Ellen Burr, Michael Unruh: Where Am I From, Where Am I Going

La flautista (e didatta) losangelina Ellen Burr, che sembra proprio essere la principale responsabile di quest'incisione, pur del tutto paritaria sul piano squisitamente esecutivo, dichiara di dedicare la stessa ai docenti della Wichita University, che le hanno inculcato l'amore per la musica, nonché a Frances Shelly, flautista, Walter Mays e Arthur Wolff, che l'hanno iniziata alla pratica dell'improvvisazione, in quest'ora e un quarto scarsa di musica (registrazioni del 2011) assolutamente centrale.

Il dialogo che impegna i due artisti è in effetti un'unica cavalcata senza rete (almeno così appare), per quanto un assoluto senso della forma compiuta ne rappresenti l'intima, ineludibile spina dorsale, il tutto favorito dal fatto che si è molto opportunamente ritenuto di privilegiare tanti brani medio-brevi (tre soltanto oltrepassano i sette minuti).

Ci sono dialoghi più fitti, nervosi, incalzanti (a conti fatti prevalenti) e altri più magri e sospesi, lungo un disco che non ha cali di tensione, sempre in grado—come si conferma brano dopo brano—di tenere alte le antenne dell'ascoltatore, fino a imporsi, alla fine, come uno degli album in duo più convincenti fra quanti ci è capitato di mettere nel lettore in tempi recenti. Il che non è pregio di poco conto.

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