’ il ’68, e con l’incisione di Revenge per la Polydor (uscito poi nel 1971) la Peacock traccia il primo solco di una raffinatissima discografia a proprio nome, subito seguito dal mitico album RCA I’m the One, tuttora riferimento insuperato di un certo modo di realizzare un progetto musicale borderline che mixa una matrice sonora di natura blues e soul con un sound e un respiro assolutamente d’avanguardia.

Separatasi da Paul Bley, il nome di Annette comincia a circolare indipendentemente da quello del pianista canadese e, grazie all’apertura che l’artista decide di dare ai propri orizzonti musicali, le sue proposte raggiungono anche il pubblico del rock (è del ’72 la sua partecipazione con Captain Beefheart al programma televisivo “Review” della BBC), mantenendo nel contempo un atteggiamento sempre genuinamente anticonformista (scalpore, ad esempio, fece il leggendario set in topless alla “Town Hall” nello stesso anno). Affascinato da Annette Peacock, David Bowie inizia da allora a tentare di coinvolgerla nei suoi progetti fin dall’epoca di “Alladin Sane”, ricevendo sempre un cortese ma fermo rifiuto (corredato, peraltro, dall’esplicito invito ad andarsi ad imparare da solo il synth). Bowie, signorilmente, le dedicherà comunque un tributo citando espressamente “I’m the One” nel suo Hours del 1999.

Annette preferisce mantenere il controllo sulle sue produzioni e si iscrive alla famosa Julliard School dove trascorre un semestre per studiare composizione (per il resto è completamente autididatta) trovando il tempo per una nuova prestigiosa collaborazione con Salvador Dalì che la utilizza come prima attrice olografica, in occasione di un ‘gallery show’ a Broadway. Su invito di Bowie, che le garantisce l’utilizzo a titolo gratuito del suo personale studio di registrazione, Annette si trasferisce in Inghilterra e per quattro anni vive grazie alla “non intenzionale generosità di anonimi proprietari di case” continuando a pensare alla sua musica e alla giovane figlia avuta qualche anno prima da Paul Bley. Per la cronaca la figlia è nata a Roma nel 1966 ed è stata omaggiata molti anni dopo dai Red Hot Chilli Peppers in un sensuale brano che porta proprio il suo nome (Apache Rose Peacock).

Dal 1976 Annette effettua performance in solo, una delle quali viene registrata da Brian Eno che le chiede anche di produrla: ovviamente anche lui riceve un cortese diniego, assieme al consiglio di andarsene a collaborare con David Bowie. In quel periodo Annette coinvolge nei suoi progetti molti musicisti di estrazione jazz, rock e progressive: Chris Spedding, Mick Ronson, Peter Lemer, Jim Mullen, Brian Godding, Pete La Roca, Evan Parker, Roger Turner, Bill Bruford (che le restituirà il favore chiamandola per due splendidi interventi nella sua opera prima, Feels Good to Me, recentemente ristampata con degli inediti - clicca qui per leggerne la recensione).

Con loro e con altri Annette registra una lunga serie di sessions di respiro rock-rap che troveranno spazio nel bellissimo album X-Dreams e nel successivo Been in the Streets Too Long (quest’ultimo uscirà con inediti qualche anno dopo). X-dreams in particolare riscuote un buon successo di critica, dando un’immagine assolutamente enigmatica del personaggio.

Nel successivo The Perfect Release (inciso avvalendosi di membri del gruppo di Jeff Beck) si delinea una precisa linea ideologica che mette a nudo l’assurdità di certi costumi sociali e sessuali, incentrando i testi su temi scomodi come ‘distruzione del sistema ecologico’, ‘incesto’, ‘masturbazione’, ‘corsa sfrenata al guadagno a tutti i costi’ (“the profit has no limit” recita il brano “American Sport”) con un atteggiamento ancora una volta cinico nei confronti della promiscuità e dell’uso delle droghe. Con questo ottimo album Annette mette definitivamente una pietra sopra a certi ammiccamenti ispirati da alcune ideologie degli anni ‘60.

L’etichetta discografica inglese Aura viene trascinata in tribunale con successo per aver immesso sul mercato senza autorizzazione l’album Live in Paris, realizzato utilizzando i nastri del concerto dal vivo ripreso al mitico “Bataclan” di Parigi. A questo punto Annette fonda una propria etichetta, la Ironicrecords (tutt’ora viva e vegeta, non più in Inghilterra ma negli States) con cui distribuisce sul mercato alcuni lavori raffinatissimi: Sky-Skating (1982) in solo, la già citata raccolta di inediti Been in the Streets Too Long con vari contesti e formazioni, I Have no Feelings (1986), dove è parzialmente supportata dal percussionista Roger Turner e Abstract Contact del 1988, disco di impronta squisitamente rap, con una sezione ritmica martellante che segna l’inizio di un’assenza dalle scene discografiche durata ben dodici anni.

Nel 2000 la tenacia di Manfred Eicher, riesce a convincerla ad uscire dalla lunga fase sabbatica e Annette realizza per l’ECM il

raffinato An Acrobat’s Heart, un album di composizioni per piano, voce e quartetto d’archi che raccoglie grandi consensi di critica e pubblico. Pochi mesi prima la stessa etichetta aveva editato un lavoro dalla pianista Marilyn Crispell (Nothing Ever Was, Anyway) completamente dedicato ad Annette. La tappa discografica successiva ci porta al 2006, con l’uscita di 31:31, lavoro che segna il lancio della sua etichetta Ironicrecords US, uscendo in edizione limitata, numerata ed autografata, reperibile esclusivamente via internet su www.annettepeacock.com. Si tratta di un album pensato come colonna sonora ideale per un viaggio in automobile. Cinque brani arrangiati in modo molto morbido per sintetizzatore, fiati, voce e chitarre, con la sua inconfondibile voce a fare da pilota in questo eccentrico percorso. E’ in cantiere tra quest’anno ed il prossimo anche un nuovo progetto per l’ECM.

Donna ed artista straordinaria, la sua influenza sulle generazioni successive travalica generi e discipline artistiche: la sua “My mother never taught me how to cook”, ad esempio, fa parte della colonna sonora del film “Chasing Amy” (“In cerca di Amy” nella versione italiana) di Kevin Smith (1997); un sample della sua “Survival” caratterizza "Tell 'Em Yu Madd" di Militant the Madd Rapper featuring Busta Rhymes, ed anche i celeberrimi Morcheeba inseriscono un tributo ad Annette in Back to Mine con il celeberrimo “Pony”, pezzo forte con cui Annette aveva impreziosito il primo disco a suo nome I’m the One (prossimamente riedito per la prima volta in CD). Nel 2006 è uscito l’ottimo Sound Mirrors dei Coldcut, famosissimo duo di DJ inglesi che va per la maggiore, che hanno coinvolto Annette come rapper nel brano “Just for the Kick”.

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