Home » Articoli » Album Review » John Chin: Undercover
John Chin: Undercover
By
Nato in Corea quasi quarant'anni fa, cresciuto a Los Angeles e dal 1998 operante a New York, John Chin pubblica il secondo disco documentando il suo trio del 2010 con una registrazione a cui teneva molto: galvanizzata da una serie di concerti, la formazione ha inciso di getto usando lo studio come un club, senza prove, né uso di cuffie e successivi lavori di editing.
Dopo una formazione classica iniziata a 4 anni, il pianista ha iniziato a studiare jazz alla California State University, in un particolare programma pensato per gli adolescenti più dotati. Laureatosi a 19 anni ha poi conseguito un master alla Rutgers University sotto la guida di Kenny Barron e un ulteriore diploma alla Juilliard School. Ha poi collaborato con nomi di primo piano (Ron Carter, Benny Golson, Jaimeo Brown, Mark Turner) ed è giunto a un'età matura restando tra i tanti, ottimi, pianisti della Big Apple.
Com'è facilmente intuibile dal suo curriculum, John Chin evidenzia una tecnica scintillante e nel percorso del disco mostra ottime doti d'improvvisatore con piena padronanza dell'estetica pianistica contemporanea.
Il suo è uno stile sfaccettato dove si confrontano varie componenti, a cavallo fra tradizione e contemporaneità. Abbiamo l'incalzante solista di taglio straight-ahead che spicca con un acceso drive in "Countdown"; il raffinato esecutore di trasparenti ballad ("Seemingly"); il pianista neo-romantico dalla chiara sensibilità cameristica ("Smile"), quello influenzato dalle tendenze post Mehldau ("If For Noone," "Fall").
Il trio evidenzia un buon interplay anche se i bilanciamenti tra gli strumenti non appaiono sempre appropriati. Il suo leader si conferma un artista apprezzabile, che non tradisce le positive impressioni suscitate dal disco d'esordio, Blackout Conception.
Dopo una formazione classica iniziata a 4 anni, il pianista ha iniziato a studiare jazz alla California State University, in un particolare programma pensato per gli adolescenti più dotati. Laureatosi a 19 anni ha poi conseguito un master alla Rutgers University sotto la guida di Kenny Barron e un ulteriore diploma alla Juilliard School. Ha poi collaborato con nomi di primo piano (Ron Carter, Benny Golson, Jaimeo Brown, Mark Turner) ed è giunto a un'età matura restando tra i tanti, ottimi, pianisti della Big Apple.
Com'è facilmente intuibile dal suo curriculum, John Chin evidenzia una tecnica scintillante e nel percorso del disco mostra ottime doti d'improvvisatore con piena padronanza dell'estetica pianistica contemporanea.
Il suo è uno stile sfaccettato dove si confrontano varie componenti, a cavallo fra tradizione e contemporaneità. Abbiamo l'incalzante solista di taglio straight-ahead che spicca con un acceso drive in "Countdown"; il raffinato esecutore di trasparenti ballad ("Seemingly"); il pianista neo-romantico dalla chiara sensibilità cameristica ("Smile"), quello influenzato dalle tendenze post Mehldau ("If For Noone," "Fall").
Il trio evidenzia un buon interplay anche se i bilanciamenti tra gli strumenti non appaiono sempre appropriati. Il suo leader si conferma un artista apprezzabile, che non tradisce le positive impressioni suscitate dal disco d'esordio, Blackout Conception.
Track Listing
Edda; Caravan; Undercover; Smile; If For Noone; Fall; Seemingly; Countdown.
Personnel
John Chin
pianoJohn Chin: pianoforte; Orlando Le Fleming: contrabbasso; Dan Rieser: batteria.
Album information
Title: Undercover | Year Released: 2015 | Record Label: Brooklyn Jazz Underground Records
Comments
Tags
John Chin
CD/LP/Track Review
Angelo Leonardi
Brooklyn Jazz Underground Records
United States
New York
New York City
Kenny Barron
Ron Carter
benny golson
Jaimeo Brown
Mark Turner
Undercover