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Gerald Clayton: Tributary Tales
ByÈ proprio questa caleidoscopicità l'essenza del nuovo album del pianista -olandese di nascita ma cresciuto a Los Angeles -, Gerald Clayton, che conferma la sua indipendenza creativa. Con Tributary Tales, Clayton espande i confini del jazz fino a spezzarli, e cala le sue note in un flusso di coscienza ed esperienza che abbraccia la sua stessa esistenza, anzi le connessioni fra questa e il mondo che la circonda. Un album autobiografico, sorta di Zibaldone in musica dove il pianista dà sfogo al suo entusiasmo e alla sua riconoscenza per tutto ciò che ha incontrato, ascoltato, assaggiato, annusato, e che lo ha fatto crescere umanamente e artisticamente, a suggerire la valenza della musica (non soltanto jazz), come strumento di conoscenza e dialogo.
Per il nuovo album, Clayton ha scelto collaboratori di primo piano, fra cui Ben Wendel e Logan Richardson al sax, Joe Sanders al basso, e il poeta e cantante Carl Hancock Rux per la linea vocale.
Un suono caldo come un sabbioso tramonto californiano è il fil rouge dell'album, sul quale s'intersecano qua e là le più lunari atmosfere della Costa Orientale, in omaggio al bebop della vecchia scuola, amalgamate a ritmi latineggianti: "Patience Patients" ne è un valido esempio, con il sax alto di Richardson che accompagna i dinamici fraseggi di Clayton intersecandosi sulle vivaci percussioni. "Lovers Reverie" è una solenne elegia ingentilita dalla declamazione di Aja Monet -la cui voce si stende come un tappeto di viole sull'arabesco preraffaellita del sax e del pianoforte -, e di Carl Hancock Rux, che regala la brano una nota virile. Il sole e la luna sembrano affiancarsi in questo brano romantico e suggestivo, cui il sax di Ben Wendel apporta un taglio intellettuale di atmosfera Beat.
Ognuno dei quattordici brani originali, scritti da Clayton per l'album, è il tassello di un grande mosaico che dà voce alla ricca cultura afroamericana, cresciuta proprio sulla contaminazione, musicale e non solo. Suggestiva la scelta dei titoli, molti dei quali legati all'andare oltre, alla ricerca, alla consapevolezza dell'altrove, all'inatteso. Flussi di note, memorie, sensazioni, che s'intersecano l'uno con l'altro a costruire una cattedrale narrativa la cui atmosfera ricorda il miglior Raymond Carver, con il suo pulsare di vita vissuta. E vita vissuta è il jazz di Clayton, fra esperienza personale e influenze familiari (il padre bassista e lo zio sassofonista), strizzando qua e là l'occhio al soul e all'hip hop. Ne scaturisce una trama sonora raffinata, in ritmo moderato, come un viaggiatore intento a osservare attentamente quello che lo circonda, entusiasta di quanto riuscirà a portare a casa.
Il risultato è un album capace di coinvolgere e sorprendere in ogni suo momento, di trasmettere la bellezza di un genere musicale che non conosce confini.
Track Listing
Unforeseen; Patience Patients; Search for; A Light; Reach for; Envisioning; Reflect on; Lovers Reverie; Wakeful; Soul Stomp; Are We; Engage in; Squinted; Dimensions-Interwoven.
Personnel
Gerald Clayton
pianoGerald Clayton: pianoforte; Logan Richardson: sax (alto); Ben Wendel: sax (tenore, basso); Dayna Stephens: sax (baritono); Joe Sanders: basso; Justin Brown: batteria; Aja Monet: voce; Carl Hancock Rux: voce; Sachal Vasandani: voce; Henry Cole: percussioni; Gabriel Lugo: percussioni/post produzione.
Album information
Title: Tributary Tales | Year Released: 2017 | Record Label: Motéma Music
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14.11.16